COMUNICATI STAMPA

MACCHINARI, CSC: EXPORT VALE 32,1 MLD, POTENZIALE AGGIUNTIVO DI 8 MLD
Cimmino: “Tempo di agire è ora: imprese e istituzioni collaborino per consolidare ruolo Italia come leader globale”

Roma, 21 gennaio 2025 – L’export italiano di macchinari ad alta intensità di Automazione, Creatività e Tecnologia (ACT) vale 32,1 miliardi di euro, con un potenziale di crescita stimato in 8 miliardi. Lo evidenzia la seconda edizione di INGENIUM, il rapporto del Centro Studi Confindustria realizzato con il sostegno di Federmacchine, presentato questa mattina a Milano.

I mercati avanzati assorbono 21,6 miliardi di euro, mentre quelli emergenti 10,5 miliardi. Le Americhe registrano la crescita maggiore, con il Messico primo mercato di sbocco. Il potenziale aggiuntivo si distribuisce piuttosto equamente tra paesi avanzati (4,6 miliardi) ed emergenti (3,3 miliardi), suggerendo alle imprese di accrescere le loro quote di mercato in entrambi. Negli avanzati, gli Stati Uniti guidano (+760 milioni), seguiti da Germania e Francia (+470 milioni ciascuno). Tra gli emergenti spiccano Cina (+760 milioni), India (+472 milioni) e Turchia (+364 milioni).

Realizzare il potenziale dell’export non è automatico, ma richiede un aumento della produzione, trainato dagli investimenti. È quindi necessario uno sforzo coordinato di imprese e istituzioni per favorire un irrobustimento generalizzato del sistema produttivo e della sua competitività: se da un lato le imprese dovrebbero impegnarsi nel destinare risorse a investimenti produttivi, dall’altro le istituzioni dovrebbero spronare questo processo mitigando gli elementi di incertezza e predisponendo incentivi per tutte le imprese che decidano di reinvestire i propri utili per l’acquisto di beni strumentali.

La digitalizzazione, poi, riveste un ruolo cruciale: rafforzarla è essenziale anche per integrare l’IA nelle industrie esistenti. Nel 2023, il mercato italiano dell’intelligenza artificiale è cresciuto però solo del 52%, raggiungendo 760 milioni di euro, infatti il divario rispetto a USA e Cina resta significativo. Con solo il 5% degli investimenti rispetto a quelli statunitensi, l’Europa è in ritardo e l’Italia fatica soprattutto tra le PMI: solo il 18% ha avviato progetti di IA contro il 61% delle grandi imprese.

In un contesto sempre più incerto è infine fondamentale utilizzare al meglio gli accordi di libero scambio già conclusi dalla Ue e finalizzarne altri, come quello con il Mercosur, per ottenere ulteriore accesso preferenziale a mercati strategici. È inoltre necessario rafforzare i legami commerciali con i paesi europei e individuare ambiti di collaborazione avanzata con gli Stati Uniti, anche per fronteggiare la concorrenza di blocchi commerciali integrati come il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) in Asia.

“Il Rapporto INGENIUM sottolinea l’impatto decisivo dei fattori geopolitici sui flussi commerciali e di investimento. Tensioni, conflitti e sfide globali, come l’approvvigionamento energetico e tecnologico, influenzano le scelte di governi e imprese. Con l’insediamento della nuova amministrazione americana, ci aspettiamo un’accelerazione delle dinamiche globali, mentre auspichiamo che l’Europa ritrovi il coraggio di scelte epocali. Il tempo di agire è ora: imprese e istituzioni devono lavorare insieme per tradurre il potenziale individuato in esportazioni effettive e consolidare il ruolo dell’Italia come leader globale. È per questo che auspichiamo che venga al più presto organizzata una missione in Messico, che dalle analisi del Csc risulta tra i primi cinque paesi emergenti per potenziale dell’export di beni ACT, con un margine di miglioramento pari a 281 milioni di euro. Ogni ritardo potrebbe tradursi in opportunità perse per il nostro sistema industriale", ha detto Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti di Confindustria.

