COMUNICATI STAMPA

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RAPPORTO REGIONALE PMI FOCUS MEZZOGIORNO E PUGLIA


MEZZOGIORNO A LUCI E OMBRE: PMI RESILIENTI SU FATTURATO E MOL

PEGGIORA IL CLIMA DI BUSINESS, NEL 2022 IN PUGLIA PERSO IL 13,7% DELLE IMPRESE

 
Bari, 26 aprile 2023 – È stato presentato oggi il focus territoriale Mezzogiorno-Puglia del Rapporto Regionale PMI 2022 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit. Si tratta di un approfondimento sulla performance delle PMI pugliesi e del Mezzogiorno che ha l’obiettivo di stimolare un confronto con i vari stakeholder pubblici e privati sulle proposte di policy.

Il Rapporto Regionale PMI 2022 analizza gli andamenti e le prospettive delle 160 mila società italiane che - impiegando tra 10 e 249 addetti e con un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro - rientrano nella definizione europea di piccola e media impresa, e generano un valore aggiunto complessivo pari a 204 miliardi di euro. Lo studio tiene conto del perdurare del conflitto russo-ucraino e della persistenza dei rincari sul mercato delle materie prime.
 
Nell’evento che si è tenuto a Bari, realizzato in collaborazione con Confindustria Puglia, è emerso come la tendenza in atto sia un aumento dei divari tra Mezzogiorno e resto del Paese, cui sembra aggiungersi una nuova divergenza tra Italia e resto d’Europa.
 
L’indicatore più importante che evidenzia questa doppia divergenza è il PIL pro capite (dati Eurostat, confronto 2008 – 2021, valori nominali). L’Italia, nonostante nel periodo considerato veda crescere i valori di tale indicatore, sperimenta un impoverimento relativo rispetto agli altri paesi europei, tanto da raggiungere nel 2021 valori inferiori alla media europea. Eurostat calcola per il 2021 un PIL pro-capite per l’Italia di 30.100 euro, inferiore al valore medio europeo (32.400 euro). Divergenze importanti e crescenti persistono tra le macroaree: 37,3mila euro nel Nord-Ovest, 35,8mila euro nel Nord-Est, 31,1mila euro al Centro, 20,2mila euro al Sud e 19,3mila nelle Isole. La Puglia fa registrare un valore di PIL pro-capite pari a 19,9 mila euro.
 
La politica di coesione costituisce uno degli argini a questa doppia deriva, anche se purtroppo sembra essere meno efficace del suo potenziale. Ma è dall’utilizzo efficiente ed efficace delle risorse della coesione che passa molto del futuro dei nostri territori.
 
Tra politica di coesione europea e nazionale, per il periodo di programmazione 2014 – 2020, l’Italia ha potuto contare su 126 mld di euro. Di questi solo il 59% è stato impegnato, mentre le spese rendicontate ammontano a 43 mld, il 34%. Per i prossimi anni le principali risorse disponibili per gli investimenti saranno proprio quelle europee: PNRR e Coesione, che dovranno essere progettate e implementate in maniera sinergica, preservando però allo stesso tempo le allocazioni territoriali stabilite.
 
In questo scenario, che mostra un preoccupante aumento dei divari, il settore produttivo delle PMI mostra una resilienza importante. Le stime realizzate da Cerved evidenziano, infatti, che anche nel 2022 prosegue il trend di crescita del fatturato e Mol delle piccole e medie imprese. I fatturati reali, al netto dell’inflazione, crescono del 2,4% a livello nazionale e del 2,1% nel Mezzogiorno e in Puglia.  Lo stesso dicasi per il Mol (+2,9%), che registra un aumento più marcato nelle regioni del Sud (+3,7%) e in Puglia (+3,2%).
 
Gli effetti del peggioramento della congiuntura, invece, si sono manifestati in modo più immediato su redditività netta e utili: il ROE delle PMI del Mezzogiorno risulta in calo di quasi un punto (dal 13,0% al 12,2%), contro una media Italia di 0,6 (dal 12% all’11,4%). In forte aumento anche la quota di PMI che nel 2022 chiudono il bilancio in perdita (dal 9,4% al 25,4% nel Mezzogiorno).  
 
L’analisi della demografia di impresa fa registrare un peggioramento del clima di business e una sorta di inversione di tendenza rispetto alla stabilizzazione osservata negli ultimi anni. In particolare, i tassi di natalità nel 2022 risultano in flessione del 10,6% rispetto al 2021 (-10 mila nuove imprese in meno). A livello territoriale, il Mezzogiorno risulta l’area geografica più colpita (-13,2%), con la Puglia al 13,7%.  

Il trend delle abitudini di pagamento delle PMI evidenzia anch’esso un peggioramento, con la quota di fatture non saldate che ritorna a crescere negli ultimi mesi del 2022. A dicembre 2022 la percentuale di mancati pagamenti è del 29,4% a livello nazionale, con il Mezzogiorno al 39,5% e la Puglia al 39,6%. In aumento anche il rischio prospettico delle PMI, misurato attraverso il Cerved Group Score: nello scenario più pessimistico la quota di PMI in classe di rischio potrebbero passare dall’8,2% al 9,0% a livello nazionale, con un impatto più rilevante nel Mezzogiorno (dal 10,3% all’11,6%) e in Puglia (dal 9,4% al 10,5%).


I saluti introduttivi sono stati affidati a Vito Grassi e Sergio Fontana.

