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ITALIA-GERMANIA: LEGAME SOLIDO MA RECESSIONE E INFLAZIONE METTONO A RISCHIO CRESCITA INTERSCAMBIO
Baroni (Confindustria): implementare politiche industriali comuni per sostenere le Pmi protagoniste delle catene di fornitura
Poma (AHK): rafforzare il dialogo per realizzare la transizione in atto conservando la leadership nella manifattura europea
Bologna, 7
settembre 2023 – Si è tenuto questa mattina presso BolognaFiere l’evento “ITALIA-GERMANIA:
transizioni, nuove geografie di filiera e opportunità per le PMI” organizzato da Piccola Industria Confindustria in collaborazione con AHK
Italien – Camera di Commercio Italo-Germanica e Fondirigenti. Il convegno si è svolto nell’ambito di FARETE la due giorni di networking, promossa e organizzata da Confindustria Emilia.
Negli ultimi anni i mutamenti in corso all’interno delle filiere e lungo le catene di
approvvigionamento globali hanno subito un’accelerazione impressa dalla pandemia e dal conflitto russo-ucraino. E in questa nuova fase dell’economia mondiale è diventato centrale approfondire come stanno cambiando le geografie di filiera e le politiche di acquisto e approvvigionamento delle grandi industrie manifatturiere. E in questa ottica la Piccola Industria di Confindustria ha avviato un confronto con i vertici del procurement di grandi gruppi appartenenti ai principali paesi di esportazione dell’Italia e operanti nei più importanti settori di esportazione per le nostre PMI. In una prospettiva
triennale, che toccherà anche Stati Uniti e Francia, la prima tappa, organizzata oggi in collaborazione AHK Italien – Camera di Commercio Italo-Germanica
, si è concentrata sul principale partner commerciale
dell’Italia, la Germania, anche per l’altissimo livello di integrazione delle economie delle prime due manifatture d’Europa. L’obiettivo dell’incontro è, infatti, far comprendere quali opportunità si aprono per le PMI italiane attraverso la voce dei responsabili degli acquisti di tre grandi imprese tedesche appartenenti ad altrettanti settori cruciali dell’interscambio Italia-Germania - automotive, macchinari e chimico-farmaceutico. Questi manager hanno illustrato, infatti, in quali direzioni si stanno muovendo per affrontare le sfide della doppia transizione digitale e green, in un contesto economico caratterizzato da alti tassi e da una situazione geopolitica segnata da tensioni crescenti.
L’interscambio Italia-Germania, si è accresciuto negli anni: un’interdipendenza reciproca che ha il suo fulcro proprio nel settore manifatturiero, che vale oltre la metà del valore totale degli scambi. Ha mostrato un legame solido superando ripetutamente i livelli record precedentemente fissati, l'ultimo nel 2022, con 168,5 miliardi di euro (Fonte: elaborazione AHK Italien su dati Istat). Un trend che ha continuato a crescere anche durante la pandemia e la guerra in Ucraina, dimostrando come esso non derivi né da effetti rimbalzo né unicamente da dinamiche inflattive, ma da un'interdipendenza strutturale. Guardando ai settori emerge come più della metà del valore totale dell’interscambio, storicamente, sia rappresentato da quelli manifatturieri. Commercio e manifattura reggono gran parte della presenza tedesca nel nostro Paese. Tanto nell’export quanto nell’import, siderurgia, chimico-farmaceutico, macchinari e mezzi di trasporto rappresentano il fulcro dei rapporti economici tra i Italia e Germania. Questi settori, inoltre, sono quelli dove più forte è la presenza di aziende italo-tedesche nei due Paesi, che alimentano spesso indotti significativi anche al di fuori dell’interscambio strettamente inteso.
