COMUNICATI STAMPA

ll Consiglio Generale di Confindustria ha oggi condiviso, all’unanimità, la posizione favorevole al referendum sulla riforma costituzionale proposta dal Consiglio di Presidenza.

ll Consiglio Generale di Confindustria ha oggi condiviso, all’unanimità, la posizione favorevole al referendum sulla riforma costituzionale proposta dal Consiglio di Presidenza. 

 

In coerenza con il suo ruolo di rappresentanza e partecipazione alla vita politico-sociale del Paese, Confindustria ha sottolineato nel tempo l’esigenza di modifiche alla Costituzione volte a modernizzare le istituzioni, migliorare l’efficienza della macchina pubblica e l’efficacia dei processi decisionali.

 

Quella del Consiglio Generale è, dunque, una scelta a favore della governabilità, della competitività e del valore della responsabilità. La riforma costituzionale guarda all’interesse generale del Paese nel medio-lungo periodo e va sostenuta, quindi, a prescindere dalla situazione politico-elettorale del momento.

 

È senz’altro migliorabile, ma è pre-condizione indispensabile per realizzare quelle riforme economiche necessarie al rilancio della crescita, su cui Confindustria chiede un impegno forte da parte del Governo. È questo lo spirito con cui oggi il Consiglio Generale ha espresso il suo orientamento.

 

Quattro sono i punti che motivano il SÌ delle imprese al referendum: 

 

  • il superamento del bicameralismo paritario, che significa più stabilità e governabilità. I Governi potranno assumere decisioni nell’interesse generale, senza guardare al consenso di brevissimo periodo, ma pensando al benessere dei cittadini;
  • il miglioramento della qualità dell’attività legislativa, che significa riduzione del time to market delle politiche pubbliche;
  • la semplificazione e la modernizzazione dei rapporti tra i diversi livelli di governo, che significa maggiore collaborazione tra Stato e autonomie e superamento della logica dei veti; 
  •  l’introduzione di misure di efficientamento della finanza pubblica, che significa soprattutto maggiore controllo sulla quantità e qualità della spesa degli enti regionali e locali.

Di Paola: “L’entrata in vigore del nuovo Codice rappresenta una grande opportunità di trasformazione"

“L’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici rappresenta una grande opportunità di trasformazione del mercato della domanda pubblica”, così Vittorio Di Paola, presidente del Comitato tecnico Infrastrutture, Logistica e Mobilità di Confindustria nel suo intervento al convegno “La riforma del codice dei contratti pubblici” organizzato da Confindustria

 

Confindustria apprezza – spiega Di Paola – l’intento del nuovo Codice, che punta a rivedere e razionalizzare la normativa degli appalti pubblici. Obiettivo: un sistema più snello, efficace e trasparente, capace di rendere il settore della domanda pubblica più attento alle esigenze della collettività e agli equilibri di bilancio, ma allo stesso tempo propulsivo per la crescita produttiva e tecnologica delle imprese coinvolte, attrattivo per gli investimenti privati e realmente competitivo per gli operatori economici.

 

Pienamente condivisi sono alcuni aspetti innovativi – continua Di Paola – come la qualificazione delle stazioni appaltanti, in modo da limitare il rischio di contenziosi e aggiudicazioni errate; la qualificazione delle imprese, anche attraverso il rating reputazionale; la previsione del debat public per le grandi opere infrastrutturali e l’affermazione della centralità del progetto, che è strumento fondamentale intorno cui costruire una migliore e più qualificata domanda pubblica, ricorrendo in via prioritaria al mercato e utilizzando le migliori innovazioni disponibili. Un buon progetto riduce infatti i costi, economici e temporali, connessi a una “mala-progettazione”. Il che vuol dire meno riserve, meno varianti, meno ribassi che spiazzano le imprese più sane a vantaggio di quelle che utilizzano comportamenti sleali.

 

Profili di criticità – sottolinea invece Di Paola – contiene la disciplina del subappalto, nettamente più restrittiva rispetto a quanto previsto dalle Direttive Ue. Subappalto e qualificazione, ad avviso di Confindustria, devono trovare un equilibrio coerente. Negativo anche il giudizio sulla disciplina delle procedure negoziate: mantenere la soglia a 1 milione di euro limita sensibilmente il principio di tutela della concorrenza e della trasparenza dei procedimenti amministrativi, con effetti non positivi sul piano della legalità e dei costi.