“La frattura economica e sociale su scala territoriale rappresenta un freno alla crescita economica complessiva, per il Mezzogiorno e per il Centro-Nord. Per riuscire a colmare i divari che caratterizzano il nostro Paese, l’efficace attuazione del PNRR e il rilancio della Politica di coesione rappresentano quindi una sfida cruciale per l’Italia, sia in termini di opportunità di crescita, sia in termini di credibilità verso l’Unione Europea - ha affermato Vito Grassi, Vicepresidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le politiche di Coesione territoriale. Confindustria sta facendo la propria parte nel fornire proposte e contributi, come nelle recenti occasioni di confronto con il Ministro Fitto, che ha illustrato l’idea del Governo di integrare PNRR e politica di coesione. L’ipotesi di una rimodulazione, pur condivisibile nella sua ratio, - avverte Grassi - dovrà tener conto dei criteri di allocazione territoriale e dell’obiettivo prioritario che Pnrr e Fondi Coesione si prefiggono, vale a dire di ridurre i divari (anche) territoriali e riallineare il Mezzogiorno su un sentiero di crescita nazionale”.

“Le nostre imprese hanno saputo mantenere un loro dinamismo in uno dei periodi storici più complessi degli ultimi anni, nonostante la pandemia, il conflitto russo ucraino e le complicazioni sorte a causa del caro energia. Nei prossimi mesi auspichiamo una ripresa più sostenuta e duratura che si potrà consolidare grazie all’impatto che verrà dagli investimenti finanziati dal Piano europeo così come dai fondi di coesione per i quali ribadisco la necessità e l’urgenza che vengano assegnati alle Regioni in ritardo di sviluppo e in grado di spenderli bene. Per la Puglia c’è l’opportunità di spendere un miliardo e mezzo di nuovi investimenti. Sono fiducioso che il nostro Stato e la Puglia saranno in grado di non perdere questa occasione”. Così Sergio Fontana, Presidente di Confindustria Puglia.

Alla tavola rotonda sono intervenuti Emanuele Orsini, Andrea Mignanelli e Remo Taricani.

“Le imprese italiane stanno affrontando un nuovo scenario di complessità e incertezza, caratterizzato dal repentino rialzo dei tassi, che preoccupa le imprese e ne peggiora la situazione finanziaria già appesantita dall’ampio ricorso al debito necessario per rispondere alla pandemia e al caro energia e materie prime – ha rilevato Emanuele Orsini, Vicepresidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco. In questo sce­na­rio è essenziale sostenere i nuo­vi in­ve­sti­men­ti delle imprese, in particolare delle PMI, che sono determinanti, insieme a quelli pubblici, per affrontare da protagonisti le transizioni epocali in atto e per colmare i divari di sviluppo dell’Italia, così da promuovere competitività e crescita non solo del Mezzogiorno, ma di tutto il Paese. Per questo – ha aggiunto Orsini - servono interventi tesi a sostenere la liquidità e favorirne l’accesso a strumenti di finanza alternativa. Vanno sfruttate appieno le leve strategiche rappresentate dalla politica di coesione e dal PNRR, e si deve puntare su una ri­for­ma fiscale che fa­vo­ri­sca gli investimenti, preservando le misure agevolative efficaci oggi esistenti, a partire dai crediti d’imposta 4.0 e da quelli per il Mezzogiorno e le ZES”.


“In uno scenario economico caratterizzato da sfide strutturali e nuove incertezze, è fondamentale intervenire nei processi strategici con decisioni data-driven – ha detto Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved – Per spingere il Paese verso la trasformazione digitale e sostenibile, Cerved mette a disposizione algoritmi e modelli decisionali basati su un patrimonio unico di dati, scoring e analytics.”

Infine, Remo Taricani, Deputy Head di UniCredit Italia ha spiegato: “Dal rapporto emerge come le imprese del Mezzogiorno mostrano una certa resilienza, ma sono quelle che rischiano di subire maggiormente gli effetti dell’attuale scenario geopolitico e dei rincari dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, oggi per le imprese del Sud ci sono anche numerose opportunità da cogliere. Le banche in questo scenario giocano un ruolo rilevante per il sostegno all’economia. Noi, come UniCredit, vogliamo continuare a supportare i territori e a porci come interlocutore a sostegno del sistema produttivo locale”.



Confindustria e San Patrignano: il 13 aprile torna il Sustainable Economy Forum


4 i focus della giornata: “Finanza sostenibile, “Impresa”, “Energia, digitale e innovazione”, “Agrifood e Biodiversità”


Roma, 7 aprile 2023 – Un confronto sui temi chiave della sostenibilità e della responsabilità sociale per trovare risposte nuove e alternative alle trasformazioni in corso. È questo l’obiettivo del Sustainable Economy Forum, organizzato da Confindustria e San Patrignano, che torna giovedì 13 aprile 2023. Con Intesa Sanpaolo come partner istituzionale, la quinta edizione dell’evento si terrà in modalità mista, in presenza nella Comunità di San Patrignano e online (iscrizione gratuita su forum.sanpatrignano.org).

 
Imprenditori, economisti, policy-makers ed esperti di primo piano si confronteranno su come affrontare le sfide del nuovo scenario europeo e internazionale. I lavori saranno aperti dagli interventi di Alberto Marenghi, Vice Presidente di Confindustria, e Letizia Moratti, Cofondatrice Fondazione San Patrignano. Due i keynote speech: del Presidente Borsa Italiana, Claudia Parzani, e di Fabio Benasso, Presidente Fondazione Accenture.
 
Quattro i focus della giornata: Finanza sostenibile; Impresa; Energia, digitale e innovazione; Agrifood e biodiversità.
 
Di Finanza sostenibile parleranno Paolo Bonassi, Executive Director Strategic Support Intesa Sanpaolo, Emanuele Orsini, Vice Presidente per il Credito, la Finanza e il Fisco Confindustria, Emilio Petrone, Amministratore Delegato Mooney, Lucia Silva, Group Head of Sustainability and Social Responsibility Generali.
 
Nel panel Impresa si confronteranno Mauro Gallavotti, CEO Celli Group, Francesca Mariotti, Direttore Generale Confindustria, Andrea Rustioni, Direttore Generale IGPDecaux, Giovanni Sandri, Country Head BlackRock Italia, Chicco Testa, Presidente Assoambiente, Graziano Verdi, CEO Italcer Group, e Moses Wachira, cofondatrice e CEO The Big Thunder Mining.
 