L’inflazione e la recessione, tuttavia, evidenziano un parziale calo degli scambi in alcuni settori nevralgici dell’interscambio nel corso del 2023: si tratta di segnali che indicano una nuova fase di stress per le catene italo-tedesche, la terza in pochi anni. Un situzione che mette a rischio la crescita dell’interscambio e tutto l’ecosistema produttivo che questo alimenta, soprattutto per le piccole imprese. Nel periodo gennaio-maggio del 2023, il chimico- farmaceutico e la siderurgia hanno visto scendere i propri valori (a 11,81 miliardi di euro rispetto ai 14,95 del 2022 nel chimico farmaceutico e a 10,02 miliardi di euro rispetto agli 11,3 del 2022 nella siderurgia). In questo quadro, secondo l’Outlook AHK di aprile 2023 il 48% delle aziende teme un calo della domanda, il 30% teme alterazioni alle catene di fornitura nei prossimi mesi. Mentre per il 76% delle imprese i rapporti economici tra Italia e Germanica sono un asset strategico per affrontare le sfide ecologiche e digitali che abbiamo di fronte, e il 56% ritiene che i rapporti tra i due Paesi vadano ampliati anche con un dialogo politico.
“Le catene del valore e la loro evoluzione sono da tempo al centro delle riflessioni di Confindustria proprio perché rappresentano un elemento di preoccupazione e una sfida strategica per le aziende nei prossimi mesi e anni - ha sottolineato il presidente della Piccola Industria di Confindustria Giovanni Baroni. Il 22 settembre prossimo presenteremo, infatti, la prima edizione del volume “Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica” a cura del Centro Studi Confindustria. Tutelare i rapporti Italia-Germania significa lavorare per vincere questa sfida e sostenere una parte rilevante del nostro tessuto produttivo: penso in particolare alle Pmi che spesso svolgono un ruolo cruciale nelle catene di fornitura. Per farlo è necessario implementare politiche industriali comuni: i due sistemi economici sono così interconnessi da rappresentare un unico ecosistema, e pertanto integrare strategie e soluzioni, soprattutto in materia ambientale e digitale, può essere cruciale per aiutare le imprese a far fronte a una nuova fase di stress senza rinunciare a lavorare su priorità non rimandabili, come la transizione ecologica”.
“L’interscambio italo-tedesco è in crescita costante e i due Paesi sono fortemente interconnessi – ha evidenziato Paolo Poma, vicepresidente AHK Italien e Chief Financial Officer & Consigliere Delegato di Automobili Lamborghini SpA. “Con la pandemia e la guerra in Ucraina, abbiamo visto fenomeni di rientro delle catene del valore, che creano opportunità per le piccole e medie imprese italiane. Il contesto attuale, però, può mettere a repentaglio i nostri legami, ed è per questo che il dialogo, politico ma anche economico, tra i nostri due Paesi è fondamentale in questa fase, per innovare i nostri sistemi produttivi compiendo la transizione e conservando il nostro ruolo leader nella manifattura europea”.
Leggi in
allegato i dati sull'interscambio Italia-Germania
MADE IN ITALY: CONFINDUSTRIA E IL SOLE 24 ORE SIGLANO UN ACCORDO PER SVILUPPARE UNA CERTIFICAZIONE DELLE AZIENDE RAPPRESENTATIVE DELL’ECCELLENZA ITALIANA
Avrà durata pluriennale e potrà essere richiesta dalle aziende italiane del comparto manifatturiero
Milano, 3
agosto 2023 –
Confindustria e Il Sole 24 Ore lavoreranno insieme allo sviluppo della prima
certificazione volta a riconoscere, attribuire valore e dare visibilità alle
imprese del settore manifatturiero che incarnano i valori dell’eccellenza italiana
e rappresentano i tratti distintivi della tradizione industriale del nostro
Paese.
Il conseguimento della certificazione sarà sotteso ad un insieme di parametri di riferimento identificati da Il Sole 24 Ore e condivisi da Confindustria. La verifica sul rispetto dei parametri da parte della singola azienda, propedeutico al rilascio della certificazione, sarà affidata ad un primario Ente Certificatore terzo e indipendente accreditato Accredia.