“L’industria italiana del bene strumentale assicura da sempre un contributo decisivo al saldo della bilancia commerciale del paese, operando su mercati molto variegati per geografia, cultura e tipologia della domanda. La necessità sempre più forte di operare nell’arena internazionale e la crescente complessità che questa attività porta con sé, in parte determinata dalle generali condizioni di incertezza, impongono uno studio attento del contesto. I risultati emersi da questa seconda edizione di INGENIUM sono un utile strumento per comprendere quali sono le aree a maggior potenziale e quali le direttrici di sviluppo del business da seguire per assicurare il miglioramento della competitività dell’offerta di made in Italy settoriale”, ha aggiunto Bruno Bettelli, presidente FEDERMACCHINE.




SLOVACCHIA, CONFINDUSTRIA: PARTNERSHIP STRATEGICA, EXPORT POTENZIALE DI 1,87 MLD DI EURO

Cimmino: “Condividiamo una forte vocazione manifatturiera e una spiccata propensione all’export”

 


Roma, 15 gennaio 2025 – Approfondire le opportunità commerciali e di investimento in Slovacchia, con focus su settori chiave come macchinari, energia, IT, elettronica, costruzioni, chimica e farmaceutica, alimentare, tessile e automotive. Questo l’obiettivo della conferenza “Why Slovakia? Fit for Investing and Trade”, svoltasi a Roma e organizzata da Confindustria e dall'Ambasciata della Repubblica Slovacca in Italia, con il supporto del MAECI, MIMIT e ICE-Agenzia.

 

L’evento ha raccolto 150 partecipanti tra istituzioni, agenzie per gli investimenti, associazioni imprenditoriali e 65 imprese italiane. Sono intervenuti, tra gli altri: Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti di Confindustria, Peter Pellegrini, Presidente della Repubblica Slovacca, Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Denisa Sakova, Vice Primo Ministro e Ministro dell’Economia Slovacca, e il Presidente di ICE-Agenzia, Matteo Zoppas.

 

“Le nostre imprese guardano con grande interesse alla Slovacchia, un Paese che ha dimostrato straordinaria solidità economica e capacità di crescita. Condividiamo una forte vocazione manifatturiera e una spiccata propensione all’export. Ed è per consolidare questi legami che stiamo potenziando la cooperazione tra le nostre università", ha detto Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti di Confindustria. “Se l’Italia rappresenta un ponte naturale verso il Mediterraneo, la Slovacchia, con la sua posizione strategica nel cuore dell’Europa centrorientale, è un hub essenziale per i corridoi paneuropei che attraversano il continente e per il commercio globale, in particolare verso i mercati dell’Est. Ma c’è di più – ha proseguito Cimmino -: secondo le stime del Centro Studi Confindustria, la Slovacchia si classifica al quarto posto tra 17 Paesi dell’Europa centrorientale per il potenziale di sviluppo delle esportazioni italiane. L’export italiano, infatti, potrebbe crescere di ulteriori 1,87 miliardi di euro rispetto ai 4 miliardi del 2023 e ai 2,8 miliardi del 2024”.

 

La Slovacchia è caratterizzata da stabilità economica, posizione strategica e un ambiente favorevole agli affari. L’appartenenza all’Eurozona garantisce ulteriore stabilità, mentre la promozione dell’innovazione e il sostegno alle industrie chiave ne fanno una destinazione ideale per investimenti di qualità. Il settore industriale rappresenta il 35% del PIL del Paese, con automotive, macchinari, elettronica, chimica e farmaceutica come pilastri principali. Le relazioni commerciali tra i due Paesi sono solide: l’Italia è il settimo cliente e l’ottavo fornitore della Slovacchia, con un interscambio di circa 8,7 miliardi di euro nel 2023. Le esportazioni italiane comprendono principalmente prodotti in metallo, macchinari, mezzi di trasporto, apparecchi elettrici, prodotti tessili e abbigliamento. Inoltre, la Slovacchia si propone come potenziale snodo logistico verso l’Ucraina, offrendo nuove opportunità di partenariato per la futura ricostruzione del Paese.


