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LAVORO: ACCORDO UNIONCAMERE-CONFINDUSTRIA
PER LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE TECNICO-PROFESSIONALI
Roma, 24 ottobre 2023 - Il difficile incontro tra domanda e offerta di lavoro, che nel 2022 ha interessato il 40% delle assunzioni che le imprese avevano in programma, potrebbe ulteriormente acuirsi nel 2023, arrivando a interessare 2,4 milioni di posizioni lavorative. Per contrastare questo problema alla radice, occorre partire dalla scuola e dai giovani, affinchè entrambi conoscano e comprendano meglio le esigenze del mondo dell’impresa. Con questo obiettivo, il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, e il Vice Presidente di Confindustria per il capitale umano, Giovanni Brugnoli, hanno siglato oggi un accordo, diretto alla realizzazione e diffusione di esperienze di alternanza scuola lavoro di qualità e all’elaborazione di strumenti per la certificazione delle competenze acquisite dagli studenti delle scuole secondarie superiori con indirizzo tecnico-professionale nei percorsi per le competenze trasversali (PCTO).
“L’intesa con Confindustria, già formalizzata dagli organi di Unioncamere, si colloca in un quadro organico che ha visto la stipula di analoghe collaborazioni con altre associazioni imprenditoriali”, ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “E’ fondamentale, infatti, agire su tutti i fronti utili a promuovere una formazione di qualità, che risponda alle esigenze delle imprese, offrendo ai giovani più rapide e soddisfacenti occasioni di occupazione. La recente riforma, del resto, assegna alle Camere di commercio precise funzioni di orientamento al lavoro e alle professioni e assegna loro un importante ruolo per la realizzazione del sistema di certificazione delle competenze acquisite in contesti non formali e informali e nell'ambito dei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Un compito che le Camere svolgono nei territori, anche come soggetti della Rete nazionale dei servizi per le politiche attive del lavoro”.
“Con l’accordo Unioncamere-Confindustria si formalizza una collaborazione, ormai in corso da molti anni, sul collegamento tra il nostro sistema di istruzione e i fabbisogni delle imprese in un mercato del lavoro sempre più complesso”, ha detto il Vice Presidente di Confindustria per il capitale umano, Giovanni Brugnoli. “Insieme, Confindustria e Unioncamere, svilupperanno attività di ricerca e comunicazione congiunte per avvicinare sempre di più domanda e offerta di competenze, per ridurre un mismatch che si avvia a sfiorare il tasso del 50% e che di fatto, specie in alcuni settori manifatturieri, vede di difficile reperimento metà delle professionalità che servono alle imprese, in particolare quelle dei giovani under 29. In concreto lavoreremo, fianco a fianco, soprattutto sul fronte del sistema Excelsior, coinvolgendo sempre più imprese e settori nell’attività di diffusione e contestualizzazione della vasta banca-dati di Unioncamere, per noi fondamentale, anche in chiave di orientamento per i nostri studenti. Collaboreremo, poi, per la diffusione degli strumenti di formazione sul lavoro nelle nostre scuole, in particolare dei PCTO, che, anche attraverso la prossima riforma dell’istruzione tecnico-professionale, diventeranno sempre più strategici e dovranno essere sempre più di qualità.”
Valorizzando i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni professionali richiesti dalle imprese, l’accordo sancisce la collaborazione tra le parti per la promozione di iniziative di orientamento formativo e professionale dei giovani, con particolare attenzione alle esigenze del sistema produttivo legate alla filiera formativa tecnico-professionale, ai percorsi ITS Academy ed alle discipline STEM, e l’individuazione di modelli e strumenti utili alla certificazione delle competenze acquisite dagli studenti nei contesti aziendali, attraverso la realizzazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro promossi con specifici standard di qualità.
CONFINDUSTRIA
E RAI INSIEME PER SUPERARE IL GENDER GAP
PRIMA
ASSOCIAZIONE DI IMPRESE AD ADERIRE A “NO WOMEN NO PANEL”
Roma, 24 ottobre 2023 - “No Women No Panel -
Senza donne non se ne parla” è la campagna europea introdotta in Italia dalla
Rai per promuovere una partecipazione bilanciata e plurale di donne e uomini
negli eventi di comunicazione.
Confindustria è
la prima associazione di imprese a diventare partner dell’iniziativa
sottoscrivendo il Memorandum of Understanding con la Rai, con la Rappresentanza
in Italia della Commissione Europea e con le Istituzioni prime firmatarie.
L’obiettivo è
quello di diffondere modelli e messaggi che garantiscano parità di accesso e
intervento negli spazi formativi di comunicazione, rispetto della dignità
personale culturale e professionale della donna e valorizzazione del suo ruolo
nella società.
Alla Cerimonia
della firma hanno partecipato la Vice Presidente per l’Ambiente, la
Sostenibilità e la Cultura di Confindustria, Katia Da Ros, e la Presidente Rai,
Marinella Soldi.
“Confindustria
supporta pienamente il principio, il valore e la cultura della parità di
genere, intesa anche come partecipazione plurale e paritaria al dibattito
pubblico, nella prospettiva di eliminare gli stereotipi e i pregiudizi che
ancora persistono nella società” – ha affermato la Vice Presidente di
Confindustria Katia Da Ros. “Una cultura di genere paritaria, insieme alla
sostenibilità sociale, economica e ambientale, rappresentano le leve
competitive indispensabili per lo sviluppo del Paese. Ringrazio la RAI e la
Presidente Marinella Soldi – ha aggiunto Da Ros - e con grande senso di
responsabilità confermo l’impegno e la determinazione di Confindustria, a
lavorare insieme per cercare di superare il gender gap e costruire una
società più giusta e inclusiva, in cui il talento, le competenze e le
prospettive delle donne siano riconosciuti pienamente”.