L’iniziativa vedrà il coinvolgimento delle cosiddette aziende “Champion”, che nel loro ruolo di Capi-Filiera, potranno sostenere la certificazione delle aziende appartenenti alle proprie catene di fornitura.
La certificazione avrà una durata pluriennale e sarà attestata da un marchio specifico, sviluppato e registrato da Il Sole 24 Ore, che esprimerà i valori intrinseci dell’eccellenza italiana delle aziende certificate con un orientamento alla comunicazione e diffusione all’estero, anche grazie al Network internazionale di Confindustria.
Il progetto di certificazione sarà accompagnato da iniziative di visibilità, sia a livello italiano che internazionale, dedicate alle aziende aderenti, promosse congiuntamente da Confindustria e da Il Sole 24 Ore con il coinvolgimento delle associazioni territoriali e di categoria, dei Professionisti del network Partner 24 Ore, e dall’organizzazione di eventi che vedranno la partecipazione di istituzioni nazionali ed internazionali e del mondo accademico.
“Il Made in Italy è riconosciuto e amato in tutto il mondo con un valore economico importante e come tale va promosso con orgoglio ed è per questo che due importanti realtà profondamente inserite nel tessuto imprenditoriale italiano come Confindustria e Il Sole 24 Ore hanno deciso di lanciare una innovativa certificazione che rappresenterà un riconoscimento prestigioso per quelle aziende che vogliono sottolineare la propria italianità – commenta l’Amministratrice Delegata del Gruppo 24 Ore Mirja Cartia d’Asero – L’autorevolezza del Sole 24 Ore, le sinergie con il sistema confindustriale e la grande competenza dei partner certificatori rappresentano fondamentali punti di forza di un progetto che ha l’obiettivo di valorizzare le imprese italiane sul mercato internazionale”.
“Il Made in Italy ha un ruolo di assoluto rilievo nell'economia globale e nazionale ed è un asset fondamentale per la crescita. L’eccellenza italiana in termini di design e qualità dei materiali contraddistingue prodotti che portano con sé non solo un valore economico, ma anche immateriale perché riprendono i tratti più caratteristici della nostra cultura d’impresa e contribuiscono a comporre l’immagine dell’Italia produttiva. Nel 2022 abbiamo raggiunto il record di oltre 600 miliardi di euro di esportazioni, e ci sono ancora grandi possibilità di crescere – dichiara Maurizio Marchesini, Vice Presidente per le Filiere e le Medie Imprese di Confindustria. È quindi essenziale impegnarci a rafforzare il Made in Italy e le sue potenzialità e accompagnare sempre più imprese nei mercati esteri. In questo senso la certificazione rappresenta uno strumento importante per andare in questa direzione”.
RetImpresa (Confindustria): Fabrizio Landi confermato presidente
Focus sulle reti come facilitatore per innovazione e trasformazione tecnologica
Roma, 18 luglio 2023 – Fabrizio Landi è stato confermato presidente di RetImpresa, l’Agenzia di Confindustria che promuove le aggregazioni e le reti d’impresa, per il biennio 2023-2025.
Fabrizio Landi, imprenditore attivo nel settore delle scienze della vita, ricopre attualmente anche la carica di vicepresidente vicario di Confindustria Toscana Sud.
Nel corso dell'Assemblea generale dell'associazione, presso il Complesso Gazometro Roma Ostiense, i delegati hanno eletto la squadra dei vicepresidenti: confermato Vincenzo Marinese, vicepresidente vicario di Confindustria Veneto Est, a cui si aggiungono due nuovi ingressi, Giuseppe Maiellare, componente del Consiglio energia di Unindustria Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, e Gabriele Menotti Lippolis, presidente di Confindustria Brindisi.
