COMUNICATI STAMPA


CONFINDUSTRIA CONFERISCE IL “PREMIO IXI” A 12 IMPRESE TOP IN R&I
De Santis: promuovere la partnership pubblico e privato per un Sistema nazionale integrato di ricerca, sviluppo e innovazione



Roma, 21 settembre 2023 - Confindustria ha assegnato oggi il “Premio Imprese per Innovazione” a 12 aziende che hanno investito con successo in Ricerca e Innovazione.

Le vincitrici di questa edizione sono: Argotec, Chiesi Farmaceutici, Cosberg, Farmalabor, Fluid-o-Tech, Masmec, Sanofi, Sogei – per la categoria AWARD; Diasen, Flash Battery, Teleperformance – per la categoria PRIZE; Bit4id - per la categoria FINALISTE.

Assegnate anche sei menzioni speciali: sul tema della formazione alle imprese LMA e Sogei; sulle scienze della vita premiate Fluid-oTech e Masmec; la menzione per le imprese guidate da under 40 va a 3D4MEC e AGC Biologics.

“L’Italia è un bacino di imprese che riescono ad essere protagoniste nella creazione di benessere diffuso e occupazione investendo in Ricerca e innovazione, i veri pilastri su cui costruire lo sviluppo delle imprese e del Paese” - ha commentato Francesco De Santis, Vicepresidente di Confindustria per Ricerca e Sviluppo. “Le imprese industriali rappresentano il motore dell’innovazione tecnologica, fattore indispensabile per rispondere alle sfide sociali ed economiche e per aumentare la competitività sui mercati. Il Premio è un riconoscimento alle imprese che in un contesto di investimenti si sono distinte per la qualità dell’innovazione. È necessario, quindi, - ha aggiunto De Santis - un impegno Paese per accompagnare questo processo e rendere il Sistema nazionale di ricerca, sviluppo e innovazione sempre più integrato. Per questo serve promuovere la partnership pubblico e privato e aumentare così la ricerca di eccellenza e la capacità di applicare i risultati. È proprio la sfida a cui può rispondere il PNRR e che noi dobbiamo sostenere”.

Il Premio Imprese per Innovazione, istituito da Confindustria, è giunto alla XIII edizione: si tratta di un percorso di analisi e di crescita nel campo dell’innovazione a 360 gradi in cui l’impresa è guidata a realizzare un’autoanalisi del livello di innovazione e beneficia alla fine del percorso di un rapporto dettagliato sul suo stato di innovazione e sulle possibili strade per migliorarlo.

Il Premio IXI è il primo in Europa ad aver adottato i parametri dell’European Foundation for Quality Management (EFQM) ed è stato realizzato in collaborazione con La Fondazione Giuseppina Mai e Audi, con il sostegno di Fondimpresa e Il Sole 24 Ore, con il contributo di Prima Sole Components e con il supporto tecnico dell’Associazione Premio Qualità Italia (APQI).

Il Premio “Imprese per Innovazione” partecipa, per la categoria Industria e Servizi, al Premio dei Premi, riconoscimento istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri su mandato del Presidente della Repubblica e la cui cerimonia si terrà nel corso del 2023.



ENERGIA: CONFINDUSTRIA, BENE AZIONE TERNA SU DISPACCIAMENTO

Regina: “Auspichiamo si prosegua nella riduzione dei costi in bolletta”

 

Roma, 18 settembre 2023 – “I costi del dispacciamento elettrico in bolletta continuano la discesa, come conferma l’aggiornamento di Terna che evidenzia per il 4° trimestre 2023 un uplift a 0,81 €/MWh, contro i 0,85 € del trimestre precedente, attestandosi, quindi, su valori molto contenuti e sotto la soglia di 1 €/MWh” - afferma Aurelio Regina Presidente del Gruppo Tecnico Energia di Confindustria.

“Si tratta di un ulteriore minimo storico ed è il terzo trimestre consecutivo che Terna mantiene sotto 1 euro/MWh il costo del servizio. Come consumatori industriali, apprezziamo il lavoro fatto da Terna per contenere i costi di una voce della bolletta elettrica, fino a qualche anno fa rilevante e che oggi è molto più contenuta” – commenta Regina.

“Secondo i dati Terna, infatti, la media dei valori uplift tra 2016 e il 2021 è stata pari a 8 euro/MWh. Nel 2022, quando il prezzo dell’energia era aumentato 6 volte rispetto al 2019, il valore dell’uplift era rimasto sostanzialmente stabile rispetto allo stesso anno – ha continuato. Nel 2023, laddove i prezzi dell’energia sono oltre il doppio (2,5 volte) di quelli del 2019, il valore dell’uplift medio è meno di un quarto.  Auspichiamo che si prosegua in questa direzione – conclude Aurelio Regina - per rendere il costo della bolletta energetica delle aziende, ancora molto alto, meno impattante sul sistema produttivo delle aziende”.


ITALIA-ARABIA SAUDITA: CONFINDUSTRIA FIRMA ACCORDO CON ACWA POWER PER LA PRODUZIONE DI IDROGENO VERDE

Beltrame: “Grandi opportunità per le aziende italiane su progetti idrici ed energetici”

Roma, 12 settembre 2023 – La Vice Presidente di Confindustria per l’internazionalizzazione, Barbara Beltrame, in occasione del Forum Italo-Saudita 2023 sugli investimenti che si è svolto lo scorso 4 settembre a Milano, ha firmato un Memorandum di intesa con ACWA Power, azienda leader nella produzione di energia, di acqua desalinizzata e di idrogeno verde, presente in Medio Oriente, Europa, Asia centrale e Africa. L’obiettivo dell’accordo è avviare collaborazioni tra ACWA Power e le aziende del Sistema Confindustria operanti in questi settori. L’azienda saudita - società per azioni quotata di cui il Fondo per gli Investimenti Pubblici è azionista di maggioranza - mira a diventare uno dei più grandi produttori globali di idrogeno verde e ha già allo studio importanti progetti in diverse località tra cui quello di NEOM, la smart city a zero emissioni di carbonio in costruzione nel deserto arabo.