Nella tavola rotonda dedicata a Energia, digitale e innovazione saranno presenti Cristina Bombassei, Chief CSR Officer Gruppo Brembo, Mirja Cartia d’Asero, AD Gruppo 24 ORE, Agostino Re Rebaudengo, Presidente Asja Ambiente e Elettricità Futura, Roberto Sancinelli, Presidente Montello, Sabine Stuiver, cofondatrice and Chief Marketing Officer Hydraloop e Michele Viglianisi, responsabile Bio Refining & Supply di Eni Sustainable Mobility.
 
Interverranno al focus Agrifood e Biodiversità Nicola Bertinelli, Vice Presidente Coldiretti, Giovanna Iannantuoni, Rettrice, Università di Milano-Bicocca, Sergio Gallo, Direttore Generale AlberItalia, James Nyamai, cofounder e CEO BioAfriq, Claudia Ogliastro, Team leader Shea Matters e Marco Travaglia, Presidente e AD Nestlé Italia.

 
Per la prima volta all’interno della manifestazione si terrà la premiazione del “Gian Marco Moratti Award”, una competizione annuale istituita da E4Impact Foundation per riconoscere il ruolo degli imprenditori africani nel generare un impatto a lungo termine e nel valorizzare lo sviluppo sostenibile del continente. Il Premio, giunto alla sua IV edizione, quest'anno celebra le "migliori pratiche e soluzioni imprenditoriali sostenibili".
 
Il Sustainable Economy Forum 2023 è promosso da San Patrignano e Confindustria con Intesa Sanpaolo quale partner istituzionale. Eni, Gruppo 24 ORE e IGP Decaux sono Top partner dell’evento; partner Asja Ambiente Italia, Celli Group, Italcer, Montello e Mooney.



ITALIA – USA: CONFINDUSTRIA E AMCHAM, SPINGERE COLLABORAZIONI INDUSTRIALI
Affrancare le produzioni dalle dipendenze critiche
 
Roma, 23 marzo 2023 – Investimenti e standard comuni per la produzione di tecnologie funzionali alla transizione ecologica e digitale e indipendenza su alcune materie prime e componenti strategici all’industria. Un progetto che ha l’obiettivo di rinsaldare le relazioni transatlantiche e di implementare la collaborazione tra le industrie italiane e statunitensi
 
Di questo si è parlato nel corso dell’evento Verso una politica industriale transatlantica?” organizzato da Confindustria, in collaborazione con l’American Chamber of Commerce in Italy, che si è svolto oggi a Viale dell’Astronomia. Ma l’iniziativa è stata anche l’occasione per svolgere una serie di riflessioni sull’impatto che le tensioni geopolitiche in atto stanno determinando sulle catene del valore, anche rispetto all’adozione dell’Inflation Reduction Act (IRA) da parte degli Stati Uniti.  
 
In un periodo caratterizzato da profondi mutamenti geopolitici – ha commentato la Vicepresidente per gli affari internazionali di Confindustria, Barbara Beltrame Giacomello – è fondamentale che l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti mantengano alto il livello del dialogo. In questo modo, da un lato abbattiamo le barriere che separano le nostre industrie, evitando di alimentare nuove spirali protezionistiche; dall’altro, contribuiamo all’avvio di una politica industriale comune che abbia al centro un quadro regolamentare chiaro e condiviso, soprattutto nei settori strategici. Confindustria attribuisce un’importanza davvero strategica alla collaborazione industriale a livello transatlantico. Questa collaborazione può fare la differenza fra la mera sopravvivenza di un’impresa ed il suo pieno e duraturo successo, anche a livello globale. La sfida che abbiamo di fronte, infatti, supera la dimensione bilaterale e l’orizzonte a cui guardare è ben più ampio e complesso”.
 
Il Consigliere Delegato dell’American Chamber of Italy, Simone Crolla ha affermato “Le transizioni ambientali e digitali che stiamo affrontando a livello europeo e globale, necessitano di un quadro internazionale di cooperazione, di rafforzamento delle relazioni internazionali e commerciali che garantiscano sicurezza e competitività per la crescita sostenibile e l’occupazione in Europa. Alla luce di questo e considerato il mio ruolo, non posso che essere, inoltre, un convinto sostenitore del rapporto privilegiato che lega l’Italia e l’Europa agli Stati Uniti. Una relazione fondamentale che, oggi più che mai, deve concretizzarsi anche in una collaborazione industriale che consenta alle eccellenze italiane ed europee di esprimere la propria competitività sul mercato statunitense. Non si deve dimenticare che poi con gli Stati Uniti, ci troviamo ad affrontare sfide comuni, su diversi settori per cui siamo ancora dipendenti da potenze come la Cina. Al contempo dobbiamo favorire e sostenere la nascita di una politica industriale dell'Unione che pur favorendo la competitività, protegga anche le produzioni strategiche”.
 
Al confronto hanno preso parte autorevoli rappresentanti istituzionali ed economici tra i quali il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il Direttore della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, Courtney Nemroff, Sergio Dompé, Executive President Dompé e Simone Mori, Head of Europe ENEL.


FISCO: CONFINDUSTRIA INCONTRA IL VICE MINISTRO MAURIZIO LEO

 Al centro del confronto la delega fiscale e i punti di attenzione per le imprese 

 

Roma, 23 marzo 2023 - Il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, On. Prof. Maurizio Leo oggi ha preso parte al Gruppo tecnico Fisco di Confindustria, presieduto dal Vice Presidente per il Credito, la Finanza e il Fisco, Emanuele Orsini.

Durante l’incontro, il Vice Ministro ha illustrato le linee di indirizzo della prossima delega fiscale, approvata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 16 marzo e per Confindustria è stata l’occasione per mettere a fuoco i principali punti di attenzione per le imprese.  Centrali la revisione dell’Ires e il superamento dell’Irap.