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NUOVO ACCORDO TRA CONFINDUSTRIA E INTESA SANPAOLO: 200 MILIARDI DI EURO PER LA CRESCITA DELLE IMPRESE ITALIANE FOCUS SU INVESTIMENTI, INNOVAZIONE E CREDITO

• Si rafforza la collaborazione avviata nel 2009: già erogati al sistema produttivo italiano 450 miliardi di euro in 15 anni
• Nuovo impulso alla crescita delle imprese in Italia e all’estero attraverso modelli produttivi innovativi, Transizione 5.0, Intelligenza Artificiale, Scienze della Vita
• Sostegno ai lavoratori attraverso il Piano per l’Abitare Sostenibile
• Messina: “Accompagnare il tessuto imprenditoriale del Paese nel realizzare obiettivi di crescita e competitività”
• Orsini: “Puntare al rilancio degli investimenti attraverso un metodo di lavoro partecipato e inclusivo, che coinvolga tutti gli attori economici”


Milano, 14 gennaio 2025 – Il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini e il Consigliere Delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina hanno firmato oggi il nuovo Accordo quadriennale per la crescita delle imprese italiane. Il programma congiunto mette a disposizione 200 miliardi di euro da qui al 2028 per dare nuovo slancio al sistema produttivo nazionale, cogliere le opportunità di strumenti come Transizione 5.0 e I.A., integrando così le risorse già stanziate dalla Banca per la realizzazione degli obiettivi del PNRR.

Il nuovo accordo consolida e rinnova la collaborazione avviata nel 2009 che, grazie a un volume di crediti erogati al sistema produttivo italiano pari a 450 miliardi di euro in quindici anni, ha contribuito ad evolvere il rapporto tra banca e impresa accompagnando i bisogni delle PMI e delle industrie mature anche nelle fasi più complesse. Tale supporto è sato declinato in numerose iniziative congiunte che, anche grazie alle garanzie governative attivate nelle fasi critiche, hanno consentito di sostenere con nuovo credito decine di migliaia di imprese e prevalentemente PMI, struttura portante del Made in Italy nel mondo. L’accordo odierno rafforza le azioni già attivate a sostegno dell’economia reale, a partire dagli investimenti in ricerca e sviluppo e dalla valorizzazione del sistema delle filiere. Le novità riguardano:

i processi di trasformazione sostenibile in linea con il Piano Transizione 5.0
gli investimenti in nuovi modelli produttivi evoluti ad alto potenziale con particolare attenzione ad Aerospazio, Robotica, Intelligenza Artificiale e Scienze della Vita
l'accelerazione della transizione sostenibile, dell’economia circolare e di processi innovativi ad alto contenuto tecnologico
piano per l’Abitare Sostenibile, per favorire la mobilità e l’attrazione dei talenti nell’industria italiana

“Oggi rinnoviamo la lunga collaborazione di carattere strategico con Confindustria, ha spiegato Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo. In un arco di 15 anni, ha sostenuto il sistema produttivo italiano erogando 450 miliardi di euro e creando una relazione di fiducia basata sulla capacità delle imprese di adattarsi e guardare a nuove prospettive. In questo percorso il nostro Gruppo è stato un soggetto chiave per individuare, in ogni congiuntura, le soluzioni ideali per la crescita delle imprese italiane, le quali si sono rafforzate tanto da affermarsi come leader a livello globale. Quello che presentiamo oggi è il PNRR di Intesa Sanpaolo per le imprese: mettiamo a disposizione ulteriori 200 miliardi di euro al 2028 per accompagnare il tessuto imprenditoriale del Paese nel realizzare obiettivi di crescita e competitività, investendo sul futuro e sulle sfide che ci attendono, con un modello di relazione virtuoso e costruttivo”.