 

Resta determinante il ruolo centrale delle Linee guida affidate all’ANAC, che, da un lato, dovrebbero intervenire sui profili della riforma di più elevata criticità per un corretto funzionamento del mercato secondo logiche di concorrenza e trasparenza e, dall’altro, dovrebbero raggiungere l’obiettivo di semplificazione del quadro normativo e di un livello accettabile di certezza del diritto. Si tratta, conclude Di Paola, di una sfida impegnativa.

75 tra imprese e associazioni industriali, 5 gruppi bancari e 12 Università per un totale di oltre 130 partecipanti. Questi i numeri della prima missione imprenditoriale che fa tappa a Buenos Aires dal 17 al 19 maggio. Obiettivo, approfondire le opportunità di investimento e collaborazione offerte dall’Argentina alla luce delle recenti riforme e delle nuove linee guida di politica economica adottate dal Governo del neo Presidente della Repubblica Mauricio Macri. Si tratta del principale evento economico bilaterale dopo il default del Paese (2001) e il primo follow up che segue la visita del Presidente Renzi lo scorso febbraio.

 

La missione è promossa dai Ministeri degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo Economico ed è organizzata da Confindustria, ICE-Agenzia e ABI, in collaborazione con la nostra Ambasciata a Buenos Aires. La delegazione italiana è guidata dal Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico Ivan Scalfarotto, insieme a Vincenzo De Luca, Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Maeci, Licia Mattioli, Presidente del Comitato tecnico per l’Internazionalizzazione e gli investitori esteri di Confindustria, Roberto Luongo, Direttore Generale dell’Agenzia ICE, e Guido Rosa, Presidente del Comitato Tecnico per l’internazionalizzazione di ABI.

 

L’iniziativa è focalizzata sui comparti più promettenti: agroindustria, automotive, energia e green technologies e infrastrutture. 

 

I lavori avranno inizio il 17 maggio a Buenos Aires con un seminario di introduzione al mercato argentino. Seguiranno i workshop sui settori della missione, in cui saranno presentati i più importanti progetti di investimento in programma in Argentina nei prossimi anni. Il giorno seguente, 18 maggio, si aprirà con gli incontri di business tra imprese italiane e argentine e si concluderà con il Forum Economico Italia-Argentina, alla presenza dei vertici della delegazione italiana e delle principali istituzioni economiche locali. In diversi momenti del programma interverranno i principali Ministri argentini responsabili dei dossier economici: fra essi Produzione, Opere Pubbliche, Energia.

 

L’accesso ai mercati finanziari internazionali è stato una delle priorità del nuovo esecutivo di Mauricio Macri: con un’offerta di 4,6 miliardi di USD, lo scorso febbraio, si sono conclusi i negoziati con gli hedge found americani che non avevano sottoscritto la ristrutturazione del debito sovrano nel 2005 e nel 2010. Tutti i provvedimenti varati finora dal Governo puntano inoltre a normalizzare l'economia e riattivare la crescita, migliorando il clima di business ed eliminando le misure protezionistiche che avevano reso difficile negli ultimi anni per le imprese straniere operare nel Paese. Questo rinnovato dinamismo sta suscitando grande interesse da parte degli operatori internazionali, in particolare europei e nord americani, che hanno rimesso l’Argentina al centro delle proprie strategie di investimento. Anche se nel 2016 il Paese soffrirà ancora gli effetti della crisi (PIL -1%), le principali previsioni economiche internazionali indicano che, nel medio periodo, l’Argentina attraverserà un periodo di crescita stabile e sostenuta con un aumento medio della ricchezza su livelli del 3%.

Il Parlamento europeo esorta la Commissione ad opporsi alla concessione del MES, finché la Cina non soddisferà i criteri UE per essere considerata un’economia di mercato

“Con il voto odierno il Parlamento Ue si schiera dalla parte dei produttori e dei lavoratori europei contro la concorrenza sleale - dichiara Lisa Ferrarini, Vice Presidente Confindustria per l’Europa. Questo ottimo risultato lo dobbiamo ai nostri eurodeputati: senza il loro impulso e l’incessante lavoro di questi mesi sarebbe stato impensabile”.

 

Con la risoluzione approvata il Parlamento esorta la Commissione ad opporsi alla concessione del MES, finché la Cina non soddisferà pienamente i criteri fissati dalla UE per essere considerata un’economia di mercato; la sollecita a un coordinamento internazionale sul tema, anche in vista del prossimo vertice del G7, e auspica che il messaggio venga recepito dai Ministri del Commercio europei che si riuniranno domani a Bruxelles per discutere, fra le altre cose, della crisi del settore siderurgico.