Più in particolare, gli imprenditori guardano con interesse ad un nuovo meccanismo di tassazione societaria che valorizzi la capitalizzazione delle imprese e gli investimenti. Per questo sarà importante la definizione dei decreti attuativi, specie nella selezione degli investimenti rilevanti e nella salvaguardia degli incentivi già esistenti.

Le imprese hanno manifestato qualche preoccupazione in relazione alla sovraimposta IRES che dovrebbe essere introdotta per superare l’abrogazione dell’IRAP.

Sul fronte delle tax expenditures, le imprese considerano certamente utile un riordino, salvaguardando le finalità meritevoli di tutela sociale (es. casa, salute, previdenza, assistenza, ambiente).

Con riferimento all’Iva, Confindustria auspica che l’ambizioso progetto di riforma contenuto nella delega, porti al superamento delle incompatibilità con la disciplina comunitaria, ad una rimodulazione delle aliquote e alle auspicate semplificazioni.

Gli industriali hanno infine richiamato l’attenzione sulla necessità che l’intero disegno di legge sia supportato da una maggiore valorizzazione degli istituti collaborativi tra Fisco e contribuenti e da una razionalizzazione dell’impianto sanzionatorio tributario.


AL VIA “NEXT GEN DAYS” IL PRIMO PROGRAMMA DI FORMAZIONE ORGANIZZATO DALL’ADVISORY BOARD INVESTITORI ESTERI DI CONFINDUSTRIA PER LO SVILUPPO DEI GIOVANI TALENTI
 
18 le multinazionali aderenti. BASF Italia, Novartis Italia, Gruppo Nestlé in Italia e Kering Italia le prime aziende a incontrare i giovani selezionati
 

Roma, 15 marzo 2023 – Al via la prima edizione di “Next Gen Days”, il programma pluriennale promosso dall’Advisory Board Investitori Esteri (ABIE) di Confindustria che mira ad accrescere le competenze professionali e di leadership dei giovani talenti aziendali attraverso giornate di formazione e di networking con i colleghi di altre imprese. Nell’attuale contesto lavorativo sono infatti sempre di più le aziende che collaborano e condividono competenze per favorire una visione integrata e strategica. Il capitale umano, quindi, per le multinazionali è una leva decisiva per lo sviluppo del business, e per questo ritengono prioritario investire sulla formazione, soprattutto dei più giovani.
 
“Uno dei temi centrali trattati dall’ABIE è la crescita della competitività dell’Italia. Crescita che passa anche dall’attenzione posta allo sviluppo delle competenze delle risorse umane con riflessi che vanno ben oltre i vantaggi per le aziende stesse”, afferma la Vice Presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria e presidente dell’Advisory Board Investitori Esteri Barbara Beltrame Giacomello. “Da questa idea nasce il progetto sperimentale Next Gen Days che auspichiamo possa allargare la sua sfera di azione nel tempo, coinvolgendo sempre più imprese e talenti”.
 
“Fin dall’inizio abbiamo creduto nel valore di fare incontrare giovani talenti provenienti dalle nostre aziende – dichiara Lorenzo Bottinelli, Vice Presidente e Amministratore Delegato del gruppo BASF in Italia e coordinatore del progetto Next Gen Days per l’ABIE - Pensiamo sia una modalità per investire sul capitale umano rappresentato dai giovani che lavorano nelle multinazionali presenti nel nostro Paese. Un’occasione di scambio di best practice, di networking e di crescita professionale dedicata ai potenziali manager del futuro. Per queste ragioni siamo orgogliosi di ospitare il primo evento nei nostri siti di Cesano Maderno e di Fino Mornasco”.
 
Sono 18 le aziende italiane a controllo estero riunite in ABIE che hanno aderito a “Next Gen Days” selezionando due giovani talenti tra i propri dipendenti da coinvolgere nel progetto. Ogni azienda si è, inoltre, impegnata ad ospitare a rotazione le sessioni formative. Per quest’anno sono previsti 4 incontri che si svolgeranno in BASF Italia, Novartis Italia, Gruppo Nestlé in Italia e Kering Italia. Ogni appuntamento prevede una formazione ad hoc su quattro macroaree ritenute fondamentali per affermarsi nell'odierno contesto lavorativo: manufacturing, leadership, sustainability e business management. Durante ogni sessione sono previsti momenti di networking e di confronto informale fra colleghi, utili a stimolare lo scambio di esperienze e best practice.
 
I talenti coinvolti nel progetto avranno la possibilità di sviluppare le loro competenze direttamente sul campo, con l’obiettivo di declinarle e implementarle. Allo stesso modo avranno l’opportunità di scoprire e sperimentare ambienti di lavoro in settori differenti, con colleghi esperti in funzioni diverse dalle proprie.    
 
Le 18 aziende coinvolte sono: ABB ITALIA, ACCENTURE, COGNE ACCIAI SPECIALI S.p.A., BASF ITALIA, AVF GRUPPO BELTRAME, GRUPPO HITACHI, KERING ITALIA, GRUPPO NESTLÉ IN ITALIA, NOVARTIS FARMA S.p.A., BIRRA PERONI s.r.l., PHILIP MORRIS ITALIA, PROCTER&GAMBLE, SANOFI ITALIA, SIEMENS Spa, STMicroelectronics S.r.l, TITAGARH FIREMA S.p.A., TOYOTA MATERIAL HANDLING ITALIA, VOLKSWAGEN GROUP ITALIA S.p.A.
 


ECONOMIA DEL MARE: CONFINDUSTRIA INCONTRA I VICEMINISTRI GAVA E RIXI
Lorusso: “Settore volano di crescita per l’intero Paese. Valorizzarlo attraverso confronto costante e rigorosa azione ci coordinamento”.
Grassi: “Italia ponte naturale con Nord-Africa e Medioriente. Zes e Zls strumenti per cogliere questo vantaggio competitivo”.
 