“Questo accordo rappresenta uno strumento essenziale a supporto della nostra visione di politica industriale di medio-lungo periodo - ha affermato il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. “Con Intesa Sanpaolo abbiamo accompagnato l’evoluzione delle nostre aziende nel mutevole scenario degli anni passati attraverso soluzioni innovative. Oggi guardiamo a un orizzonte in cui le imprese saranno impegnate in molteplici transizioni per le quali dovranno mettere in campo sforzi enormi. La crisi della produttività in atto impone di puntare al rilancio degli investimenti. Per questo è cruciale la semplificazione di transizione 5.0 e l’attuazione puntuale del PNRR. Attraverso questo accordo vogliamo promuovere un metodo di lavoro partecipato e inclusivo, che coinvolga tutti gli attori economici. Il 2025 sarà un anno cruciale per la nostra economia e dobbiamo lavorare insieme su alcuni capitoli chiave: il rafforzamento delle filiere strategiche; la riduzione del prezzo dell’energia e la diversificazione delle fonti energetiche; la revisione del green deal con a cuore il principio della neutralità tecnologica per evitare che si traduca nella desertificazione dell’industria europea; l’attenzione al benessere e all’equità sociale, da perseguire anche attraverso il Piano per l’Abitare Sostenibile proposto da Confindustria”.

Nel corso della presentazione il Direttore del Centro Studi Confindustria Alessandro Fontana e il Chief Economist di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice si sono confrontati sullo scenario macroeconomico. Anna Roscio, Executive Director Sales & Marketing Imprese della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo ha illustrato gli asset strategici della collaborazione. La presentazione si è conclusa con un dialogo tra il CEO di Intesa Sanpaolo Carlo Messina e il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini sui principali temi economici.
I contenuti e gli strumenti strategici dell’accordo saranno declinati e presentati agli associati di Confindustria ed ai clienti Intesa Sanpaolo sul territorio nazionale, con una serie di incontri e iniziative locali e settoriali che coinvolgeranno le rispettive strutture territoriali.


FOCUS - LE AZIONI PREVISTE DALL’ACCORDO PER LA CRESCITA DELLE IMPRESE:

Sostegno ai processi trasformativi in coerenza con il Piano Transizione 5.0 e le azioni previste dal REPowerEU, in una logica di innovazione digitale ed energetica delle imprese
Accelerazione della Transizione Sostenibile e all’Economia Circolare verso un bilanciamento energetico ottimale tra fonti energetiche sostenibili
• Investimenti su filiere strategiche e nuovi modelli produttivi evoluti ad alto potenziale di sviluppo: Aerospazio, Robotica, Intelligenza Artificiale e Scienze della vita
Investire e accelerare l’impatto in ricerca e innovazione favorendo la nascita e lo sviluppo di Start up e Pmi ad alto contenuto tecnologico anche attraverso soluzioni finanziarie e servizi dedicati
• Sostenere il rafforzamento della struttura patrimoniale e finanziaria delle imprese, con soluzioni innovative per la diversificazione delle fonti finanziarie e il ribilanciamento dei livelli di debito
• Promuovere soluzioni per l’abitare sostenibile per i lavoratori in una logica di rigenerazione urbana
Crescita delle imprese del Sud Italia attraverso la valorizzazione della ZES Unica Mezzogiorno e incentivando programmi di sviluppo imprenditoriale
• Istituzione di una cabina di regia nazionale e di gruppi territoriali tra banca e imprese, con il coinvolgimento delle Direzioni Regionali Intesa Sanpaolo e delle Associazioni Territoriali e settoriali del sistema Confindustriale



 
Roma, 20 dicembre 2024 – “Ringrazio Luigi Gubitosi per l’ottimo lavoro fatto in così poco tempo e per i risultati raggiunti che testimoniano il primato della Luiss nel mondo accademico del nostro Paese. Auguro buon lavoro a Giorgio Fossa che sarà il prossimo Presidente della Luiss”. Così in una nota il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini esprime apprezzamento per l'operato del Presidente uscente Luigi Gubitosi e annuncia l'arrivo di Giorgio Fossa alla guida dell'Ateneo.


Ricerca: Confindustria premia 12 campioni dell’innovazione industriale
Di Stefano: le imprese che investono in R&I crescono di più.

Roma, 17 dicembre 2024 – Anche quest’anno Confindustria assegna il “Premio Imprese per Innovazione” a 12 aziende che hanno investito con successo in ricerca e sviluppo.