Oltre alla fornitura di idrogeno verde, il Memorandum d’intesa prevede una collaborazione strategica per nuovi piani di desalinizzazione dell’acqua, con attività di ricerca e sviluppo di tecnologie di disinfezione/purificazione avanzate e progetti di generazione di energia, sia da fonti rinnovabili sia convenzionali, con il potenziale coinvolgimento di fornitori nel campo dei sistemi di “inseguitore solare“ (una tecnologia che permette di orientare i pannelli nella direzione con maggiore luce), di inverter fotovoltaici, di meccanismi di accumulo di energia in batterie, di pulizia dei moduli fotovoltaici azionati da veicoli e fornitori per apparecchiature per sottostazioni.

L’Area del Golfo ha assunto una rinnovata centralità nell’attuale scenario internazionale – ha affermato la Vice Presidente di Confindustria Barbara Beltrame - e, in questo contesto, i rapporti tra Italia e Arabia Saudita si stanno saldando e rafforzando a tutti i livelli, come testimonia l’ampia adesione all’Italian-Saudi Investment Forum. Confindustria, con la propria partecipazione al Forum italo-saudita sugli Investimenti di Ryadh di giugno 2022, con la costituzione e co-presidenza del Saudi-Italian Business Council e con i rispettivi Forum di Roma e Milano dello scorso maggio, sta partecipando attivamente a questo processo” - ha aggiunto Beltrame. “La firma del memorandum con ACWA Power rappresenta per le nostre imprese una grande opportunità di cooperazione congiunta per entrare nel mercato saudita in settori strategici come quello dell’energia, della desalinizzazione delle acque e dell’idrogeno verde in una fase in cui l'Arabia Saudita sta compiendo sforzi straordinari per diversificare la sua economia e rafforzare la propria base industriale. Le relazioni commerciali tra l’Italia e l’Arabia Saudita sono in un momento di importante sviluppo, con previsioni incoraggianti per il 2023 in virtù della complementarità tra le due economie e delle loro rispettive ambizioni in termini di attrazione di nuovi investimenti vantaggiosi per entrambi i Paesi” - ha concluso la Vice Presidente di Confindustria.



 

Roma, 11 settembre 2023 – La formazione è una delle più importanti leve attivate dalle imprese estere per attrarre nuovi talenti. L’89% delle imprese a capitale straniero, infatti, investe su questo aspetto in percentuale maggiore rispetto alle altre realtà imprenditoriali presenti in Italia, affiancando alle attività formative tradizionali anche il training on the job, la partecipazione a convegni, workshop e seminari e attività di auto-apprendimento.

È quanto emerso oggi dall’evento “Nuove Generazioni, imprese globali e la sfida della competitività” promosso dall’Osservatorio Imprese Estere di Confindustria e Luiss e la Scuola IMT Alti Studi di Lucca, con il contributo di Fondirigenti.

L’evento che si è svolto oggi a Lucca presso la Scuola IMT Alti Studi - scuola di dottorato e centro di ricerca nell'ambito dell'analisi dei sistemi culturali, economici, sociali e tecnologici -, è stato l’occasione per affrontare a tutto tondo il tema della formazione, centrale per la sfida della competitività del sistema industriale: dalla formazione del capitale umano in Italia, alla collaborazione tra il mondo dell’università e quello delle imprese estere e all’individuazione delle competenze necessarie a proiettare le aziende nel futuro.

Come emerge dagli studi dell’Osservatorio Imprese Estere (Vol. III, “Le imprese estere in Italia: tra segnali di ripresa e nuovi rischi globali”) quasi tutte le realtà a capitale estero svolgono attività di formazione (9 su 10) a differenza delle altre imprese residenti (meno del 70%). Inoltre, il tasso di partecipazione è molto elevato: 700 dipendenti su 1.000 sono interessati a queste attività di formazione, mentre nelle altre imprese non superano i 500. Non solo, le attività di formazione hanno un focus molto specifico sulle capacità gestionali e manageriali, due competenze fondamentali per lo sviluppo delle carriere e per la gestione degli scenari complessi in cui operano le multinazionali.

“I dati parlano chiaro: le imprese italiane a capitale estero danno una grande rilevanza agli asset intangibili nelle loro strategie di crescita e, in particolare, le analisi testimoniano l’attenzione delle imprese estere alla qualità e alle competenze delle risorse umane.” ha dichiarato la Vice Presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria e Presidente di ABIE, Barbara Beltrame Giacomello. “I talenti ad alto potenziale hanno bisogno di un’offerta di formazione che gli permetta di sviluppare le loro qualità per poi metterle a disposizione dell’azienda. Per questo l’Advidory Board Investitori Esteri di Confindustria, insieme alle nostre imprese associate, ha elaborato un progetto formativo dedicato a manufacturing, leadership, sustainability e business management, rivolto ai loro talenti”.

"Nonostante le incertezze a livello globale, le imprese a controllo estero in Italia – ha spiegato Armando Rungi, professore di Economia alla Scuola IMT - hanno continuato a investire proprio su quel fattore - il capitale umano - che ci consentirà di governare la trasformazione industriale già in atto, che è digitale e ambientale allo stesso tempo. In un'ottica di filiere produttive globali sempre più complesse, occorre pensare a migliorare le condizioni per una collaborazione locale tra imprese domestiche e imprese estere, per trarne i maggiori benefici anche in termini di formazione di capitale umano".