 
Roma, 14 marzo 2023 - Oggi si è riunito in Confindustria il Tavolo confederale dell’Economia del Mare, presieduto dal Vicepresidente per l’Economia del Mare, Pasquale Lorusso, alla presenza di Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale di Confindustria, e composto dai rappresentanti di tutte le principali categorie coinvolte in questo settore. Alla riunione hanno partecipato il Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, On. Vannia Gava, e il Viceministro per le Infrastrutture e i Trasporti, On. Edoardo Rixi, per un confronto tra il sistema industriale e le Istituzioni, in un’ottica di collaborazione tra sistema pubblico e privato. Il Vicepresidente Lorusso ha condiviso con i Viceministri il “Progetto Mare”, il documento che illustra le linee strategiche di Confindustria sull’Economia del Mare e le priorità individuate in quattro specifici ambiti: Riforme e Governance, Infrastrutture e intermodalità; Politiche industriali, Coesione territoriale.
 
“L’Economia del Mare è un cluster estremamente complesso e articolato, centrato sulla valorizzazione di risorse naturali come il mare e le coste. Le numerose e diffuse infrastrutture portuali di diversa dimensione, rilevanza economica, funzione e integrazione logistica e produttiva, oltre alle coste, con la loro valenza ambientale, naturalistica, paesaggistica, turistica e ricreativa, costituiscono un volano di sviluppo per tutto il Paese”, ha affermato il Vice Presidente di Confindustria per l’Economia del Mare, Pasquale Lorusso. “Infatti, si tratta di un settore che genera un impatto positivo non solo sulle attività economiche comprese nel proprio perimetro, ma si estende su tutta la filiera. Un esempio di politica industriale “dedicata” su cui puntare per la ripresa e la crescita dell’Italia. L’Economia del Mare ha un enorme potenziale che occorre liberare e sviluppare, anche grazie al sostegno delle ingenti risorse messe in campo dall’Europa per affrontare la doppia transizione ambientale e digitale e aumentare la coesione”, ha osservato Lorusso. “È quindi necessario avere una visione ampia sull’Economia del Mare, fondata sulle opportunità industriali, terziarie, turistiche e ambientali offerte dall’utilizzo e dalla valorizzazione della “risorsa mare”, che è certamente la prima leva in grado di proiettare l’Italia al centro del Mediterraneo come piattaforma logistica. In questo senso - ha concluso il Vice Presidente Lorusso - occorre ragionare in una prospettiva di medio-lungo periodo, di cui un’interlocuzione diretta e semplificata con le varie Istituzioni interessate, attraverso un confronto periodico e una costante e rigorosa azione di coordinamento tra le istanze delle diverse anime del comparto, costituisce l’asse portante”.
 
Per il Vice Presidente Vito Grassi, “la posizione geografica dell’Italia è un ponte naturale con il Nord Africa e con il Medio-Oriente e, di conseguenza, è al centro dell’interscambio commerciale tra “Far East” ed Europa. La natura ci ha dato un vantaggio competitivo, che ora sta a noi valorizzare per rendere il nostro Paese un hub logistico ed energetico per l’intera Europa. In questo senso, è indispensabile puntare sullo sviluppo delle Zone economiche speciali e delle Zone logistiche semplificate. Si tratta, infatti, di strumenti fondamentali per sviluppare le connessioni tra manifattura, logistica ed economia del Mare in un’ottica sia territoriale, che nazionale ed europea, e interventi di carattere più generale e, al tempo stesso, dedicati al settore”.



 
 
Roma, 7 marzo 2023 – Confindustria, insieme ad altre sue componenti associative, Anita, e altre associazioni dell’autotrasporto merci FAI e FEDIT, presentano appello sul giudizio di irricevibilità espresso dal Tribunale europeo in merito al ricorso depositato dalle Associazioni sulle limitazioni unilaterali al transito stradale di mezzi pesanti imposte dal Tirolo lungo l’Asse del Brennero. Le Associazioni continueranno quindi l’azione legale avviata a livello europeo ritenendo che sussistano i presupposti giuridici per consentire ai privati di agire. In questo modo, si porrebbe fine alla reiterata violazione da parte dell’Austria dei principi di libera circolazione delle merci e sarebbe garantita una concorrenza equa tra i confini dell’Unione. Le Associazioni ritengono che l’operato della Commissione Europea in questa vicenda sia stato inefficace e, al tempo stesso, carente. Occorre, quindi fare immediata chiarezza.
La questione del ricorso dei privati, su cui decide il Tribunale europeo, va tenuta distinta da quella del ricorso di uno Stato membro, che invece è di competenza della Corte di giustizia. Va quindi chiarito che il pronunciamento è stato espresso dal Tribunale e non dalla Corte. A nostro giudizio, inoltre, la decisione del Tribunale si basa su criteri di giurisprudenza datati, senza tener conto delle sentenze più aggiornate da parte della Corte, che invece avrebbero accolto analoghe richieste da parte dei privati. Senza contare che il Tribunale non si è espresso sulla legittimità delle limitazioni. Per questi motivi le Associazioni presentano appello contro l’ordinanza del Tribunale che non limita l’azione dello Stato italiano di rivolgersi alla Corte di giustizia europea per chiedere l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Austria.