“Credo che l’adesione di Confindustria renderà l’impatto di questa iniziativa
in favore della parità di genere ancora più significativo e forte – ha
dichiarato Marinella Soldi Presidente Rai. Dopo le istituzioni politiche
e culturali, entra infatti a far parte della rete di No Women No Panel il mondo
delle imprese, i luoghi del fare, dove nel lavoro quotidiano si sperimentano i
vantaggi anche competitivi di una partecipazione sempre più paritaria di uomini
e donne. Sono certa poi che le imprenditrici e le manager di Confindustria
rappresentino dei “role model” d’eccezione, simboli evidenti che le ragazze
possono aspirare a ricoprire ogni ruolo, con impegno e merito”.
Roma, 23
ottobre 2023 -
Nel 2020, in Emilia-Romagna, sono state registrate 4.216 imprese estere, con
123.925 addetti e un fatturato di circa 41 miliardi di euro, corrispondente al
13,7% del fatturato regionale e al 5,6% di quello della ripartizione Nord-est.
Queste imprese generano un valore aggiunto di circa 10 miliardi di euro,
equivalente al 13% del valore aggiunto regionale e al 5,2% di quello del
Nord-est. I dati emergono dal Rapporto “Le imprese estere in Italia:
l'Emilia-Romagna”, prodotto dall'Osservatorio Imprese Estere di Confindustria e
Luiss, in collaborazione con Istat e la Scuola IMT Alti Studi di Lucca,
presentato oggi presso la sede di Philip Morris Manufacturing & Technology
Bologna.
Il Rapporto evidenzia
che l'Emilia-Romagna si distingue per la sua vocazione manifatturiera, con una
quota di valore aggiunto manifatturiero del 27,5%, superiore alla media
nazionale. Inoltre, contribuisce al 13,5% delle esportazioni nazionali,
risultando seconda solo alla Lombardia. Le imprese estere giocano un ruolo
significativo nell'economia regionale, impattando diversi indicatori economici.
Le imprese a
capitale estero presenti nella regione sono caratterizzate dalla loro qualità
aziendale, orientamento all'innovazione e potenziale di crescita. Si
specializzano in numerosi settori chiave, tra cui l'industria delle bevande e
del tabacco, nonché la fabbricazione di autoveicoli e di altri mezzi di
trasporto. Tali imprese mostrano anche una produttività del lavoro superiore
rispetto a quelle a controllo nazionale, con un premio di produttività del 3%
circa, evidenziando una maggiore capacità nell'utilizzo dei fattori di
produzione. Infine, nelle diverse fasi della catena del valore, le imprese a
controllo estero in Emilia-Romagna aggiungono un valore superiore rispetto alle
aziende domestiche, specialmente nelle fasi più strategiche del ciclo
produttivo.
Complessivamente,
la presenza delle imprese estere in Emilia-Romagna contribuisce in modo
significativo all'ecosistema economico regionale, con impatti positivi sulla
competitività, l'occupazione e la specializzazione settoriale.
"Le imprese
a controllo estero giocano un ruolo cruciale nell'economia nazionale, con una
particolare rilevanza per l'Emilia-Romagna. Le loro specializzazioni
settoriali, il contributo alla produttività e alla retribuzione dei lavoratori,
nonché la loro posizione strategica nei segmenti ad alto valore aggiunto nelle
reti produttive globali, sono elementi di fondamentale importanza", ha
sottolineato Barbara Beltrame Giacomello, Presidente di ABIE e Vice
Presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria. "Questi
fattori sono determinanti per la crescita economica del Paese e dei territori,
richiedendo un impegno costante verso l'innovazione da parte delle imprese e
una consapevole attenzione da parte delle autorità di governo, sia a livello
centrale che regionale. Non da ultimo, è significativo sottolineare che
l'Emilia-Romagna è una tra le regioni con cui abbiamo sottoscritto un Protocollo
d'Intesa per consolidare la presenza delle multinazionali già insediate sul
territorio".
“Le aziende
straniere scelgono l'Emilia-Romagna per le sue rinomate filiere produttive
globali come Food Valley, Motor Valley e Packaging Valley. L'accento sull'export,
la coesione sociale e politiche economiche efficaci, unite a una forte spinta
verso ricerca e innovazione, creano un ambiente ideale per progetti
impegnativi. Tuttavia, il forte sviluppo non è stato accompagnato da un
potenziamento delle infrastrutture, con mancanza di scuole internazionali,
aeroporti e collegamenti autostradali strategici”, ha detto Maurizio
Marchesini, Vice Presidente per le Filiere e le Medie Imprese di Confindustria.
“L'auspicio è che gli investimenti esteri non solo spingano le imprese a
crescere e investire in R&S, ma inducano anche a ripensare il territorio
come ecosistema ben attrezzato nelle reti e nei servizi. L'ingresso massiccio
di tecnologie innovative come il supercalcolo, l'IA e la digitalizzazione
promuoverà un posizionamento virtuoso delle imprese in termini di criteri ESG,
che sono ormai un modello di business consolidato”.