“Quella della formazione del capitale umano è una questione globale che non può essere affrontata senza considerare l’importanza delle connessioni tra territori in un sistema più ampio di quello nazionale e persino europeo. In Italia l’impatto del mismatch è del 48%, ciò significa che le imprese non trovano metà delle risorse che cercano. E senza risorse preparate non si può competere”, ha detto Giovanni Brugnoli, Vice Presidente per il Capitale Umano di Confindustria. “Proprio per questo bisogna allargare gli orizzonti e mettere in campo strategie innovative per importare nuove competenze, andando ad esempio a formare in modo strutturato risorse all’estero, per poi attrarre talenti nel nostro Paese. Abbiamo già una riconosciuta capacità internazionale di tante nostre università e di sempre più ITS che dobbiamo valorizzare. Dobbiamo fare, appunto, sistema e il contributo delle imprese a capitale estero è e sarà sempre più determinante”.

“Le competenze della forza lavoro sono tra i principali elementi considerati nelle scelte localizzative degli investitori esteri: competenze tecniche specializzate, essenziali in un contesto caratterizzato dalla doppia transizione (digitale e sostenibile) e capacità manageriali adeguate a gestire il cambiamento”, ha aggiunto Marco Bodini, Presidente di Fondirigenti. “Gli investitori esteri svolgono, in questo senso, un ruolo decisivo, alzando l’asticella degli standard e facendo da traino per tutto il sistema delle PMI. Rafforzare il ruolo della formazione continua, a partire da quella manageriale, è dunque la strada maestra per migliorare il posizionamento del nostro sistema economico in termini di attrattività”.

L’Advisory Board Investitori Esteri (ABIE) è il gruppo tecnico di Confindustria in cui siedono i vertici delle più importanti aziende internazionali con una sede in Italia e ha tra i suoi obiettivi la valorizzazione del ruolo che le imprese a capitale estero svolgono per il nostro Paese, ponendo l’accento sulla connessione esistente tra investitori esteri e mondo imprenditoriale italiano. L’ABIE, inoltre, svolge un ruolo di supporto dei policy maker e degli operatori delle strutture tecniche fornendo indicazioni sui fattori che possono contribuire alla promozione dell’Italia come primaria destinazione di business.

Le pubblicazioni dell’Osservatorio Imprese Estere sono consultabili sul sito: https://impreseestere.it




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ITALIA-GERMANIA: LEGAME SOLIDO MA RECESSIONE E INFLAZIONE METTONO A RISCHIO CRESCITA INTERSCAMBIO

Baroni (Confindustria): implementare politiche industriali comuni per sostenere le Pmi protagoniste delle catene di fornitura

Poma (AHK): rafforzare il dialogo per realizzare la transizione in atto conservando la leadership nella manifattura europea

Bologna, 7 settembre 2023 – Si è tenuto questa mattina presso BolognaFiere l’evento “ITALIA-GERMANIA: transizioni, nuove geografie di filiera e opportunità per le PMI” organizzato da Piccola Industria Confindustria in collaborazione con AHK Italien – Camera di Commercio Italo-Germanica e Fondirigenti. Il convegno si è svolto nell’ambito di FARETE la due giorni di networking, promossa e organizzata da Confindustria Emilia.

Negli ultimi anni i mutamenti in corso all’interno delle filiere e lungo le catene di approvvigionamento globali hanno subito un’accelerazione impressa dalla pandemia e dal conflitto russo-ucraino. E in questa nuova fase dell’economia mondiale è diventato centrale approfondire come stanno cambiando le geografie di filiera e le politiche di acquisto e approvvigionamento delle grandi industrie manifatturiere. E in questa ottica la Piccola Industria di Confindustria ha avviato un confronto con i vertici del procurement di grandi gruppi appartenenti ai principali paesi di esportazione dell’Italia e operanti nei più importanti settori di esportazione per le nostre PMI. In una prospettiva triennale, che toccherà anche Stati Uniti e Francia, la prima tappa, organizzata oggi in collaborazione AHK Italien – Camera di Commercio Italo-Germanica , si è concentrata sul principale partner commerciale dell’Italia, la Germania, anche per l’altissimo livello di integrazione delle economie delle prime due manifatture d’Europa. L’obiettivo dell’incontro è, infatti, far comprendere quali opportunità si aprono per le PMI italiane attraverso la voce dei responsabili degli acquisti di tre grandi imprese tedesche appartenenti ad altrettanti settori cruciali dell’interscambio Italia-Germania - automotive, macchinari e chimico-farmaceutico. Questi manager hanno illustrato, infatti, in quali direzioni si stanno muovendo per affrontare le sfide della doppia transizione digitale e green, in un contesto economico caratterizzato da alti tassi e da una situazione geopolitica segnata da tensioni crescenti.