ZES, CONFINDUSTRIA: STRUMENTO FONDAMENTALE PER SVILUPPO SUD, NECESSARIO CONFRONTO PERMANENTE
Pronti a collaborare con il Ministro Fitto
 
 
Roma, 23 febbraio 2023 - Si è tenuto oggi nella sede di Confindustria l’incontro tra Vito Grassi, Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale di Confindustria, Pasquale Lorusso, Vice Presidente di Confindustria per l’Economia del Mare, e Giuseppe Romano, Commissario Straordinario di Governo delle ZES Campania e Calabria, sul tema delle Zone Economiche Speciali (ZES). Nel corso dell’incontro c’è stata totale convergenza nel confermare che le ZES rappresentano uno strumento imprescindibile per coniugare sviluppo produttivo e logistico del Sud e imprimere impulso agli investimenti pubblici e privati, trasformando il Mezzogiorno in una piattaforma logistica europea al centro del Mediterraneo. Proprio per questi motivi e visti i risultati positivi, Confindustria auspica che si renda permanente la collaborazione con le Istituzioni volta a condividere esperienze e valutazioni sulle opportunità e le criticità legate al funzionamento delle ZES. Chiediamo quindi al Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, la massima attenzione ad uno strumento così importante per lo sviluppo del Meridione, dando seguito al dialogo già avviato.
 
“Le ZES rappresentano un volano potenziale di sviluppo per il Mezzogiorno, ma anche uno strumento che incentiva la collaborazione pubblico-privata. E’ stato proprio il lavoro congiunto tra Istituzioni, Sistema Confindustria e Commissari Straordinari ZES a favorire il consolidamento del quadro normativo, che rende ormai le ZES finalmente operative e in grado di sostenere l’insediamento e lo sviluppo delle imprese al Sud. Per questi motivi, l’auspicio di Confindustria è di intensificare il confronto con il Ministro Fitto e proseguire nel ruolo di affiancamento e consolidamento del ruolo delle ZES, supportarle nel fare rete tra loro e con gli stakeholder e, in ultima analisi, contribuire in maniera attiva e produttiva alla crescita del Mezzogiorno e alla riduzione dei divari territoriali” – ha detto il Vice Presidente Vito Grassi.
 
“Le Zes rappresentano uno strumento privilegiato per sviluppare e potenziare l’Economia del Mare, in particolare nel Mezzogiorno che, con oltre il 45% del totale delle imprese e un terzo del totale degli addetti, ha un ruolo strategico per la crescita dell'intero Paese. Per ogni euro investito nell’Economia del Mare, infatti, si arriva mediamente ad attivarne quasi il doppio, quindi è fondamentale proseguire sulla strada già intrapresa per valorizzare al massimo questo strumento” – ha affermato il Vice Presidente Pasquale Lorusso.
 
Per il Commissario Straordinario di Governo delle ZES Campania e Calabria, Giuseppe Romano, "la sinergia con Confindustria è fondamentale nel percorso di attrazione di investimenti che passa anche attraverso l'attenta opera di informazione che congiuntamente poniamo in essere. Le autorizzazioni uniche già rilasciate nelle diverse ZES sono il segno evidente dell'attrattività determinata dalla semplificazione burocratica oltreché dalle agevolazioni fiscali”.


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SOSTENIBILITA’: RICHIESTI 4 MILIONI DI LAVORATORI CON GREEN SKILL ENTRO IL 2026

Un’impresa su due sta investendo in processi di trasformazione sostenibile. Al via il progetto di Confindustria, Federmanager e 4.Manager.

Venezia, 10 febbraio 2023 – Parte oggi a Venezia, Capitale mondiale della Sostenibilità, il progetto di Confindustria e Federmanager, promosso con 4.Manager, incentrato sulla figura strategica del Sustainability Manager. L’iniziativa ha l’obiettivo di rilevare il fabbisogno delle imprese di competenze manageriali specifiche, evidenziando le skill di questa professionalità emergente e strutturando un percorso di formazione ad essa dedicato. L’azione punta anche a sensibilizzare territori e istituzioni sulla necessità di introdurre politiche di incentivazione a supporto delle imprese che si dotano di competenze manageriali nel campo.

Secondo i dati dell’Osservatorio 4.Manager, che ha sondato un panel di oltre 4.000 imprese, il nostro sistema industriale ha aumentato del 5% ogni anno la richiesta di manager dotati di competenze sempre più precise nel settore green, oltre che qualificati in materia di criteri ESG, un mercato che dal 2021 è cresciuto del 19%. Complessivamente, le aziende prese in esame hanno dichiarato di aver acquisito nel corso degli ultimi 3 anni: competenze manageriali (64%); competenze scientifiche (45%); competenze tecniche (73%). A tale riguardo, il Rapporto rivela che oltre il 50% delle Grandi e Medie imprese sta elaborando una strategia di trasformazione in funzione della sostenibilità, cercando professionisti in grado di comprendere tutti i processi aziendali, migliorando al contempo la pianificazione e la gestione.

La maggior parte delle imprese, incluse quelle scarsamente orientate all’innovazione, sono consapevoli che solo la trasformazione sostenibile eviterà limiti operativi di accesso ai mercati e al credito. Entro il 2030 le aziende non sostenibili rappresenteranno la parte residuale di un mercato nel quale beni e servizi “sostenibili” saranno la norma.

Dai dati raccolti su LinkedIn, nell’ultimo anno si osserva in Italia la costante richiesta e crescita di alcune qualifiche professionali dell’area sostenibilità, tra cui il ruolo di Responsabile sostenibilità (+52%), seguito dal ruolo di Sustainability Specialist (+43%) e dal ruolo di Consulente sostenibilità (+34%). Le principali tre città che registrano la più alta concentrazione di questi professionisti sono: Milano, Roma e Torino.

Tra il 2023 e il 2026, tanto le imprese quanto la PA avranno necessità di circa 4 milioni di lavoratori con competenze green di alto e medio profilo.  In tale contesto, diviene fondamentale l’inserimento in azienda di una figura profes­sionale dotata di competenze trasversali in materia di ESG.

Per questo, Confindustria, Federmanager e 4.Manager hanno individuato e profilato nel dettaglio le caratteristiche e le competenze delle figure manageriali per la sostenibilità emergenti: sustainability manager, environmental manager, social manager, governance manager (si veda Sintesi allegata).