Le vincitrici di questa XIV edizione sono: VDA Group (per la categoria Award) ; Attilio Carmagnani ‘AC’, Creative Words, Flash Battery, Greenergy, IPM, Oerlikon Friction System, Tubettificio Robbiese (per la categoria Prize) ; Ericsson Telecomunicazioni, Faiveley Transport Italia, Giocamondo Study, GPS Standard (per la categoria Finaliste).

Il Premio Imprese per Innovazione di Confindustria partecipa, per la categoria Industria e Servizi, al Premio dei Premi, istituito presso la Fondazione Cotec su mandato del Presidente della Repubblica.

Sono 8 le imprese che oltre al premio di Confindustria ricevono anche il più alto riconoscimento del Premio dei Premi, la cui cerimonia si è svolta oggi a Roma. Sono: Ericsson Telecomunicazioni, Faiveley Transport Italia (per la categoria grandi gruppi), Attilio Carmagnani ‘AC’, Greenergy, IPM, Oerlikon Friction System, Tubettificio Robbiese, VDA Group (per la categoria PMI).

“Confindustria crede molto in questo premio che negli anni ha contribuito a rafforzare e diffondere la cultura delle imprese su temi fondamentali come ricerca, sviluppo e innovazione. I progetti vincitori rappresentano un esempio per le altre imprese e un volano nell’ecosistema dell’open innovation” - ha commentato Riccardo Di Stefano, Delegato di Confindustria per Education e Open Innovation. “Le imprese che investono in R&S crescono di più, non solo consolidando i risultati raggiunti ma riuscendo a pianificare in maniera strategica gli scenari futuri”.

Il Premio Imprese per Innovazione, istituito da Confindustria, è giunto alla XIV edizione: si tratta di un percorso a 360 gradi per le imprese che si sono distinte per l’originalità delle innovazioni che hanno sviluppato relativamente a prodotti, processi e modelli di business.

Il Premio IXI è il primo in Europa ad aver adottato i parametri dell’European Foundation for Quality Management (EFQM) ed è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Giuseppina Mai, con il sostegno di Fondimpresa, con il contributo di Cerved, IWS e Warrant Hub e con il supporto tecnico dell’Associazione Premio Qualità Italia (APQI).


ITALIA-SPAGNA: ALLEANZA TRA CONFINDUSTRIA E CEOE PER RILANCIARE LA CRESCITA UE

L’incontro con 130 aziende durante il viaggio di Stato di S.M. il Re Felipe VI in Italia

Roma, 12 dicembre 2024 – Si è tenuto questa mattina a Roma, presso Palazzo Colonna, l’incontro imprenditoriale Italia – Spagna nell'ambito della visita di Stato di S.M. il Re Filippo VI in Italia, alla presenza di 130 aziende spagnole e italiane per discutere delle alleanze strategiche tra i due Paesi e delle sfide e prospettive per un futuro di crescita sostenibile nell'ambito del nuovo ciclo europeo.

L'incontro, organizzato da Confindustria, CEOE, dalla Segreteria di Stato per il Commercio -ICEX e dalla Camera di Commercio spagnola, ha visto la partecipazione di S.M. il Re Filippo VI di Spagna e del Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, della Vice Presidente di Confindustria per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti Barbara Cimmino, del presidente di CEOE Antonio Garamendi, oltre al Segretario di Stato al Commercio e Presidente di ICEX España Exportación e Inversiones, Amparo López Senovilla e al Presidente della Camera di Commercio spagnola, José Luis Bonet.

Il Business Summit è stato preceduto da una colazione ristretta in cui il Re di Spagna è stato accolto dal Ministro Tajani e dal Presidente di Confindustria Emanuele Orsini e dal Presidente di CEOE Antonio Garamendi.

“Le relazioni economiche tra Italia e Spagna sono solide, con oltre 2.000 aziende italiane in Spagna che generano 690 mila posti di lavoro e un fatturato superiore a 400 milioni di euro. Questa connessione, basata su sistemi produttivi complementari e una comune vocazione manifatturiera, offre ancora ampi margini di crescita. Rafforzare la collaborazione nei settori della sostenibilità, digitalizzazione e transizione energetica è essenziale per affrontare sfide condivise e accrescere la competitività. Insieme, possiamo promuovere un’agenda europea che valorizzi le nostre industrie e il ruolo dell’Unione Europea nel contesto globale”, ha detto Barbara Cimmino, Vice Presidente di Confindustria per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti.