 

“Il segnale del Parlamento UE non poteva essere più chiaro. La Commissione europea e i Governi devono ora tener conto di questa pronuncia. Una scelta contraria agli interessi dell’industria - continua Ferrarini - esporrebbe le nostre imprese a un dumping sempre più aggressivo, con il rischio di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro mettendo a repentaglio interi comparti produttivi. Gli eurodeputati oggi hanno espresso in modo netto che non accetteranno alcun compromesso al ribasso che indebolisca l’antidumping europeo. La Cina deve giocare secondo le regole della concorrenza e onorare i suoi impegni; la UE - ha concluso Ferrarini - deve rafforzare la propria difesa commerciale nel rispetto delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio”.

Meno imprese, ma più solide, affiancate da una nuova leva di PMI innovative. La ripresa c’è: per recuperare il terreno perduto con la crisi, servono più imprese “eccellenti”, ovvero a forte crescita e a basso rischio, e più innovazione.

 

Le società di capitali delle regioni del Centro-Nord costituiscono la spina dorsale dell’apparato produttivo italiano: quelle che soddisfano i requisiti europei di PMI (da 10 a 250 addetti, e fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di euro) sono 112 mila, che producono oltre 160 miliardi di valore aggiunto e più del 10% del prodotto interno lordo nazionale. A questo aggregato, di dimensioni molto rilevanti e con significative differenze territoriali, in cui l’industria gioca un ruolo decisivo, è dedicato il primo Rapporto PMI Centro-Nord curato da Confindustria e Cerved.

 

Per approfondire, scarica il comunicato stampa allegato

Le stime nei trenta principali mercati emergenti individuati da "Esportare la dolce vita", la ricerca curata dal Centro Studi Confindustria e da Prometeia

Le vendite italiane di prodotti belli e ben fatti (BBF) raggiungeranno i 15 miliardi di euro nel 2021, 4,5 miliardi in più rispetto ai livelli del 2015, con un aumento del 43% in sei anni. Queste le stime nei trenta principali mercati emergenti individuati da "Esportare la dolce vita", la ricerca presentata oggi a Milano dal Centro Studi Confindustria e da Prometeia, arrivata alla settima edizione.

 

Lo studio è stato condotto con il contributo di 9 associazioni di Confindustria - Anfao, Assica, Assocalzaturifici, Confindustria Alberghi, FederlegnoArredo, Federorafi, Federvini, Sistema Moda Italia e Ucina – e analizza le potenzialità di crescita delle vendite di beni BBF nei trenta nuovi mercati più promettenti per l’Italia dal 2016 al 2021.

 

Gli Emirati offriranno il maggior contributo alla crescita, seguiti dalla Cina e dalla Russia, che continuerà a perdere rilevanza. Nel 2021 i trenta nuovi mercati importeranno dall’Italia quasi quanto fanno oggi Francia e Germania insieme. Un contributo importante verrà dalla domanda della classe benestante: in tutto il mondo ci saranno 212 milioni di “nuovi ricchi” in più nel 2021 rispetto al 2015, persone con un reddito lordo pro-capite pari a 35mila dollari.

 

La metà di essi risiederà nei principali centri urbani di Cina e India, ma la classe benestante si sta ampliando anche in paesi molto vicini all’Italia, come per esempio la Polonia. È proprio grazie allo sviluppo di questa classe benestante che l’export BBF è salito dai 7,6 miliardi del 2010 ai 10,4 miliardi del 2015. E questa tendenza proseguirà.

 

Le piccole e medie imprese italiane hanno puntato con decisione sui mercati emergenti durante la crisi, quando la diminuzione della domanda nei mercati maturi le aveva messe in difficoltà. Ora il vento è cambiato: i paesi avanzati tornano a crescere e i loro consumatori a spendere, mentre i paesi emergenti sono in rallentamento, se non addirittura in recessione.

 

Le loro difficoltà economiche non hanno però allentato i legami che le imprese italiane hanno tessuto con i consumatori benestanti dei nuovi mercati, che continuano a consolidarsi perché si fondano su dinamiche di lungo periodo, che la congiuntura può influenzare solo temporaneamente. La domanda di bellezza e di qualità di questi consumatori continua a rivolgersi all’Italia, in particolare ai prodotti del bello e ben fatto (BBF), che sono i beni di consumo di fascia medio-alta che si contraddistinguono per il design e la qualità dei materiali e delle lavorazioni. 