“Per rendere la transizione una grande opportunità di sviluppo e innovazione, il fattore competenze svolge un ruolo fondamentale” – ha affermato Katia Da Ros, Vicepresidente di Confindustria per l’Ambiente, la Sostenibilità e la Cultura, in occasione della prima tappa odierna. “Potenziare le competenze dedicate alla sostenibilità vuol dire anche agevolare lo sviluppo e l’inserimento di figure dedicate in azienda, come quella del sustainability manager, che possono rivestire un ruolo strategico per le imprese, anche in funzione dei criteri ESGs. La sostenibilità è l’unica dimensione possibile per continuare a crescere. Per questo siamo impegnati a supportare il nostro Sistema in questo percorso – ha aggiunto Da Ros –, con l’obiettivo di potenziare le competenze e migliorare le strategie di comunicazione, e capitalizzare così gli sforzi compiuti finora per rendere e far percepire l’industria sempre più consapevole del valore di essere sostenibile. Per accompagnare le imprese in questo cambio di paradigma del fare impresa, dove il concetto di industria 4.0 – principalmente orientato all’innovazione – sta evolvendo verso una soluzione 5.0 e dove l’innovazione si fonde con le componenti della transizione sostenibile, è assolutamente necessario avviare un nuovo, ambizioso piano di politica industriale che valorizzi e incentivi gli investimenti dedicati alla transizione verde e sostenibile, includendo gli aspetti della formazione e delle competenze”.

“La crescita della domanda di competenze manageriali con green skill e di figure come il Sustainability Manager dimostra non solo che innovazione e sostenibilità sono intrinsecamente connesse ma soprattutto che la sostenibilità ha assunto un ruolo strategico per lo sviluppo del Paese, anche in risposta alle esigenze del mercato energetico e degli investimenti del PNRR”, ha commentato Stefano Cuzzilla, Presidente 4.Manager e Federmanager. “Per questo è importante che le istituzioni sostengano, anche sotto forma di incentivazione, tutte le aziende che inseriranno al loro interno figure specializzate in temi di ESG che, grazie al loro know-how, saranno in grado di traghettare il nostro Paese verso un'economia della sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale”.

Ospite della giornata il Vice Ministro della Transizione ecologica On. Vannia Gava che ha detto: “La transizione ecologica può e deve essere una opportunità di crescita economica e di sviluppo dentro il solco della sostenibilità. Tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi green è possibile solamente governando nella maniera corretta il processo di transizione che stiamo vivendo, che deve sicuramente essere affrontato con le giuste tempistiche ma anche, e soprattutto, con strumenti adeguati. I risultati che siamo riusciti a raggiungere sono anche il frutto dello stimolante confronto tra Istituzioni e i vari stakeholders, tra tutti il Sistema industriale rappresentato da Confindustria. Tale confronto – ha continuato Gava - ha incentivato il dialogo, lo scambio di informazioni e la sinergia tra le parti, mettendo a fuoco le innovazioni che maggiormente contribuiranno all’evoluzione in chiave sostenibile del nostro Paese. L’auspicio è quello di riuscire a mantenere e continuare questo dialogo sano e leale che si è andato a consolidare nel tempo e portare avanti azioni condivise per il raggiungimento di obiettivi comuni. La direzione intrapresa, vale a dire quella della interlocuzione, infatti, è il modo corretto per portare avanti la sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale ed economica” ha concluso il Vice Ministro.

L’evento è stato ospitato da Confindustria Veneto Est, rappresentato da Vincenzo Marinese, Vicepresidente Vicario di Confindustria Veneto Est delegato per Venezia e
Walter Bertin, Vicepresidente di Confindustria Veneto Est delegato ESG
che affermano: “Il successo dei progetti di sostenibilità nelle aziende richiede sempre più un capitale umano con le giuste competenze, a partire da specifiche figure manageriali. Almeno tre quarti delle assunzioni programmate dalle imprese del Veneto richiedono competenze green, e in una percentuale significativa figure con alta specializzazione in questo ambito. Al tempo stesso, rimane elevata la difficoltà di reperimento. In Confindustria Veneto Est investiamo da anni nella relazione con le scuole e le università per avviare specifici programmi sulla sostenibilità e diffondere un sapere condiviso che poi diventi parte del bagaglio di competenze dei giovani che entrano nel mondo del lavoro. E c’è grande bisogno di figure manageriali dedicate che affianchino gli imprenditori nei complessi processi di transizione alla sostenibilità in cui le aziende stanno investendo, per sviluppare consapevolezza all’interno, comunicare verso gli stakeholder, costruire un piano strategico sostenibile. Una fase di trasformazione nelle aziende e nelle comunità, che è impegnativa e al tempo stesso necessaria, per la quale il capitale umano è la risorsa essenziale”.


Infine, Cristina Bombassei, presidente del Gruppo Tecnico Responsabilità Sociale d’Impresa di Confindustria, promotore dell’intero progetto ha commentato: Negli ultimi anni il contesto in cui si sono mosse le imprese è profondamente mutato e, con esso, sono cambiati anche i bisogni e le richieste delle aziende, che si sono fatte via via più complesse e articolate. In questo scenario, abbiamo una missione importante da svolgere: dobbiamo sensibilizzare le imprese sui mutamenti in corso e orientarle verso percorsi innovativi. Questo processo – ha aggiunto Bombassei – richiede anche un diffuso e radicale rinnovamento delle competenze manageriali, sia nelle imprese impegnate nella trasformazione dei loro modelli di produzione, sia in quelle interessate ad operare nei business direttamente collegati alla green economy. Si tratta di sviluppare non solo competenze di tipo tecnico, ma anche, e soprattutto, di tipo gestionale e di networking, per poter interconnettere opportunamente tutte le realtà che si interfacciano con le logiche di sostenibilità, fornendo valore aggiunto al processo produttivo. Promuovere le competenze in materia di sostenibilità, assume, inoltre, un valore strategico soprattutto per le piccole e medie imprese, che dovranno integrare sempre di più questi aspetti nelle proprie strategie di crescita anche in funzione dei criteri ESGs e degli standard e certificazioni sempre più richiesti anche per operare in filiera”.