“Il sostegno fornito dalla presenza di Sua Maestà il Re a questo incontro ha un ruolo fondamentale per continuare a fare progressi nel lavoro congiunto di collaborazione e rafforzamento delle relazioni commerciali tra Spagna e Italia. Dobbiamo essere in grado di continuare a rafforzare i nostri legami e trovare una voce comune quando si tratta di definire il percorso da seguire a livello europeo, dal punto di vista commerciale. Vogliamo incoraggiare un maggior numero di aziende spagnole a essere presenti in Italia, così come noi vogliamo accogliere più aziende italiane in Spagna”, ha aggiunto il presidente della CEOE, Antonio Garamendi.

Ai saluti istituzionali e al dibattito sulle relazioni industriali e commerciali tra i due Paesi, sono seguiti i tavoli settoriali su Infrastrutture, Mobilità e Trasporti; Energia, Ambiente e Transizione Verde; Industria, Difesa e Tecnologia; Finanza, Assicurazioni e Investimenti.

Gli scambi commerciali tra Itala e Spagna superano i 73 miliardi di euro, con 66,1 miliardi legati al commercio di beni, confermando la comune vocazione industriale. La Spagna è il quinto partner commerciale dell’Italia, mentre noi siamo il terzo per la Spagna. Gli investimenti diretti italiani in Spagna ammontano a 43,2 miliardi di euro, mentre quelli spagnoli in Italia raggiungono i 18,7 miliardi. Questi numeri dimostrano una connessione profonda, ma c’è ancora spazio per rafforzare la collaborazione.


MISMATCH, CONFINDUSTRIA: OLTRE DUE IMPRESE SU TRE NON TROVANO LE FIGURE PROFESSIONALI RICHIESTE

Aleotti: “Il disallineamento delle competenze è un problema nazionale che ostacola lo sviluppo del Paese”
Di Stefano: “Le imprese reagiscono al mismatch investendo nella formazione”

Roma, 10 dicembre 2024 – Più di due terzi delle imprese italiane segnalano difficoltà nel trovare le competenze necessarie per le proprie attività, con criticità particolarmente evidenti nel reperimento di profili tecnici, indicati dal 69,2% delle aziende, e di personale per mansioni manuali, segnalate dal 47,2% a livello nazionale e dal 58,9% nel settore industriale. Le difficoltà appaiono meno significative in relazione alle competenze trasversali, segnalate dal 16,5% delle imprese, e a quelle manageriali, indicate dall’8,3%. Questi dati emergono dall’Indagine Confindustria sul lavoro 2024, presentata oggi a Roma nel corso del convegno “Competenze e lavoro: l’Indagine Confindustria e le sfide delle imprese”.

Le difficoltà delle imprese si concentrano soprattutto in settori chiave come la transizione digitale, dove due aziende su tre segnalano problemi nel trovare competenze adeguate. Anche l’internazionalizzazione rappresenta un’area critica per circa un terzo delle imprese, mentre la transizione green viene indicata dal 15,1% delle aziende come un ambito in cui è complesso reperire figure specializzate.

Per far fronte a queste problematiche, le imprese italiane puntano su diverse soluzioni. La formazione del personale interno rappresenta la risposta principale, adottata dal 59,7% delle aziende. Molte realtà, pari al 49% del totale, si affidano a consulenze esterne per colmare i gap di competenze, mentre quasi un terzo (28,5%) partecipa a iniziative educative territoriali, come gli ITS Academy, i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO), e i tirocini curriculari.

L’incidenza del mismatch varia a seconda del settore e delle dimensioni aziendali. Nel comparto industriale, il 73,5% delle imprese dichiara difficoltà nel reperire competenze, contro il 65% nel settore dei servizi. La percentuale cresce con la dimensione dell’impresa, passando dal 64,8% nelle piccole realtà, al 72,8% nelle medie, fino al 77,6% nelle grandi aziende.