L’interscambio Italia-Germania, si è accresciuto negli anni: un’interdipendenza reciproca che ha il suo fulcro proprio nel settore manifatturiero, che vale oltre la metà del valore totale degli scambi. Ha mostrato un legame solido superando ripetutamente i livelli record precedentemente fissati, l'ultimo nel 2022, con 168,5 miliardi di euro (Fonte: elaborazione AHK Italien su dati Istat). Un trend che ha continuato a crescere anche durante la pandemia e la guerra in Ucraina, dimostrando come esso non derivi né da effetti rimbalzo né unicamente da dinamiche inflattive, ma da un'interdipendenza strutturale. Guardando ai settori emerge come più della metà del valore totale dell’interscambio, storicamente, sia rappresentato da quelli manifatturieri. Commercio e manifattura reggono gran parte della presenza tedesca nel nostro Paese. Tanto nell’export quanto nell’import, siderurgia, chimico-farmaceutico, macchinari e mezzi di trasporto rappresentano il fulcro dei rapporti economici tra i Italia e Germania. Questi settori, inoltre, sono quelli dove più forte è la presenza di aziende italo-tedesche nei due Paesi, che alimentano spesso indotti significativi anche al di fuori dell’interscambio strettamente inteso.

L’inflazione e la recessione, tuttavia, evidenziano un parziale calo degli scambi in alcuni settori nevralgici dell’interscambio nel corso del 2023: si tratta di segnali che indicano una nuova fase di stress per le catene italo-tedesche, la terza in pochi anni. Un situzione che mette a rischio la crescita dell’interscambio e tutto l’ecosistema produttivo che questo alimenta, soprattutto per le piccole imprese. Nel periodo gennaio-maggio del 2023, il chimico- farmaceutico e la siderurgia hanno visto scendere i propri valori (a 11,81 miliardi di euro rispetto ai 14,95 del 2022 nel chimico farmaceutico e a 10,02 miliardi di euro rispetto agli 11,3 del 2022 nella siderurgia). In questo quadro, secondo l’Outlook AHK di aprile 2023 il 48% delle aziende teme un calo della domanda, il 30% teme alterazioni alle catene di fornitura nei prossimi mesi. Mentre per il 76% delle imprese i rapporti economici tra Italia e Germanica sono un asset strategico per affrontare le sfide ecologiche e digitali che abbiamo di fronte, e il 56% ritiene che i rapporti tra i due Paesi vadano ampliati anche con un dialogo politico.

“Le catene del valore e la loro evoluzione sono da tempo al centro delle riflessioni di Confindustria proprio perché rappresentano un elemento di preoccupazione e una sfida strategica per le aziende nei prossimi mesi e anni - ha sottolineato il presidente della Piccola Industria di Confindustria Giovanni Baroni. Il 22 settembre prossimo presenteremo, infatti, la prima edizione del volume “Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica” a cura del Centro Studi Confindustria. Tutelare i rapporti Italia-Germania significa lavorare per vincere questa sfida e sostenere una parte rilevante del nostro tessuto produttivo: penso in particolare alle Pmi che spesso svolgono un ruolo cruciale nelle catene di fornitura. Per farlo è necessario implementare politiche industriali comuni: i due sistemi economici sono così interconnessi da rappresentare un unico ecosistema, e pertanto integrare strategie e soluzioni, soprattutto in materia ambientale e digitale, può essere cruciale per aiutare le imprese a far fronte a una nuova fase di stress senza rinunciare a lavorare su priorità non rimandabili, come la transizione ecologica”.

“L’interscambio italo-tedesco è in crescita costante e i due Paesi sono fortemente interconnessi – ha evidenziato Paolo Poma, vicepresidente AHK Italien e Chief Financial Officer & Consigliere Delegato di Automobili Lamborghini SpA. “Con la pandemia e la guerra in Ucraina, abbiamo visto fenomeni di rientro delle catene del valore, che creano opportunità per le piccole e medie imprese italiane. Il contesto attuale, però, può mettere a repentaglio i nostri legami, ed è per questo che il dialogo, politico ma anche economico, tra i nostri due Paesi è fondamentale in questa fase, per innovare i nostri sistemi produttivi compiendo la transizione e conservando il nostro ruolo leader nella manifattura europea”.

Leggi in allegato i dati sull'interscambio Italia-Germania  



MADE IN ITALY: CONFINDUSTRIA E IL SOLE 24 ORE SIGLANO UN ACCORDO PER SVILUPPARE UNA CERTIFICAZIONE DELLE AZIENDE RAPPRESENTATIVE DELL’ECCELLENZA ITALIANA

Avrà durata pluriennale e potrà essere richiesta dalle aziende italiane del comparto manifatturiero


Milano, 3 agosto 2023 – Confindustria e Il Sole 24 Ore lavoreranno insieme allo sviluppo della prima certificazione volta a riconoscere, attribuire valore e dare visibilità alle imprese del settore manifatturiero che incarnano i valori dell’eccellenza italiana e rappresentano i tratti distintivi della tradizione industriale del nostro Paese.

Il conseguimento della certificazione sarà sotteso ad un insieme di parametri di riferimento identificati da Il Sole 24 Ore e condivisi da Confindustria. La verifica sul rispetto dei parametri da parte della singola azienda, propedeutico al rilascio della certificazione, sarà affidata ad un primario Ente Certificatore terzo e indipendente accreditato Accredia.

L’iniziativa vedrà il coinvolgimento delle cosiddette aziende “Champion”, che nel loro ruolo di Capi-Filiera, potranno sostenere la certificazione delle aziende appartenenti alle proprie catene di fornitura.

La certificazione avrà una durata pluriennale e sarà attestata da un marchio specifico, sviluppato e registrato da Il Sole 24 Ore, che esprimerà i valori intrinseci dell’eccellenza italiana delle aziende certificate con un orientamento alla comunicazione e diffusione all’estero, anche grazie al Network internazionale di Confindustria.

Il progetto di certificazione sarà accompagnato da iniziative di visibilità, sia a livello italiano che internazionale, dedicate alle aziende aderenti, promosse congiuntamente da Confindustria e da Il Sole 24 Ore con il coinvolgimento delle associazioni territoriali e di categoria, dei Professionisti del network Partner 24 Ore, e dall’organizzazione di eventi che vedranno la partecipazione di istituzioni nazionali ed internazionali e del mondo accademico.