 

 

La ricerca CSC-Prometeia analizza in particolare l’andamento dei settori alimentare, con focus su salumi e vini, bevande spiritose e aceti (VSA), arredamento, abbigliamento e tessile casa, calzature, occhialeria e oreficeria-gioielleria. Nel 2021 le importazioni di BBF italiani del settore alimentare arriveranno a 2,8 miliardi di euro, 598 milioni in più rispetto al 2015, con i salumi a 42 milioni di euro, in crescita di 5,6 milioni, e VSA a 488 milioni di euro, in crescita di 107 milioni; quelle dell’arredamento saliranno fino a 3,3 miliardi di euro, da 2,1 miliardi; quelle dell’abbigliamento aumenteranno fino a 3,5 miliardi, dai 2,6 miliardi, con metà della domanda incrementale proveniente da Russia e Cina; quelle delle calzature arriveranno a 1,7 miliardi, con un aumento di 582 milioni, metà del quale proverrà dalla Russia, che nonostante le difficoltà rimane il principale sbocco, e dalla Cina; quelle dell’occhialeria saliranno fino a 934 milioni di euro, da 608 milioni, con un contributo di 166 milioni d’import, circa la metà dell’aumento, da parte di Cina, Emirati, Turchia e Brasile; infine, quelle di oreficeria-gioielleria cresceranno fino a 2,7 miliardi di euro, 904 milioni in più. 

 

 

L’edizione di quest’anno si concentra anche su due settori che sono vetrine di promozione dei prodotti “belli e ben fatti”: l'alberghiero italiano di fascia alta, che rappresenta per il visitatore straniero una porta di accesso al made in Italy, e la nautica, considerata dai consumatori dei nuovi mercati come opportunità di ostentare il proprio status. 

 

 

Gli stili di consumo nei nuovi mercati evolvono rapidamente e in direzione favorevole per i beni del bello e ben fatto italiano. Le forze che trasformano i consumi hanno intensità diverse nei trenta nuovi mercati e incidono non solo sul potere di acquisto dei consumatori, ma anche sulle loro preferenze di spesa. Tra i principali importatori di BBF italiano, il paese più promettente è la Cina, seguita da Emirati, Russia e Brasile.

 

Per leggere le storie di alcune delle imprese che esportano il bello e ben fatto nel mondo clicca qui.

Si rafforzano i  segnali positivi dalle PMI del Sud: i  livelli pre-crisi sono ancora lontani, ma la ripartenza sembra avviata. Servono investimenti e finanza per consolidarla.

 

Nel 2014, anche se in frenata, la crisi dà ancora i suoi ultimi colpi di coda nel Mezzogiorno: l’emorragia di PMI si è fermata in Italia, ma è proseguita al Sud e nelle Isole, con altre 2 mila PMI di capitali uscite dal mercato.

 

Non sono mancati però i segnali positivi: nel 2015 calano con tassi a due cifre le chiusure di impresa, e 30.000 nuove imprese, spesso innovative, anche se in gran parte di piccolissime dimensioni, sono nate.

 

Il processo di selezione ha fatto uscire le imprese fragili e rafforzato le altre, consolidando un sistema di PMI più ridotto ma più solido. Le previsioni per i prossimi anni sono positive: nel 2016 e nel 2017, infatti, è attesa una crescita di fatturato e redditività delle PMI meridionali e un calo delle sofferenze, ma è ancora lento il miglioramento del rapporto tra debiti finanziari e capitale netto.

 

In allegato il comunicato stampa integrale.

 

 

L'accoglienza dei profughi deve essere un'azione comune, condivisa da tutte le Regioni europee, e non un obbligo morale per chi è più esposto dalla condizione geografica come è il nostro Paese.

 

Con questo spirito Confindustria segue con attenzione la situazione che si sta prospettando per il caso del flusso migratorio in direzione dell'Austria che, tra l'altro, potrebbe comportare la chiusura del Brennero, un danno enorme per la nostra industria.

 

Export e turismo ne avrebbero un immediato contraccolpo che toccherebbe tutta la nostra economia e soprattutto quelle imprese del Nord Est che lavorano costantemente e in modo rilevante con i Paesi del Nord Europa.

 

L'auspicio è che lunedì, in occasione dell'incontro tra i ministri degli Esteri in Lussemburgo, si possa arrivare a un concreto tentativo di accordo che ricomponga la volontà comune di offrire la giusta accoglienza a chi ha bisogno. Solo un'Europa senza frontiere può garantire benessere e solidarietà veri. 