"Ci sono
diversi fattori per cui grandi player internazionali investono in Italia e in
Emilia-Romagna: una forte specializzazione manifatturiera; un valore aggiunto
molto elevato; la presenza di forza lavoro e di una serie di distretti. La
presenza di società di capitali esteri serve anche per far aumentare il livello
di competitività generale e inserire anche le Pmi in un circolo virtuoso rispondendo
a criteri molto elevati”, ha evidenziato Valentino Valentini, Vice Ministro
delle Imprese e del Made in Italy. “In questo modo il player internazionale
diventa protagonista significativo del tessuto economico in cui si trova. In
questo senso è costante e proficua la collaborazione con l'Advisory Board
Investitori Esteri (ABIE) di Confindustria e l'impegno, attraverso il Mimit, è
sviluppare una collaborazione sempre maggiore con Abie, le Regioni e i grandi
player internazionali per agevolare gli investimenti e far sì che questi
generino altro valore aggiunto ed entrino nel tessuto produttivo facendolo
crescere". In questo il caso di Philp Morris è "uno degli esempi più
virtuosi del rapporto tra imprese a capitali esteri: Philip Morris ha sviluppato
tecnologie italiane, ha creato una filiera di 8 mila imprese e dà lavoro a 41
mila persone".
“Per mantenere il
nostro territorio attrattivo”, ha aggiunto Annalisa Sassi, Presidente di
Confindustria Emilia-Romagna, “dobbiamo continuare ad investire sui punti di
forza della regione, ma anche indirizzare le nostre competenze verso nuove
filiere ad alto potenziale di sviluppo. Due aspetti sono strategici per
l’attrattività: la disponibilità di alloggi per manager e lavoratori e un
sistema moderno ed efficiente di infrastrutture e logistica. Per il primo
occorre un grande e ambizioso piano di riqualificazione urbana in chiave green
e sostenibile, per il secondo bisogna accelerare e puntare con decisione alla
realizzazione delle opere infrastrutturali previste, senza dimenticare gli
interventi sull’assetto idrogeologico”.
"Siamo
presenti nel Paese dal 1963 con l’apertura del nostro primo stabilimento
produttivo a Zola Predosa in Emilia-Romagna. Oggi l’Italia è il cuore pulsante
della nostra trasformazione verso un futuro senza fumo, e ospita una filiera
integrata del Made in Italy composta da 8.000 imprese italiane che dà lavoro a
circa 41.000 persone su tutto il territorio nazionale”, ha commentato Marco
Hannappel, Presidente e Amministratore delegato di Philip Morris Italia. “Le
eccellenze del territorio e la strategica sinergia con i nostri partner ci
hanno permesso di inaugurare qui a Crespellano la più grande fabbrica costruita
ex novo in Italia nell’ultimo secolo, dedicata esclusivamente ai prodotti
innovativi senza combustione. Siamo convinti che l’attrazione di investimenti
esteri, la valorizzazione delle eccellenze dei territori e la creazione di
ecosistemi di filiere siano elementi indispensabili per creare valore aggiunto
nel Paese in termini economici, sociali e di innovazione”.
Energia:
necessario puntare su filiere nazionali per le rinnovabili e l’economia
circolare. Serve una politica industriale mirata e snellire gli iter
burocratici
Indagine
Confindustria e Deloitte: potenziare capacità di produzione anche per ragioni
di sicurezza. Net zero Industry act opportunità senza precedenti
Roma, 23 ottobre 2023 – Definire una strategia
per la transizione energetica nazionale con orizzonte decennale. È
quanto chiedono le imprese alle Istituzioni per dare segnali chiari al mercato e generare i presupposti per uno sviluppo organico delle filiere nel
settore delle energie rinnovabili. Questo è uno degli elementi che emerge dall’indagine "La competitività nelle tecnologie verdi, una nuova
politica industriale per le imprese italiane", condotta da Confindustria e Deloitte su un campione di aziende associate al sistema confindustriale, selezionate in quanto leader di settore, e aderenti alle Federazioni Elettricità Futura, Anie e Anima, che è stata presentata questa mattina a Roma in Confindustria.
Le imprese inoltre chiedono uno snellimento degli iter burocratici segnalando come l’eccessiva durata dei processi autorizzativi per l'installazione di
impianti di energia rinnovabile costituisca uno dei principali ostacoli per gli operatori che intendono investire in Italia. Per le imprese è fondamentale, infine, il potenziamento della filiera del riciclo nell’ambito delle tecnologie sostenibili, riconosciuta dalle aziende quale eccellenza e opportunità strategica per l'industria italiana: una normativa che supporti tali capacità industriali permetterebbe, infatti, di ridurre la dipendenza dai mercati esteri per le materie prime, incrementando la sostenibilità delle catene del valore. Con gli obiettivi di decarbonizzazione del PNIEC la domanda italiana di tecnologie green nei prossimi 7 anni sarà di circa 118 miliardi di euro all’anno secondo le stime del Governo, un’opportunità senza precedenti per chi si farà trovare pronto a fornire queste tecnologie.
“La politica
di incentivi – dichiara Aurelio Regina, Presidente del Gruppo Tecnico Energia di
Confindustria – non deve essere a pioggia, rischiando di andare a
beneficio di produzioni a basso costo extra UE, ma deve favorire invece lo
sviluppo di una capacità produttiva, cioè filiere strategiche in grado di
intercettare la domanda di nuove tecnologie green. In sede comunitaria stiamo
completando il Net zero Industry Act per il rilancio delle filiere green per il
quale si stimano investimenti per lo sviluppo della capacità produttiva nelle
tecnologie chiave tra gli 80-100 Mld di euro: il Paese deve essere pronto con
una idea chiara sulle opportunità che il tessuto industriale italiano potrà
cogliere.”