“Il Made in Italy è riconosciuto e amato in tutto il mondo con un valore economico importante e come tale va promosso con orgoglio ed è per questo che due importanti realtà profondamente inserite nel tessuto imprenditoriale italiano come Confindustria e Il Sole 24 Ore hanno deciso di lanciare una innovativa certificazione che rappresenterà un riconoscimento prestigioso per quelle aziende che vogliono sottolineare la propria italianità – commenta l’Amministratrice Delegata del Gruppo 24 Ore Mirja Cartia d’Asero L’autorevolezza del Sole 24 Ore, le sinergie con il sistema confindustriale e la grande competenza dei partner certificatori rappresentano fondamentali punti di forza di un progetto che ha l’obiettivo di valorizzare le imprese italiane sul mercato internazionale”.

“Il Made in Italy ha un ruolo di assoluto rilievo nell'economia globale e nazionale ed è un asset fondamentale per la crescita. L’eccellenza italiana in termini di design e qualità dei materiali contraddistingue prodotti che portano con sé non solo un valore economico, ma anche immateriale perché riprendono i tratti più caratteristici della nostra cultura d’impresa e contribuiscono a comporre l’immagine dell’Italia produttiva. Nel 2022 abbiamo raggiunto il record di oltre 600 miliardi di euro di esportazioni, e ci sono ancora grandi possibilità di crescere – dichiara Maurizio Marchesini, Vice Presidente per le Filiere e le Medie Imprese di Confindustria. È quindi essenziale impegnarci a rafforzare il Made in Italy e le sue potenzialità e accompagnare sempre più imprese nei mercati esteri. In questo senso la certificazione rappresenta uno strumento importante per andare in questa direzione”.


CONFINDUSTRIA: DIGITALIZZAZIONE IMPRESE A UN BUON LIVELLO, 6 SU 10 HANNO SVILUPPATO PRODOTTO SMART
L’analisi dei Digital Innovation Hub di Confindustria basato su un test del Politecnico di Milano 

Roma, 19 luglio 2023 - La maturità digitale delle imprese è ad un buon livello: tocca quasi la media di 3 (2,85) in una scala da 1 a 5 (massima maturità digitale). Tuttavia, la dimensione delle imprese valutate è una variabile molto importante: il livello di digitalizzazione, infatti, aumenta al crescere delle dimensioni e questo significa che per le imprese più piccole il processo di innovazione è più lento, soprattutto per carenza di competenze.

È tra i risultati emersi da un’analisi realizzata dai Digital Innovation Hub di Confindustria - la rete di 23 hub a livello regionale con sede presso le associazioni di Confindustria, che ha l’obiettivo di diffondere le competenze digitali alle imprese, con focus sulle pmi - attraverso un test del Politecnico di Milano su un campione composto per il 58% da micro-piccole imprese e per il 42% da medio-grandi. Più dei 2/3 delle realtà analizzate sono localizzate al nord, con una netta prevalenza nel Nord-Ovest, un quinto nel Sud e isole e il restante 11% al Centro. I primi tre comparti per numerosità delle imprese analizzate (meccatronica e meccanica, metallurgia, chimica, gomma e plastica) rappresentano la metà del campione considerato e quasi un quarto appartiene al settore della meccatronica e meccanica. 
Se si osserva il livello di digitalizzazione delle imprese intervistate suddivise per settori emerge che, anche se con piccole differenze, i settori più avanzati (indice di poco superiore o prossimo a 3) sono: 1. Mezzi di trasporto, mobilità e logistica, 2. ICT, servizi digitali e innovativi, 3. Meccatronica e metalmeccanica. Seguono: Scienze della vita e farmaceutico, Chimica, gomma e plastica, agroalimentare, metallurgia, industria cartiera e del legno, tessile e moda, commercio, edilizia e costruzioni.
Le imprese di tutti i settori hanno digitalizzato soprattutto le fasi di produzione e di ricerca&innovazione.

Dall’analisi sulla strategia aziendale emergono alcune criticità che evidenziano come sia necessario implementare la cultura aziendale e le competenze per la transizione:
- Poco meno di 1/3 delle imprese considera Industria 4.0 parte delle proprie strategie aziendali;
- Solo 4 imprese su 10 riconoscono, sviluppano e premiano le competenze di Industria 4.0;
- Per 7 imprese su 10 Industria 4.0 non coinvolge gli attori della catena di fornitura interna ed esterna
- Poco meno del 50% delle imprese mappate ritiene matura la propria cultura aziendale su Industria 4.0
- Più di 6 imprese su 10 hanno sviluppato uno smart product
- Le strategie di Industry 4.0 sono definite da più della metà delle imprese dalla proprietà e per il 30% dalla direzione generale

Con riferimento ai vincoli che limitano l’avvio di processi di trasformazione digitale, le imprese segnalano: mancanza di competenze (43%), costo degli investimenti (42%), cultura aziendale (29%), conoscenza del mercato (24%), scarsa propensione della filiera a integrarsi (18%), individuazione partner esterni (18%), conoscenza incentivi (13%), rischio insuccesso (9%), scarsa maturità del mercato (8%), sicurezza (7%), aspetti legali (3%).