A seguire, si è tenuto un momento di confronto pubblico per approfondire il tema dell’“open collaboration”, con la partecipazione di: Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Edoardo Dellarole, Chairman of the Innovation Committee ROAD - Rome Advanced District, Fabio De Furia, Presidente Miami Scientific Italian Community e Davide Ippolito, CEO e founder di Reputation Research; moderati dal giornalista RAI Mattia Iovane.
Oltre a un focus specifico dedicato al ruolo delle reti come facilitatore per l’innovazione e la trasformazione tecnologica delle imprese introdotto dal presidente Fabrizio Landi, i relatori hanno dibattuto su temi come la corretta organizzazione e gestione di progetti congiunti, i profili di comunicazione e reputazionali, la capacità di connettere talenti, startup, PMI e grandi imprese, la propensione all’internazionalizzazione delle reti di impresa.
CONFINDUSTRIA-CERVED:
LE PMI REGGONO AGLI SHOCK, PUR CON SEGNALI DI RALLENTAMENTO. PNRR FONDAMENTALE
PER LA RIPRESA
In crescita
nel 2022 fatturato e valore aggiunto, pesa l’aumento del costo del debito
Roma,
28 giugno 2023 - Il Rapporto Regionale PMI 2023, realizzato da Confindustria e Cerved in collaborazione con UniCredit, approfondisce la struttura e l’evoluzione dello stato di salute delle piccole e medie imprese italiane da una prospettiva territoriale. Il rapporto analizza i conti economici delle circa 160mila PMI italiane, basandosi sui dati di consuntivo del bilancio 2021 e offrendo stime per il 2022, attraverso i modelli predittivi economico-finanziari di Cerved.
I dati mettono in evidenza i diversi impatti sui sistemi di PMI territoriali degli shock sequenziali che negli ultimi anni hanno colpito il nostro sistema economico. Sul
fronte dei conti economici si stima una sostanziale tenuta di fatturato
(+2,4%), valore aggiunto (+1,4%) e MOL (+2,9%), che recuperano i livelli del
2019 (rispettivamente +9,1%, +8,7% e +14,9%). Questi indicatori sono accompagnati da evidenze meno incoraggianti, che suggeriscono una possibile
inversione di tendenza nel prossimo biennio. I segnali di rallentamento
sono più significativi nelle zone del Centro-Sud e lasciano ipotizzare un
incremento del divario strutturale tra sistema produttivo settentrionale e
meridionale.
I primi
effetti dell’inflazione e dell’aumento del costo del debito fanno contrarre la
redditività netta e gli utili delle PMI. Nel 2022 si stima infatti un calo del ROE dello 0,6% (dal 12% all’11,4%). La riduzione della redditività è più marcata nel Centro (dall’11,4% del 2021 al 10,4% del 2022) e nel Mezzogiorno (dal 13% del 2021 al 12,2% del 2022), con il Nord-Est e il Nord-Ovest che soffrono di meno (dal 12,5% del 2021 al 12,1% del 2022 per il Nord-Est e dall’11,5% all’11,1% per il Nord-Ovest). In parallelo, la quota di PMI in perdita passa dal 12,2% del 2021 al 27,9% del 2022, con effetti più significativi nel Centro (+16,4%; dal 13,4% al 29,8%).
Il
peggioramento della congiuntura genera impatti anche sulle abitudini di
pagamento delle PMI: i mancati pagamenti sono attesi in rialzo del 4,3% a livello nazionale (sono il 29,4% delle fatture nel dicembre 2022 contro il 25,1% del dicembre 2021). I valori più elevati si toccano tuttavia nel Mezzogiorno (39,6%; +5,8% su base annuale) e nel Centro (32%; +2,9% sull’anno). Più contenuti i mancati pagamenti nel Nord-Est (22,7%; +3,5%) e nel Nord-Ovest (27,2%, +4,6% sull’anno). Segnali
di un’inversione di tendenza si intravedono anche tra gli indicatori di
stabilità finanziaria.