“Per le
imprese italiane la sfida della decarbonizzazione e delle energie rinnovabili è
una delle più importanti in assoluto – dichiara Fabio Pompei, CEO di
Deloitte Italia. Di fronte all’emergenza climatica che stiamo vivendo
l’Italia deve ripensare il modello di sviluppo industriale, coniugando i target
di sostenibilità con lo sviluppo della competitività e la capacità produttiva
delle filiere. Il nostro Paese ha gli strumenti necessari per eccellere in
questi campi ed è quanto riscontriamo dal nostro osservatorio privilegiato di
Deloitte, dove quotidianamente lavoriamo con oltre 8 mila aziende italiane di
diversi settori”.
Roma, 19 ottobre 2023 - Con decorrenza odierna, il ruolo di Direttore Generale di Confindustria viene assunto da Raffaele Langella, diplomatico di carriera dal 1995. Durante il suo percorso professionale, si è occupato dei temi legati all’internazionalizzazione delle imprese: a Ginevra come negoziatore su servizi e proprietà intellettuale nel contesto dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e a Delhi come consigliere commerciale. Dal 2009 al 2013 è stato responsabile della comunicazione alla Rappresentanza d’Italia presso l’Unione Europea e, dal 2013 al 2017 ha lavorato nell’Ufficio del Consigliere Diplomatico a Palazzo Chigi, concludendo questa esperienza come Consigliere diplomatico aggiunto. A dicembre del 2021 entra in Confindustria, come Direttore dell’Area Affari Internazionali. Con la sua esperienza professionale, Raffaele Langella, rappresenta una garanzia nel rapporto con gli interlocutori istituzionali di Confindustria. L’Associazione ringrazia Francesca Mariotti per il lavoro svolto e l’impegno profuso in questi anni nel ruolo di Direttore Generale.
Cyber Index
PMI ha l’obiettivo di promuovere la diffusione della cultura digitale tra le
piccole e medie imprese italiane
• Secondo il Rapporto,
che ha coinvolto oltre 700 imprese, le PMI italiane raggiungono
complessivamente un livello di consapevolezza in materia di sicurezza digitale
di 51 su 100. Il 45% delle PMI intervistate riconosce il rischio
cyber ma solo il 14% ha un approccio strategico in materia e la capacità di
valutare il rischio cyber e di mitigarlo; il 55% è poco consapevole con
un 20% che si può definire principiante
• Cyber Index PMI è
l’iniziativa promossa da Confindustria e Generali con il
contributo scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico
di Milano e la partnership istituzionale dell’Agenzia per la
Cybersicurezza Nazionale
• Continua il roadshow
per diffondere la cultura del cyber risk: con la partecipazione delle
associazioni industriali, delle PMI presenti su tutto il territorio italiano e
la Rete di consulenti ed esperti Generali
19 ottobre,
Roma.
È stato presentato oggi a Roma il primo Rapporto Cyber Index PMI, l’indice che
misura lo stato di consapevolezza in materia di rischi cyber delle aziende di
piccole e medie dimensioni.
Cyber Index PMI,
realizzato da Generali e Confindustria, con il supporto
scientifico dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della
School of Management del Politecnico di Milano e con la partecipazione dell’Agenzia
per la Cybersicurezza Nazionale, evidenzia e monitora nel tempo il livello
di conoscenza dei rischi cyber all’interno delle organizzazioni aziendali e le
modalità di approccio adottate dalle stesse per la gestione di tali rischi.
Giancarlo
Fancel Country Manager & CEO di Generali Italia ha dichiarato: “Consapevoli
della nostra responsabilità sociale in qualità di primo assicuratore in Italia,
vogliamo contribuire in maniera concreta a diffondere tra le imprese la cultura
della cyber sicurezza, ad accrescere la consapevolezza della vulnerabilità
rispetto al rischio informatico e a sottolineare l’importanza dell’adozione di
adeguate soluzioni di protezione. Lo facciamo con iniziative concrete a livello
nazionale e locale: oggi, infatti, presentiamo il Rapporto Cyber Index PMI 2023
e mettiamo a disposizione delle organizzazioni aziendali le nostre competenze e
la nostra esperienza in tema di identificazione dei rischi cyber. Oltre a
strumenti assicurativi innovativi, ci impegniamo a far sì che nel corso del
tempo le PMI italiane siano sempre più consapevoli su un tema cruciale e
sfidante per il nostro Paese, la nostra economia e la nostra società”.
Bruno Frattasi, Direttore Generale
dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha dichiarato: “Promuovere
l’innovazione e favorire la trasformazione digitale delle PMI italiane
significa anche metterle in condizione di saper gestire il rischio derivante
dagli incidenti informatici. A ciò si aggiunge anche la sfida posta
dall’affermarsi di tecnologie dirompenti come l’Intelligenza Artificiale e il
quantum computing, con tutte le opportunità e rischi che ne conseguono. Il
rapporto presentato oggi, a cui ACN ha fornito pieno supporto, fotografa una
realtà ben nota del proliferarsi e inasprirsi delle insidie digitali. Ecco
perché è fondamentale fornire alle aziende italiane strumenti di
autovalutazione come il “Cyber index PMI” per comprendere il grado di maturità
nell’affrontare la minaccia cyber e predisporre quindi opportune misure tecnologiche
e organizzative per alzare il livello di protezione e stimare il cosiddetto
rischio residuo”.