“Le imprese sono nel pieno della cosiddetta twin transition, green e digitale, che sono anche i due grandi driver che guidano gli investimenti e la competitività dell’Italia e dell’Europa e sono tra loro strettamente connesse – ha affermato Agostino Santoni, vicepresidente di Confindustria per il Digitale. Per questo è essenziale accelerare sulla digitalizzazione e soprattutto puntare con decisione allo sviluppo di un’Economia dei Dati, che valorizzi l’enorme mole di informazioni raccolte da imprese e pubbliche amministrazioni attraverso l’Internet delle Cose, l’Intelligenza Artificiale e il Cloud. È l’evoluzione naturale del 4.0, ma va sostenuta con la creazione di adeguate competenze sia attraverso percorsi scolastici e universitari, sia con l’upskilling e il reskilling delle risorse umane già impiegate”. 

Secondo Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese: “Lo scenario che emerge dall’enorme lavoro svolto dai DIH di Confindustria indica con molta chiarezza le traiettorie da seguire nella revisione del Piano 4.0 di cui si parla in queste settimane. I risultati raggiunti sono certamente l’effetto delle politiche per la trasformazione 4.0, che hanno attivato investimenti e che in assenza del Piano non sarebbero stati realizzati con la stessa intensità. Ma il coinvolgimento delle PMI nei processi di innovazione, le competenze, gli investimenti in tecnologie 4.0, la creazione di una cultura digitale restano le priorità da affrontare. È poi evidente la necessità di accelerare sull’integrazione delle filiere che rappresentano la via italiana per la competitività e la transizione digitale ed ecologica del sistema produttivo: è proprio nelle filiere che tante piccole imprese trovano la strada per crescere. In questa cornice, vista la velocità dell’innovazione tecnologica, è fondamentale continuare a lavorare con una visione chiara, assicurando al sistema produttivo un Piano che ne supporti la competitività e un network di DIH che con il proprio know how continui ad affiancare le imprese in queste sfide”.


RetImpresa (Confindustria): Fabrizio Landi confermato presidente

Focus sulle reti come facilitatore per innovazione e trasformazione tecnologica

Roma, 18 luglio 2023 – Fabrizio Landi è stato confermato presidente di RetImpresa, l’Agenzia di Confindustria che promuove le aggregazioni e le reti d’impresa, per il biennio 2023-2025.

Fabrizio Landi, imprenditore attivo nel settore delle scienze della vita, ricopre attualmente anche la carica di vicepresidente vicario di Confindustria Toscana Sud.

Nel corso dell'Assemblea generale dell'associazione, presso il Complesso Gazometro Roma Ostiense, i delegati hanno eletto la squadra dei vicepresidenti: confermato Vincenzo Marinese, vicepresidente vicario di Confindustria Veneto Est, a cui si aggiungono due nuovi ingressi, Giuseppe Maiellare, componente del Consiglio energia di Unindustria Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, e Gabriele Menotti Lippolis, presidente di Confindustria Brindisi.

A seguire, si è tenuto un momento di confronto pubblico per approfondire il tema dell’“open collaboration”, con la partecipazione di: Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Edoardo Dellarole, Chairman of the Innovation Committee ROAD - Rome Advanced District, Fabio De Furia, Presidente Miami Scientific Italian Community e Davide Ippolito, CEO e founder di Reputation Research; moderati dal giornalista RAI Mattia Iovane.

Oltre a un focus specifico dedicato al ruolo delle reti come facilitatore per l’innovazione e la trasformazione tecnologica delle imprese introdotto dal presidente Fabrizio Landi, i relatori hanno dibattuto su temi come la corretta organizzazione e gestione di progetti congiunti, i profili di comunicazione e reputazionali, la capacità di connettere talenti, startup, PMI e grandi imprese, la propensione all’internazionalizzazione delle reti di impresa.


CONFINDUSTRIA-CERVED: LE PMI REGGONO AGLI SHOCK, PUR CON SEGNALI DI RALLENTAMENTO. PNRR FONDAMENTALE PER LA RIPRESA
In crescita nel 2022 fatturato e valore aggiunto, pesa l’aumento del costo del debito
 

Roma, 28 giugno 2023 - Il Rapporto Regionale PMI 2023, realizzato da Confindustria e Cerved in collaborazione con UniCredit, approfondisce la struttura e l’evoluzione dello stato di salute delle piccole e medie imprese italiane da una prospettiva territoriale. Il rapporto analizza i conti economici delle circa 160mila PMI italiane, basandosi sui dati di consuntivo del bilancio 2021 e offrendo stime per il 2022, attraverso i modelli predittivi economico-finanziari di Cerved.
 
I dati mettono in evidenza i diversi impatti sui sistemi di PMI territoriali degli shock sequenziali che negli ultimi anni hanno colpito il nostro sistema economico. Sul fronte dei conti economici si stima una sostanziale tenuta di fatturato (+2,4%), valore aggiunto (+1,4%) e MOL (+2,9%), che recuperano i livelli del 2019 (rispettivamente +9,1%, +8,7% e +14,9%). Questi indicatori sono accompagnati da evidenze meno incoraggianti, che suggeriscono una possibile inversione di tendenza nel prossimo biennio. I segnali di rallentamento sono più significativi nelle zone del Centro-Sud e lasciano ipotizzare un incremento del divario strutturale tra sistema produttivo settentrionale e meridionale.
 
I primi effetti dell’inflazione e dell’aumento del costo del debito fanno contrarre la redditività netta e gli utili delle PMI. Nel 2022 si stima infatti un calo del ROE dello 0,6% (dal 12% all’11,4%). La riduzione della redditività è più marcata nel Centro (dall’11,4% del 2021 al 10,4% del 2022) e nel Mezzogiorno (dal 13% del 2021 al 12,2% del 2022), con il Nord-Est e il Nord-Ovest che soffrono di meno (dal 12,5% del 2021 al 12,1% del 2022 per il Nord-Est e dall’11,5% all’11,1% per il Nord-Ovest). In parallelo, la quota di PMI in perdita passa dal 12,2% del 2021 al 27,9% del 2022, con effetti più significativi nel Centro (+16,4%; dal 13,4% al 29,8%).
 