“Le imprese italiane faticano a trovare profili adeguati in molti settori strategici, segno di un forte disallineamento tra competenze richieste e offerte. A peggiorare il quadro, contribuiscono il calo demografico e l'invecchiamento della popolazione, che amplificano la carenza di lavoratori, rendendo necessario aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e attrarre immigrati qualificati. Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro non riguarda solo le imprese, ma l’intero Paese, compromettendone lo sviluppo economico. Serve un approccio sistemico che coinvolga istituzioni, aziende e sistema educativo in uno sforzo comune e coordinato per rispondere a questa sfida.”, ha detto Lucia Aleotti, Vicepresidente Confindustria con delega al Centro Studi.

“L’indagine Confindustria sul lavoro dimostra come le imprese, nonostante il mismatch di competenze, reagiscano collaborando con il sistema educativo attraverso PCTO, apprendistati e ITS Academy, supportate da associazioni territoriali e di categoria. Il suo valore emerge anche dall’inclusione tra le fonti della lettera del Ministro Valditara indirizzata agli studenti delle scuole medie e alle loro famiglie, confermandola come uno strumento utile per comprendere i trend del mercato e per orientare i giovani verso percorsi formativi in linea con le esigenze del lavoro. Un contributo prezioso anche per l’orientamento dei giovani”, ha aggiunto Riccardo Di Stefano, Delegato del Presidente di Confindustria per Education e Open Innovation.

La formazione del personale emerge, quindi, come uno degli strumenti più efficaci per superare le carenze di competenze. Nel 2023, il 57% delle imprese italiane ha investito in attività formative, ma questa percentuale sale al 66% tra le aziende che hanno dichiarato difficoltà di reperimento. Il fenomeno è particolarmente evidente nel settore industriale, dove si registra una differenza di 18 punti percentuali rispetto alla media generale, con un picco del 21,6% tra le piccole imprese.


ORSINI: SERVE CORAGGIO SULL’IRES PREMIALE

“Il 2025 sarà un anno molto difficile per la nostra economia”

Roma, 6 dicembre 2024 – “Occorre una misura concreta che sia anche un’iniezione di fiducia per spingere gli investimenti delle nostre imprese e attrarre quelli esteri.

Questo per rispondere alle frenate che si vedono all’orizzonte dell’economia italiana e per dimostrare che il Paese crede nella sua industria.

Abbiamo bisogno di una visione industriale di lungo periodo per il Paese che con coraggio ed azioni concrete trasferisca fiducia a cittadini e imprese”. Così il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini in una nota.


COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO ABI, ANIA, Confcommercio, Confcooperative, Confindustria e Legacoop

Appalti: le associazioni datoriali scrivono una lettera congiunta alle Commissioni Ambiente e Lavoro di Camera e Senato sui criteri della rappresentanza

Quattro i correttivi proposti da Abi, Ania, Confcommercio, Confcooperative, Confindustria e Legacoop

Roma, 30 novembre 2024 – Abi, Ania, Confcommercio, Confcooperative, Confindustria e Legacoop hanno sottoscritto una lettera congiunta indirizzata alle Commissioni Ambiente e Lavoro di Camera e Senato, per proporre quattro criteri condivisi da applicare al D.Lgs correttivo del “Codice degli appalti pubblici”, volti ad individuare in maniera adeguata ed oggettiva le associazioni datoriali più rappresentative.

Secondo le realtà firmatarie, andrebbero tenuti in considerazione i seguenti aspetti:

1. la “seniority” dell’associazione, sia in termini di presenza storica nel panorama delle relazioni industriali che in tema di contrattazione collettiva riconosciuta anche dalle Istituzioni;

 

2. il numero dei rapporti di lavoro regolati, nell’ambito di ciascun settore produttivo o per forma di impresa, da un determinato CCNL di categoria. Questo dato risulta particolarmente importante ai fini della rappresentatività, in quanto non è fondato soltanto sull’eventuale vincolo associativo dell’impresa;

 

3. l’appartenenza/partecipazione dell’associazione ad organismi di rappresentanza europea e/o internazionali. Un aspetto che qualifica l’associazione poiché l’ordinamento lavoristico trova nella disciplina eurounitaria gran parte delle sue fonti;

 

4. la presenza congiunta, negli accordi/contratti sottoscritti dalle associazioni datoriali, di forme di previdenza complementare, di assistenza sanitaria integrativa e di fondi di formazione professionale che danno luogo ad uno strutturato sistema di welfare contrattuale, con una rete di protezione del lavoratore che va oltre il mero aspetto retributivo.