INTELLIGENZA ARTIFICIALE: MERCATO CRESCE DEL 22% ANNUO, VARRA’ 700 MILIONI NEL 2025. AL VIA ROADSHOW DI PICCOLA INDUSTRIA E ANITEC-ASSINFORM SUL TERRITORIO

Solo il 6,2% delle imprese italiane utilizza sistemi di Intelligenza artificiale, contro una media Ue dell’8%. La percentuale di piccole imprese si attesta al 5,3%, contro il 24,3% delle grandi imprese. 


Verona, 9 febbraio 2023 – Prima tappa a Verona, con Confindustria Veneto e Confindustria Verona per il ciclo di incontri “l’Intelligenza Artificiale a servizio delle PMI: use cases e ambiti di sviluppo”, organizzato da Piccola Industria Confindustria e Anitec-Assinform, in collaborazione con la rete dei Digital Innovation Hub. Si tratta di un roadshow che in due anni toccherà tutte le regioni italiane con l’obiettivo di sensibilizzare e informare le piccole imprese associate a Confindustria sulle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale. Saranno le imprese stesse, a raccontare le proprie esperienze e strategie di impiego dell’IA in azienda, grazie alla presentazione di casi concreti e al confronto diretto con i partecipanti.  

L’intelligenza artificiale, di cui si discute da oltre 50 anni, è oggi al centro del dibattito politico-economico. Big data, elevate capacità computazionali e algoritmi più performanti ne permettono un impiego diffuso, capace di incidere nella vita quotidiana di imprese e individui in maniera ancora più profonda rispetto alle innovazioni precedenti. 
Tuttavia, nonostante le sue potenzialità, l’IA rimane ancora scarsamente utilizzata dalle imprese italiane, in particolare quelle di minori dimensioni: secondo dati ISTAT del 2021, solo il 6,2% delle imprese ha dichiarato di utilizzare sistemi di Intelligenza artificiale, contro una media dell’8% nell’Unione europea; in particolare, la percentuale di piccole imprese si attesta al 5,3%, contro il 24,3% delle grandi imprese. Positivo però l’aumento che, secondo dati OCSE, continuano a registrare gli investimenti in capitale di rischio, la ricerca e il numero di talenti riferiti all’intelligenza artificiale, pur se, anche in questo caso, molto inferiori a paesi limitrofi come Germania o Francia.
 
Secondo Anitec-Assinform, l’Associazione che in Confindustria raggruppa le aziende ICT, in Italia il mercato dell’Intelligenza artificiale ha raggiunto nel 2022 un volume di circa 422 milioni di euro (+21,9%) e, tra il 2022 e il 2025, è previsto che l’AI raggiunga i 700 mln nel 2025 con un tasso di crescita medio annuo del 22% (cfr. Il Digitale in Italia 2022 v.2). L’Intelligenza artificiale, insieme ad altri abilitatori del mercato (Digital Enabler) come ad esempio Cybersecurity, Big Data e Cloud, sarà un elemento di traino straordinario per lo sviluppo del mercato digitale italiano. Nonostante le prospettive positive, in Italia il mercato dell’IA resta meno sviluppato rispetto agli altri Paesi più industrializzati: per questo è fondamentale avere una visione strategica che consenta di accelerare e potenziare gli investimenti delle imprese, rafforzare le competenze digitali dalla scuola al mondo del lavoro e acquisire maggiore consapevolezza e conoscenza delle potenzialità dell’IA.

“L’intelligenza artificiale applicata all’impresa, nell’immaginario comune, è spesso associata ad attività legate ai giganti del settore tech” ha dichiarato Giovanni Baroni, presidente Piccola Industria di Confindustria. “È invece importante comprendere come questa disciplina sia alla portata di tutte le imprese. Infatti, può essere applicata in ogni realtà industriale, a prescindere dalla dimensione, e assicurare benefici in termini di minori costi e maggiore efficienza, contribuendo anche al raggiungimento di criteri ESG sempre più richiesti dal mercato e dagli investitori. Per cogliere questa opportunità è necessario però supportare le nostre Pmi nella transizione digitale – ha osservato il leader delle PMI. Si tratta di un processo complesso, elaborato attraverso tecnologie interdipendenti e soprattutto competenze, attitudine mentale e capacità di trasformarsi. In questo quadro, poi, il ritardo italiano in termini di professionisti e studenti in materie STEM è un gap che non possiamo più permetterci e che rischia di pesare sempre di più sullo sviluppo e la crescita del Paese, sottraendo alle imprese il capitale umano necessario per essere competitive”.  

Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform, ha commentato: Gli investimenti negli abilitatori di trasformazione digitale, come l’Intelligenza Artificiale, sono vitali per l’innovazione, per sostenere la resilienza delle imprese e abilitare nuovi modelli di business nonché trasformare filiere ed ecosistemi in tutti i settori. I Digital Enabler, da un lato, consentono alle imprese di conoscere e monitorare al meglio i processi e, dall’altro, di produrre prodotti evoluti e con nuove funzionalità grazie a una profonda integrazione tra fisico e digitale. Le PMI rappresentano il 99% del nostro tessuto imprenditoriale, ma investono ancora troppo poco nel digitale, con una crescita inferiore rispetto ad altri segmenti business: dobbiamo cogliere questo momento e le opportunità del PNRR per spingere l’acceleratore sull’innovazione, per recuperare punti di produttività, rafforzare le nostre filiere industriali e restare leader industriali nel mondo. Siamo convinti che partendo dal territorio, dal confronto diretto e concreto tra e con le piccole e medie imprese si possa fare la differenza e incoraggiare un’adozione consapevole dell’IA”.


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