Agostino
Santoni, Vice Presidente di Confindustria per il Digitale ha detto: "I
numeri dimostrano che la protezione dei dati è ormai un tema ineludibile. Dal
2018 al 2022 gli attacchi informatici a livello globale sono aumentati del 60%
e, solo in Italia, nel corso del 2022, abbiamo registrato un incremento del
169% rispetto all'anno precedente. Nel settore manifatturiero abbiamo raggiunto
la cifra record di +191,7% e la spesa in cybersecurity nel nostro Paese ha
raggiunto 1.590 milioni di euro nel 2022, in costante crescita. È la
dimostrazione di quanto stia aumentando la consapevolezza dei rischi legati
alla sicurezza informatica, tanto che nella sfera imprenditoriale ormai è
considerata un fattore strategico di competitività. Per questo Confindustria si
è impegnata a sensibilizzare il proprio Sistema associativo sulla
cybersecurity, con particolare attenzione alle PMI. Si tratta di un tema che
l’attuale fase di transizione digitale ha reso ancora più urgente e, per
gestire l’implementazione dei nuovi processi, va affrontato lavorando sulle
competenze del capitale umano".
Remo Marini,
Group Head of IT & Operations Risk & Security di Assicurazioni Generali
ha
dichiarato: “Da anni assistiamo ad una crescita rilevante degli attacchi
informatici e mai come oggi, il panorama delle minacce cyber, ulteriormente
aggravato dal contesto geopolitico, rende ancora più urgente la necessità per
le imprese di individuare le possibili fonti di rischio cyber, stimarne
l’entità e, infine, lavorare alla loro mitigazione. In particolare, proprio le
piccole e medie imprese risultano essere dei soggetti particolarmente
vulnerabili e per questo occorre supportarle da subito: aumentando la loro
consapevolezza in materia di rischi cyber, accrescendo il loro livello di
maturità e di protezione e, fornendo loro gli strumenti assicurativi utili a
mitigare il rischio residuo. In questa direzione si sta muovendo da anni il
Gruppo Generali e il Cyber Index PMI ne è la prova tangibile”.
Alessandro
Piva,
Direttore dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico
di Milano ha affermato: “Il Rapporto Cyber Index PMI evidenzia
complessivamente una situazione di scarsa consapevolezza dei rischi cyber, in
uno scenario dove le PMI rappresentano il motore dell’economia del nostro Paese
e sono partner strategici di grandi imprese in filiere di rilevanza nazionale
ed internazionale. Le difficoltà a stanziare fondi e a internalizzare figure
professionali dedicate rendono complesso identificare minacce e priorità di
azione e spesso l’approccio al rischio cyber è solo di tipo artigianale. Solo il
14% dele organizzazioni si può considerare maturo, con un approccio strategico
alla materia e in grado di mettere in campo le corrette leve di attuazione con
iniziative che riguardano persone, processi e tecnologie.”
Quattro
livelli di maturità per le PMI italiane: è quanto emerge dal Rapporto Cyber
Index PMI 2023
Il dato
principale che emerge dal Rapporto è la necessità di una maggior diffusione
e promozione della cultura dei rischi cyber tra le organizzazioni aziendali di
piccole e medie dimensioni. Le 708 PMI coinvolte nel Rapporto raggiungono
complessivamente un valore di medio di Cyber Index a 51 su 100 (il livello di
sufficienza è 60 su 100).
Cyber Index PMI è
derivato da una valutazione su tre diverse dimensioni: l’approccio strategico,
la capacità di comprendere il fenomeno e le minacce (identificazione),
l’introduzione di leve per mitigare il rischio (attuazione). Il Rapporto
evidenzia come, seppur vi sia una crescente attenzione sulla materia, manchi un
vero e proprio approccio strategico che preveda la definizione di
investimenti e la formalizzazione di responsabilità da parte della popolazione
aziendale italiana, con un punteggio medio di 54 su 100. Sebbene le leve
di attuazione siano maggiormente sviluppate, con un valore di 56 su
100, le PMI hanno difficoltà nello stabilire priorità, perché mancano le
azioni di identificazione corrette che permettano di approcciare il tema in
maniera più oculata e consapevole, punteggio medio di identificazione 43
su 100.
I rispondenti,
rappresentativi dell’intera popolazione di PMI italiane, possono essere
raggruppati in 4 livelli di maturità:
• il 14% è
considerato maturo: ha un approccio strategico alla materia, è
pienamente consapevole dei rischi ed è in grado di mettere in campo le corrette
leve di attuazione con iniziative che riguardano persone, processi e tecnologie
• il 31% può
essere definito come consapevole: è in grado di comprendere le
implicazioni dei rischi cyber, ma con una capacità operativa spesso ridotta per
poter mettere in campo le corrette azioni
• il 35% è informato:
non pienamente consapevole del rischio cyber e degli strumenti da mettere in
atto, si approccia al rischio cyber in modo «artigianale»
• il 20% può
essere definito principiante: poco consapevole dei rischi cyber e con
una quasi nulla implementazione delle misure di protezione
Il Rapporto non
registra rilevanti differenze territoriali mentre il livello di maturità
delle imprese è correlato con la dimensione aziendale: da un valore medio
di 43 per le micro-imprese, a uno di 53 per le piccole e fino a 61 per le
medie.
Il 58%
delle PMI manifesta un’attenzione concreta attraverso un budget stanziato per
la sicurezza informatica della propria azienda: tuttavia, nella maggior parte
dei casi rientra nel più ampio investimento destinato all’IT, solo il 17% ne
prevede uno ad hoc. In termini di mitigazione del rischio, il 57% ha una
dotazione tecnologica per il monitoraggio delle anomalie; il 41%
prevede contromisure per limitare l'esposizione degli utenti aziendali a
rischi informatici, attraverso un’azione sul fattore umano, ovvero tramite
policy comportamentali o iniziative di formazione degli utenti; infine, il 17%
delle aziende intervistate ha già sottoscritto una soluzione assicurativa
dedicata, mentre il 29% non è a conoscenza delle possibilità di copertura
del rischio cyber.