Il peggioramento della congiuntura genera impatti anche sulle abitudini di pagamento delle PMI: i mancati pagamenti sono attesi in rialzo del 4,3% a livello nazionale (sono il 29,4% delle fatture nel dicembre 2022 contro il 25,1% del dicembre 2021). I valori più elevati si toccano tuttavia nel Mezzogiorno (39,6%; +5,8% su base annuale) e nel Centro (32%; +2,9% sull’anno). Più contenuti i mancati pagamenti nel Nord-Est (22,7%; +3,5%) e nel Nord-Ovest (27,2%, +4,6% sull’anno). Segnali di un’inversione di tendenza si intravedono anche tra gli indicatori di stabilità finanziaria.
 
Il rapporto monitora, inoltre, l’evoluzione dell’uscita dal mercato delle PMI. Le stime del 2022 confermano la prosecuzione del congelamento delle chiusure che si osserva dal 2019; i fallimenti calano del 34,7% su base annua (661 nel 2022 vs 1013 nel 2021) e le procedure non fallimentari del 49,4% (da 330 nel 2021 a 167 nel 2022). Il calo dei fallimenti è particolarmente marcato nel Mezzogiorno (-45,2%, da 230 a 126) e nel Nord-Ovest (-42,2% da 341 a 197), mentre le procedure non fallimentari si riducono particolarmente nel Nord-Est (-60,2%) e nel Centro (-55,3%).
 
Il Rapporto viene presentato in un momento complicato per le PMI italiane: il persistere dell’inflazione ben oltre i propri obiettivi di mandato sta spingendo la BCE a un continuo e deciso rialzo dei tassi, che si ripercuote sul costo dei finanziamenti alle imprese e, indirettamente, sul credito richiesto e su quello concesso, così come sugli investimenti. Dopo quasi otto anni di tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali inferiori o pari a 0,25 punti, in un anno (da luglio 2022) si sono raggiunti oggi 4,00 punti. I processi di ristrutturazione aziendale degli ultimi dieci anni, ancorché incompleti e differenziati tra settori e territori, avevano reso più solido il tessuto produttivo italiano. La crisi che ha caratterizzato - ed è seguita - ai periodi di lockdown ha però fatto fare alle imprese un passo indietro di 4 anni nel processo di rafforzamento dei bilanci osservato nei 10 anni pre-pandemia. Questo ha riguardato in particolare le PMI.
 
A fronte di queste difficoltà, aumentano anche le sfide per il futuro. La duplice transizione, ormai ineludibile, richiede ingenti investimenti a tutti i livelli della filiera, così come competenze adeguate agli obiettivi. Tanto il mercato quanto regole sempre più stringenti impongono anche alle PMI un cambio nei propri processi, che a loro volta richiede più managerializzazione, più formazione e più investimenti.
 
In questo contesto, per aiutare le imprese a crescere è necessario un disegno di politica economica e industriale coerente e di medio-lungo periodo, che agisca in primis correggendo le criticità strutturali con cui devono fare i conti le PMI e mediante incentivi mirati che risolvano o attutiscano i principali deficit.
 
Per raggiungere questi obiettivi e superare le criticità che frenano la competitività delle imprese, il PNRR è un’opportunità storica. La prima azione che il PNRR deve sostenere è l’implementazione delle riforme: del lavoro, che includa le politiche attive; del sistema scolastico, del sistema giudiziario e del fisco. Oltre alle riforme, il PNRR gioca un ruolo centrale per la realizzazione degli investimenti a sostegno della competitività, non solo del sistema imprenditoriale, ma di tutto il territorio. Sia riforme che investimenti hanno ora bisogno di una decisa spinta verso l’attuazione. Sul fronte degli investimenti, oltre ai ritardi strutturali, si registra una situazione di incertezza, legata soprattutto al tema delle “rimodulazioni”.
 
La prima occasione di aggiornamento del Piano è rappresentata da REPowerEu. La priorità dovrebbe essere focalizzata su interventi da attuare con strumenti automatici, che possano, da un lato, sostenere le imprese ad affrontare i costi della trasformazione green e, dall’altro lato, favorire le condizioni di contesto a supporto di questo processo, tra cui gli investimenti nel digitale e sulle competenze necessarie in quest’ottica.
 
Quanto alla digitalizzazione, è necessaria una revisione e un potenziamento degli strumenti a supporto della trasformazione digitale delle imprese, tenendo conto dei mutati obiettivi in ottica di Industria 5.0 e facendo tesoro dell’esperienza dei piani relativi al 4.0. Inoltre, per le PMI rimane di fondamentale valore il cosiddetto “network dell’innovazione 4.0”, composto da Competence center e Digital Innovation Hub, capaci di affiancare le imprese di minori dimensioni nell’analisi dei loro bisogni e nell’individuazione e applicazione delle tecnologie digitali più adatte.
 
Un’altra linea di azione attiene agli ambiti della ricerca e dell’innovazione. Le PMI affrontano sfide significative quando si tratta di sostenere i costi delle attività di ricerca e sviluppo. D’altro canto, grazie alla loro struttura flessibile, sono in grado di assorbire più facilmente le innovazioni di processo e di prodotto, anche se queste sono state sviluppate altrove. In tal senso, è particolarmente apprezzabile il “credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo”, incentivo nazionale che prevede una maggiorazione per le imprese localizzate al Sud.  
 