Le proposte di intervento al decreto correttivo hanno l’obiettivo di “individuare la contrattazione collettiva di qualità, che può essere assunta come riferimento negli specifici contesti produttivi in quanto disciplina, per forma di impresa – oltre al tradizionale aspetto retributivo – anche un più completo ambito di tematiche come la tutela della salute, la formazione e la previdenza”, si legge in uno dei passaggi della lettera.


CONFINDUSTRIA: MARIA ANGHILERI È LA NUOVA PRESIDENTE DEI GIOVANI IMPRENDITORI
Eletta con oltre il 95% dei voti, diventa vicepresidente nella squadra senior
 
Roma, 29 novembre 2024 – Maria Anghileri, lecchese, classe 1987, è stata eletta oggi con oltre il 95% dei voti dal Consiglio Nazionale. Entra di diritto nella squadra senior di Emanuele Orsini come vicepresidente di Confindustria.
 
Laurea in Giurisprudenza alla Bocconi, abilitata alla professione forense. Ha completato la sua formazione all’estero, alla Columbia University, e ha concluso presso la Harvard Bussiness School il programma Owner President Management. In ambito associativo è stata vicepresidente nazionale nella squadra uscente dei Giovani Imprenditori con delega alla cultura d’impresa e politica industriale dove si è occupata del progetto GenerAzioni, dedicato al passaggio generazionale nelle aziende familiari. Dall’ingresso nel movimento nel 2015, ha ricoperto gli incarichi di vicepresidente dei gruppi giovani di Confindustria Lecco Sondrio, Confindustria Lombardia e Assolombarda.
Adesso nel ruolo di Direttore Operativo, è entrata nel 2016 nel Gruppo Eusider, azienda di famiglia da quattro generazioni attiva nel mondo della siderurgia. Il Gruppo opera in Italia con 18 sedi su tutto il territorio, con 900 addetti e 1,5 milioni di tonnellate lavorate l’anno.

Anghileri, nel suo discorso di insediamento, ha tracciato le linee strategiche del programma del Movimento per il quadriennio 2024-2028: “In questi anni stiamo imparando a convivere con un cambiamento sempre più rapido e pervasivo. Una qualità che ci contraddistingue come imprenditori giovani è proprio riuscire a scorgere opportunità nel cambiamento e di assumerci il rischio di percorrere nuove strade. Noi ci siamo e la nostra azione si concentrerà su tre parole chiave: imprese, persone, Europa. C’è bisogno di noi, delle nostre imprese, delle nostre idee”. Tra i progetti della neopresidente c’è il “Cantiere delle policy”, che, insieme ai più qualificati think tank e centri di ricerca svilupperà analisi e proposte su questioni decisive nell’agenda politico-economica nazionale ed europea; il “Business friendly index”, per misurare gli impatti dei provvedimenti europei sulla competitività delle imprese; una nuova collaborazione tra industria e i protagonisti del terzo settore.
 
Nove vicepresidenti, rappresentativi dei territori e dei settori industriali, completano la squadra di presidenza: Lorenzo Bagnoli (Confindustria Toscana Centro e Costa), Mirko Basilisco (Confindustria Abruzzo Medio Adriatico), Gianluca Costanzo (Confindustria Catania), Andrea Notari (Confindustria Novara Vercelli Valsesia), Annalisa Po (Confindustria Emilia Centro), Alice Pretto (Confindustria Veneto Est), Maria Sabia (Confindustria Basilicata), Natale Santacroce (Unindustria Calabria), Alessandra Sensi (Unindustria Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo).


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