In questi giorni, la Commissione europea ha riconosciuto il Centro Studi Confindustria come ente di ricerca economica, sulla base del rispetto di una serie di criteri, tra i quali: gli obiettivi istituzionali; la reputazione e la storia del CSC; le caratteristiche della sua organizzazione che lo rendono indipendente e autonomo nel formulare le conclusioni scientifiche.

 

È la prima volta in Europa che questa qualifica viene assegnata a un'organizzazione imprenditoriale o sindacale: un attestato importante che colloca il Csc nel gruppo di istituti che hanno accesso diretto ai dati riservati alla sola comunità di ricercatori e rafforza l'immagine di Confindustria riconoscendole una voce autorevole e qualificata, ascoltata anche fuori dall'Italia. 
 

A quasi un mese dal lancio ufficiale di #ItalyFrontiers nuovi importanti partner aderiscono alle iniziative di promozione della piattaforma istituzionale, realizzata da InfoCamere, nata con l’obiettivo di valorizzare e dare visibilità internazionale alle imprese italiane, startup e PMI, che hanno raccolto la sfida dell’innovazione. #ItalyFrontiers, frutto della collaborazione tra Ministero dello Sviluppo Economico, Unioncamere e Giovani imprenditori di Confindustria, da oggi sarà, infatti, arricchita da Piccola Industria Confindustria, ItaliaStartup e l’Associazione Nazionale Giovani Agricoltori.

 

Questo è quanto è stato annunciato oggi in occasione della presentazione al Ministero dello Sviluppo Economico della “2ª Relazione annuale del Ministro al Parlamento sullo stato d’attuazione e l’impatto della normativa a sostegno delle startup e delle PMI innovative, edizione 2015”.

 

“L’innovazione è il fattore abilitante della crescita e la soluzione principale per poter reagire con forza ai cambiamenti imposti dal contesto. Per questo le policy previste per le startup e le PMI innovative e gli strumenti come #ItalyFrontiers sono decisivi per aumentare la competitività complessiva del Paese” – ha dichiarato Alberto Baban, presidente Piccola Industria Confindustria - “Le imprese, anche quelle meglio strutturate, devono diventare sempre più attrattive e, soprattutto, più visibili per poter catalizzare importanti flussi di liquidità per la crescita” - ha concluso Baban – “Per questo risulta determinante, grazie alla visibilità nazionale e internazionale offerta dalla piattaforma, comunicare al meglio il potenziale enorme delle nostre imprese”.

 

“Le già numerose startup iscritte a #ItalyFrontiers sono la conferma di come questo fenomeno delle giovani imprese innovative ad alto potenziale di crescita si stia sviluppando positivamente nel nostro Paese” – ha commentato il presidente di Italia Startup, Marco Bicocchi Pichi – “L’impegno della nostra Associazione va nella direzione di aiutare l’arricchimento di questo importante database, oltre che nella sua ulteriore qualificazione, con l’obiettivo di renderlo attrattivo sia verso le imprese consolidate che vogliono investire in innovazione, sia verso gli stakeholders internazionali (investitori e imprese) che guardano con sempre maggior attenzione all’ecosistema startup italiano. A due giorni dall'ottimo Open Summit di Milano, che ho riassunto con l'hashtag #insieme – ha proseguito Bicocchi Pichi - siamo lieti di sostenere #insieme ad altre importanti organizzazioni imprenditoriali un obiettivo pienamente condiviso, utile a portare sul piano dei fatti comunicazione ed analisi sulle startup e sulle PMI innovative”.

 

Per Raffaele Maiorano, presidente dei Giovani di Confagricoltura: ”Lo sviluppo delle startup in agricoltura è importante per garantire un ricambio generazionale nell’ottica di una crescita sostenibile anche dal punto di vista economico. Occorre infatti scommettere sulle reti di nuove aziende innovative che danno più forza alle giovani imprese. I nostri hastag #siamogiovanimicapiccoli, #puntasuigiovani e #puntasuglistrumentigiusti vanno in questo  senso. Ritengo importante – ha sottolineato -  esplorare la possibilità di applicare la sharing economy al settore primario, rivolgendoci alle startup che dispongono di tecnologie all'avanguardia di cui l’agricoltura moderna ha bisogno. In quest’ottica diventa indispensabile, però, procedere ad una mappatura chiara e precisa divisa per settori, per disporre così di un quadro puntuale e sempre aggiornato della situazione, tagliando su misura provvedimenti ed iniziative mirate alla crescita. Siamo contenti di continuare questo percorso con il Mise, che abbiamo appoggiato dalla prima ora, imboccando oggi una strada di sviluppo insieme a nuovi partner”. 

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