Sotto il profilo finanziario, il rialzo dei tassi di interesse sta oggi determinando una riduzione della domanda di prestiti da parte delle imprese e condizioni di accesso al credito decisamente più restrittive. Questo crea una serie tensioni finanziarie sulle imprese, che hanno contratto finanziamenti a tasso variabile e si sono indebitate per far fronte alla crisi degli ultimi tre anni. In tale contesto, è necessario intervenire per assicurare la sostenibilità del debito in essere delle imprese, favorendo operazioni di rinegoziazione e allungamento dei finanziamenti, incluse moratorie. A tal fine, sono tuttavia necessarie modifiche alle regole bancarie europee (in particolare della definizione di default), che scoraggiano tali operazioni. Occorre poi rivedere le regole temporanee europee sugli aiuti per consentire un allungamento della durata dei finanziamenti garantiti dallo Stato, sia in essere sia nuovi.
 
Vanno poi rafforzate le garanzie pubbliche. In particolare, per quanto riguarda il Fondo di Garanzia per le PMI, occorre intervenire per prevedere la gratuità di accesso per tutte le operazioni finanziarie, elevare le coperture di garanzia e innalzare l’importo massimo garantito. Le condizioni del credito in peggioramento rafforzano la necessità per le PMI di ricorrere maggiormente a strumenti di finanza alternativa, aprendo il proprio capitale a investitori esterni. Per questo, serve un set integrato di misure, in grado di raggiungere le diverse tipologie e classi dimensionali di imprese e di attivare sempre più il risparmio privato. Per farlo, è necessario che le imprese sviluppino maggiori capacità di comunicare al mercato e una governance adeguata, cui è possibile tendere, anche in questo caso, rafforzando il proprio livello di managerializzazione.
 
Infine, la revisione del sistema nazionale degli incentivi, avviata dal Governo, è condivisibile nella sua ratio di fondo: reimpostare il sistema utilizzando pochi strumenti e semplici, facendo leva quegli schemi agevolativi che, nella pratica, hanno già dimostrato di funzionare in maniera efficace (es. Fondo di Garanzia per le PMI, Nuova Sabatini, FRI), adattandoli, anche con il supporto delle Regioni, alle diverse e specifiche strategie ed esigenze.
 


ITALIA-UCRAINA: CONFINDUSTRIA AVVIA FOCUS SU PROGETTI SPECIFICI DI INVESTIMENTO
Beltrame: imprese italiane protagoniste grazie alle loro competenze ad alto valore aggiunto 
 
Roma, 26 giugno 2023 - Edilizia e materiali da costruzione per la realizzazione di un Campus High-Tech; logistica e logistica integrata per il progetto Horonda Dry Port, il corridoio che collegherà l'Ucraina all'Interporto Quadrante Europa di Verona; agroindustria, per lo sviluppo di un parco industriale di trasformazione agroalimentare e beni di largo consumo per la realizzazione di impianti produttivi. Questi i settori e i progetti specifici al centro dell’evento “Fit for Ukraine: Italy – Business Conference for investing in Ukraine”, che si è svolto oggi a Roma presso la sede di Confindustria. Organizzato in collaborazione con UkraineInvest, l’istituzione governativa ucraina preposta agli investimenti nel paese, l’evento è stato patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Al seminario hanno partecipato oltre 120 imprese italiane ed ucraine, associazioni di categoria e istituzioni finanziarie, per un confronto sulle opportunità di investimento nel Paese. 
 
La strada per la pace in Ucraina passa anche dalla ripresa delle relazioni economiche e commerciali ha affermato Barbara Beltrame, Vice Presidente di Confindustria per l’Internazionalizzazione aprendo i lavori – e l’incontro di oggi intende dare un seguito concreto alla conferenza bilaterale dello scorso aprile dedicata alla ricostruzione del Paese. In questa occasione, abbiamo voluto focalizzarci su alcuni importanti settori della manifattura. Si tratta di comparti in cui le imprese italiane possono giocare un ruolo da protagoniste per la ripresa dell’Ucraina - ha spiegato Beltrame - grazie alle eccellenze tecnologiche e alle competenze ad alto valore aggiunto che contraddistinguono il sistema industriale italiano. Ma anche altri settori come il digitale, l'aerospaziale, l'acciaio, l'energia e in particolare le rinnovabili, sono determinanti e possono aprirsi possibili forme di collaborazione che saranno oggetto di approfondimento in futuro. Occorre incoraggiare queste sinergie guardando al futuro dell’Ucraina ed alla sua rinascita economica e industriale - ha aggiunto la Vice Presidente di Confindustria - avvicinando il Paese agli standard comunitari e accelerandone così il cammino verso il percorso europeo già avviato. Oggi il mondo industriale italiano esprime ancora una volta, concretamente, la vicinanza al popolo ucraino attraverso la volontà di sostenere la resilienza e la ricostruzione del loro Paese”.
 
Confindustria, fin dall’inizio del conflitto, ha dimostrato il proprio sostegno all’Ucraina nella ricostruzione, rafforzando le relazioni bilaterali con l’Italia attraverso visite ed incontri istituzionali culminati nell’apertura di ufficio a Kiev, firmando un protocollo d'intesa con le amministrazioni locali e creando una piattaforma REBUILD UKRAINE attraverso la quale le imprese italiane hanno la possibilità di manifestare il loro interesse a contribuire alla ricostruzione attraverso investimenti in molteplici settori trasversali.
 
L’Ucraina è storicamente un mercato economico di rilievo per l’Italia, terzo partner commerciale a livello europeo, con un commercio che nel 2021 ha superato i 5 miliardi di euro. 



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