Continua il
roadshow di Confindustria e Generali per diffondere la cultura della cyber
sicurezza tra le piccole e medie imprese italiane
Se è vero che
parte delle PMI italiane hanno ben compreso l’importanza della sicurezza
informatica e si stanno dunque attrezzando per affrontare uno scenario in
continua evoluzione, le aziende che hanno dimensione ridotta complicano il
percorso nel suo insieme. Vi è ancora, infatti, una quota significativa di
aziende che faticano a gestire il rischio in maniera oculata e che ne
sottovalutano i potenziali impatti. È necessario dunque un cambio di mindset
rispetto alla gestione dei rischi cyber che deve essere interpretata come fattore
abilitante della trasformazione digitale. Inoltre, valutando la centralità
assunta dalla materia nel contesto sociale e globale in cui viviamo e con
l’obiettivo di rendere resiliente l’economia del Paese, si sente il bisogno di
un approccio sistemico in cui intervengano anche le istituzioni per
definire opportunità di investimento comuni e rafforzare le infrastrutture
aziendali.
Nell’ottica di
aumentare la conoscenza su temi di rischi cyber e di attacchi informatici per
le imprese, sono previsti incontri di formazione e workshop su base
territoriale. Gli esperti di Generali e la rete agenziale
coinvolgeranno, con la loro consulenza di valore, le imprese associate a
Confindustria, per garantire una maggior consapevolezza dei rischi
legati alla crescente digitalizzazione e per proteggere le imprese dal crimine
informatico. La seconda tappa dell’iniziativa, dopo quella di Venezia Mestre,
sarà il 26 ottobre a Parma e, nel corso dei mesi, proseguirà nel corso
dell’anno coinvolgendo Firenze, Torino, Genova, Milano, Perugia e Bologna.
Per promuovere la
cultura del cyber risk al grande pubblico, a partire da novembre sarà inoltre
pubblicato sulle principali piattaforme audio il primo podcast di Generali
Italia a tema Cybersecurity. Composto da 4 episodi, il podcast fa parte di
“Semplice Come”, il progetto audio di Generali Italia lanciato nel 2017 per
semplificare argomenti complessi.
Roma, 6 ottobre 2023 - I Presidenti di Confindustria
Carlo Bonomi e di BDI Siegfried Russwurm esprimono il sostegno degli
industriali italiani e tedeschi al rafforzamento della compagine azionaria di
Ita Airways per implementare gli investimenti.
"Da
sempre l'industria guarda positivamente alla privatizzazione di Ita Airways,
quindi non possiamo che affermare che l'operazione da parte di Lufthansa vada
nella giusta direzione, rappresentando un passo fondamentale verso il
rafforzamento dell'industria aerea italiana. È essenziale che questa
transizione sia gestita con determinazione e lungimiranza per garantire che la
nuova compagnia mantenga e accresca il suo valore sul territorio italiano, a
beneficio dei cittadini e di tutta la comunità imprenditoriale", ha
affermato il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi.
"L'imminente
consolidamento del trasporto aereo europeo deve rafforzare l'industria nella
concorrenza internazionale, ridurre l'influenza dello Stato e garantire la
resilienza dell'UE in questo campo. La domanda dinamica del settore e le sfide
strutturali richiedono aziende ben finanziate e di successo in grado di gestire
i principali investimenti nella protezione del clima. Con un'offerta migliore e
più rispettosa del clima, i consumatori europei ne trarranno beneficio",
ha dichiarato Siegfried Russwurm, presidente BDI.
FORNIRE UN SUPPORTO CONCRETO ALLE PMI: LO SME ROADSHOW DI BUSINESSEUROPE FA TAPPA A ROMA
L'evento ha visto gli interventi di Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, e di Thierry Breton, Commissario UE per il Mercato interno
Bruxelles/Roma, 4 ottobre 2023 - Confindustria ha ospitato oggi nella sua sede di Roma il secondo SME Roadshow di BusinessEurope, l’associazione europea delle imprese di cui Confindustria è membro fondatore. La discussione si è concentrata sul percorso delle PMI verso la duplice transizione verde e digitale, nel contesto del pacchetto di misure di supporto per le PMI recentemente annunciato dalla Commissione europea.
Fabrice Le Saché, presidente della Entrepreneurship & SME Committee di BusinessEurope, ha dichiarato:
"Le proposte della Commissione per semplificare le procedure e ridurre i requisiti di rendicontazione per le PMI possono svolgere un ruolo importante durante la transizione verde e digitale. BusinessEurope chiede inoltre un impegno politico costante, da parte di tutta la Commissione, per migliorare ulteriormente lo strumento ‘SME test’ e valutarne regolarmente l'efficacia. Inoltre, la limitazione dei termini di pagamento nelle transazioni B2B potrebbe contribuire ad aumentare il flusso di cassa delle PMI e consentire maggiori investimenti nelle due transizioni, ma la protezione della libertà contrattuale è un elemento chiave dell'attuale direttiva e deve essere mantenuta.
Giovanni Baroni, Presidente Piccola Industria Confindustria, ha aggiunto:
“Siamo orgogliosi di aver ospitato a Roma la seconda tappa dell’SME Roadshow di BusinessEurope. È stata un'occasione preziosa per condividere proposte e definire sinergie su una priorità strategica fondamentale per l'Europa: la competitività delle PMI. Le PMI europee sono impegnate a garantire la transizione sostenibile dell’Europa. Ecco perché è importante continuare a sostenerle con stimoli agli investimenti anche nell'integrazione dei criteri ESG e garantire loro l’accesso a una forza lavoro qualificata. L’Italia ha il maggior numero di PMI in Europa, che generano il 64,3% del nostro valore aggiunto nazionale e quasi il 77% dei posti di lavoro. Le nostre PMI hanno bisogno di una rapida semplificazione normativa a livello Ue soprattutto nel campo della sostenibilità”.
La posizione completa di BusinessEurope sul pacchetto di misure di supporto per le PMI proposto dalla Commissione europea è disponibile qui.
Aperto a tutte le imprese il bando scade il prossimo 3 novembre. Alle aziende
finaliste anche la possibilità di riduzione del tasso di premio Inail
Roma,
3 ottobre 2023 - Prende il via oggi l’VIII edizione del premio “Imprese per la sicurezza”, l’iniziativa promossa da Confindustria e Inail con l’obiettivo di contribuire alla diffusione della cultura della prevenzione di infortuni e malattie professionali, dando visibilità alle aziende che si distinguono per il loro impegno e per i risultati gestionali raggiunti in materia di salute e sicurezza. Il concorso, realizzato con la collaborazione tecnica dell’Associazione premio qualità Italia (Apqi) e di Accredia, ente italiano di accreditamento, è aperto a tutte le imprese.
La valutazione delle candidature adotta un approccio innovativo globale, che consente di misurare il livello di sicurezza in tutte le fasi del processo produttivo. La partecipazione, in particolare, offre l’opportunità di ottenere un check-up approfondito sulla sicurezza aziendale e di ricevere un report che consente di conoscere non solo il proprio posizionamento rispetto alle altre imprese partecipanti, ma anche quali sono le aree di forza e quelle in cui è possibile migliorare.
Per partecipare è necessario compilare e inviare, entro le ore 14:30 del prossimo 3 novembre, i questionari online disponibili sul sito di Confindustria al link https://www.confindustria.it/home/appuntamenti/iniziative-progetti/dettaglio-evento/Premio-imprese-per-la-sicurezza-viii-edizione
I riconoscimenti saranno assegnati per tipologia di rischio e dimensione aziendale. Le aziende finaliste, inoltre, potranno richiedere la riduzione del tasso di premio Inail, con le modalità descritte sul sito dell’Istituto.
INTELLIGENZA
ARTIFICIALE: IL MERCATO IN EMILIA-ROMAGNA SUPERA I 30 MILIONI DI EURO NEL 2022,
CON UNA
PROSPETTIVA DI CRESCITA FINO A 51 MILIONI NEL 2024.
A
CESENATICO SESTA TAPPA DEL ROADSHOW DI PICCOLA INDUSTRIA E ANITEC-ASSINFORM
Nel
2022 il mercato dell’Intelligenza Artificiale in Emilia-Romagna ha superato i
30 milioni di euro, con una prospettiva di crescita fino a 51,6milioni di euro
nel 2024. Il mercato digitale della regione ha superato i 6 miliardi di euro
nel 2022, con una crescita dell’1,8% rispetto al 2021.
La
percentuale di imprese emiliano-romagnole con almeno un livello base di
digitalizzazione è cresciuta attestandosi al 70,5% nel 2022 rispetto al 63,4%
del 2021, con un incremento di oltre 7 punti percentuali.
Ancora
poche le imprese italiane che utilizzano sistemi di Intelligenza artificiale ma
il mercato è in forte sviluppo: la percentuale delle piccole imprese italiane
si attesta oggi al 5,3, contro il 24,3% delle grandi imprese, ma gli ultimi
dati ISTAT disponibili si riferiscono al 2021.
Cesenatico, 21 settembre 2023 – Sesta tappa a Cesenatico,
con Piccola Industria Confindustria Romagna per il ciclo di incontri
“Intelligenza artificiale e PMI: esperienze da un futuro presente”,
organizzato da Piccola Industria Confindustria e Anitec-Assinform, in
collaborazione con la rete dei Digital Innovation Hub, con la partnership di
Audi e la media partnership de L’Imprenditore. Si tratta di un roadshow che in
due anni toccherà tutte le regioni italiane, con l’obiettivo di sensibilizzare
e informare le piccole imprese associate a Confindustria sulle opportunità
offerte dall’intelligenza artificiale. Sono le stesse imprese a raccontare le
proprie esperienze e strategie di impiego dell’IA in azienda, grazie alla
presentazione di casi concreti e al confronto diretto con i partecipanti.
L’intelligenza artificiale, di cui si discute da oltre 70 anni, è oggi al
centro del dibattito politico-economico. Big data, elevate capacità
computazionali e algoritmi più performanti ne permettono un impiego diffuso,
capace di incidere nella vita quotidiana di imprese e individui in maniera
ancora più profonda rispetto alle innovazioni precedenti. Tuttavia, nonostante
le sue potenzialità, l’IA rimane ancora scarsamente utilizzata dalle imprese
italiane, in particolare quelle di minori dimensioni: secondo dati Istat del
2021, solo il 6,2% delle imprese con almeno 10 dipendenti ha dichiarato di
utilizzare sistemi di Intelligenza artificiale, contro una media dell’8%
nell’Unione europea. In particolare, la percentuale di piccole imprese italiane
si attesta al 5,3%, contro il 24,3% delle grandi imprese. Un gap da colmare,
perché numerose ricerche certificano un crescente divario nell’incremento della
produttività dovuto alla digitalizzazione tra le poche imprese di frontiera e
le molte più in ritardo. (FIGURA 1). L’Italia recupera parzialmente
nell’industria: nel 2021 la percentuale di imprese più avanzate nell’utilizzo
dell’intelligenza artificiale era superiore alla media europea (1,4% contro
1,3%). Rimane però ancora lontana dai paesi capofila: Danimarca a 5,3% e Paesi
Bassi al 3%.
Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, le imprese con almeno un livello
base di digitalizzazione sono il 70,5% nel 2022 rispetto al 63,4% del
2021, con un incremento di 7 punti percentuali (FIGURA 2). La Regione è la
prima tra le tre italiane a essere state individuate come “Strong Innovator”
nel Regional Innovation Scoreboard 2023 della Commissione europea, a
fronte di una media nazionale definita “moderate innovator”.
Secondo Anitec-Assinform, l’Associazione che in Confindustria raggruppa le
aziende ICT, in Italia per il mercato dell’Intelligenza artificiale nel 2022
ha raggiunto un volume di circa 435 milioni di euro (+32,4%) ed è
previsto che l’IA raggiunga i 1.200 milioni nel 2026, con un tasso di
crescita medio annuo del 28,9% (cfr. Rapporto Anitec-Assinform “Il Digitale
in Italia 2022” v.2). (FIGURA 3)
L’Intelligenza artificiale, insieme ad altri abilitatori del mercato (Digital
Enabler) come ad esempio Cybersecurity, Big Data e Cloud, sarà un elemento di
traino straordinario per lo sviluppo del mercato digitale italiano. Nonostante
le prospettive positive, in Italia il mercato dell’IA resta meno sviluppato
rispetto agli altri Paesi più industrializzati: per questo è fondamentale avere
una visione strategica che consenta di accelerare e potenziare gli investimenti
delle imprese, rafforzare le competenze digitali dalla scuola al mondo del
lavoro e acquisire maggiore consapevolezza e conoscenza delle potenzialità
dell’IA.
Analizzando i dati
regionali si evidenzia come nel 2022 il mercato dell’Intelligenza
Artificiale in Emilia-Romagna abbia superato i 30,5 milioni di euro, con
una prospettiva di crescita del 30% medio nel biennio 2022-2024, anno in
cui arriverà a toccare, secondo le previsioni, i 51,6 milioni di euro.
Se guardiamo al mercato digitale nel suo complesso nel 2022 l’Emilia-Romagna
raggiunge i 6 miliardi di euro nel 2022, con una crescita dell’1,8%
rispetto al 2021 (Fonte: Rapporto Anitec-Assinform “Il Digitale in Italia
2022”). (FIGURA 4 - 5).
“Mentre portavamo avanti il nostro percorso informativo e formativo sui
territori” - ha ricordato Giovanni Baroni Presidente Piccola
Industria Confindustria - “sia a livello europeo sia nazionale sono
stati compiuti molti passi avanti sull’intelligenza artificiale e sulla sua
componente hardware principale: i chip. Guardiamo con interesse alle
innovazioni del IA Act e del Chips Act, così come, rimanendo in Italia, a
quelle introdotte dal Decreto Omnibus in materia di semiconduttori. Nel nostro
Paese manca, però, una strategia strutturata e coerente, sia nelle risorse sia
nella visione, che possa affiancarsi a quella europea e competere con i
programmi statunitensi, cinesi, sud coreani, o anche solo con quelli tedeschi e
francesi. La tradizione italiana nella ricerca in questi campi ha una lunga
storia e conserva una grande eccellenza: sarebbe importante porre oggi le basi
per il futuro, sia nella R&S sia nella produzione manifatturiera”.
“Anitec-Assinform
si impegna a promuovere l'Intelligenza Artificiale come catalizzatore per la
crescita e l'innovazione nel panorama industriale italiano. Come Associazione
vogliamo ispirare le piccole e medie imprese ad abbracciare l'IA e le nuove
tecnologie digitali. Il nostro obiettivo è rendere il digitale il fulcro della
nostra crescita, consolidando la posizione di leadership dell'industria
italiana nel mercato globale e contribuendo a raggiungere un futuro di
innovazione e successo” ha affermato Paolo Maggioli, Vice Presidente
Anitec-Assinform.
“Ci sono
ancora ampi margini di miglioramento e un grande potenziale da sprigionare in
un settore di innovazione continua come l'AI, ma questi dati confermano la
vocazione dinamica del tessuto industriale romagnolo, nonostante tutte le
difficoltà e le variabili imprevedibili, ultima tra tutte l'alluvione. Davvero
le piccole imprese stanno facendo, insieme, un'impresa grandissima, dimostrando
di essere l'ossatura portante su cui si tiene il sistema produttivo
territoriale”
ha sottolineato Danilo Casadei, Presidente Comitato Piccola Industria
Confindustria Romagna.
“L’indagine conferma – ha affermato Maurizio Minghelli, Presidente Comitato Piccola Industria Confindustria Emilia-Romagna – che il nostro territorio è molto vivace sui temi legati all’innovazione e alle nuove tecnologie. Le sfide da affrontare sono tre: l’utilizzo dei dati per un’intelligenza diffusa a disposizione delle imprese e della società, le competenze digitali, la trasformazione digitale dei settori produttivi e dei servizi. Con il nostro Digital Innovation Hub, di cui fanno parte tutte le Associazioni territoriali dell’Emilia-Romagna, abbiamo realizzato più di 200 assessment e più di 300 incontri one-to-one con le imprese sulle tecnologie avanzate, dal digital twin alla blockchain fino all’intelligenza artificiale”.