Il rapporto monitora, inoltre, l’evoluzione dell’uscita dal mercato delle PMI. Le stime del 2022 confermano la prosecuzione del congelamento delle chiusure che si osserva dal 2019; i fallimenti calano del 34,7% su base annua (661 nel 2022 vs 1013 nel 2021) e le procedure non fallimentari del 49,4% (da 330 nel 2021 a 167 nel 2022). Il calo dei fallimenti è particolarmente marcato nel Mezzogiorno (-45,2%, da 230 a 126) e nel Nord-Ovest (-42,2% da 341 a 197), mentre le procedure non fallimentari si riducono particolarmente nel Nord-Est (-60,2%) e nel Centro (-55,3%).
Il Rapporto viene presentato in un momento complicato per le PMI italiane: il persistere
dell’inflazione ben oltre i propri obiettivi di mandato sta spingendo la BCE a
un continuo e deciso rialzo dei tassi, che si ripercuote sul costo dei finanziamenti alle imprese e, indirettamente, sul credito richiesto e su quello concesso, così come sugli investimenti. Dopo quasi otto anni di tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali inferiori o pari a 0,25 punti, in un anno (da luglio 2022) si sono raggiunti oggi 4,00 punti. I
processi di ristrutturazione aziendale degli ultimi dieci anni, ancorché
incompleti e differenziati tra settori e territori, avevano reso più solido il
tessuto produttivo italiano. La crisi che ha caratterizzato - ed è seguita - ai periodi di lockdown ha però fatto fare alle imprese un passo indietro di 4 anni nel processo di rafforzamento dei bilanci osservato nei 10 anni pre-pandemia. Questo ha riguardato in particolare le PMI.
A fronte di queste difficoltà, aumentano anche le sfide per il futuro. La duplice
transizione, ormai ineludibile, richiede ingenti investimenti a tutti i livelli
della filiera, così come competenze adeguate agli obiettivi. Tanto il mercato quanto regole sempre più stringenti impongono anche alle PMI un cambio nei propri processi, che a loro volta richiede più managerializzazione, più formazione e più investimenti.
In questo
contesto, per aiutare le imprese a crescere è necessario un disegno di politica
economica e industriale coerente e di medio-lungo periodo, che agisca in
primis correggendo le criticità strutturali con cui devono fare i conti le
PMI e mediante incentivi mirati che risolvano o attutiscano i principali
deficit.
Per raggiungere questi obiettivi e superare le criticità che frenano la competitività delle imprese, il PNRR è un’opportunità storica. La prima azione che il PNRR deve sostenere è l’implementazione delle riforme: del lavoro, che includa le politiche attive; del sistema scolastico, del sistema giudiziario e del fisco. Oltre alle riforme, il PNRR gioca un ruolo centrale per la realizzazione degli investimenti a sostegno della competitività, non solo del sistema imprenditoriale, ma di tutto il territorio. Sia riforme che investimenti
hanno ora bisogno di una decisa spinta verso l’attuazione. Sul fronte degli
investimenti, oltre ai ritardi strutturali, si registra una situazione di
incertezza, legata soprattutto al tema delle “rimodulazioni”.
La prima occasione di aggiornamento del Piano è rappresentata da REPowerEu. La
priorità dovrebbe essere focalizzata su interventi da attuare con strumenti
automatici, che possano, da un lato, sostenere le imprese ad affrontare i costi
della trasformazione green e, dall’altro lato, favorire le condizioni di contesto a supporto di questo processo, tra cui gli
investimenti nel digitale e sulle competenze necessarie in quest’ottica.
Quanto alla
digitalizzazione, è necessaria una revisione e un potenziamento degli strumenti
a supporto della trasformazione digitale delle imprese, tenendo conto dei
mutati obiettivi in ottica di Industria 5.0 e facendo tesoro dell’esperienza dei piani relativi al 4.0. Inoltre, per le PMI rimane di fondamentale valore il cosiddetto “network dell’innovazione 4.0”, composto da Competence center e Digital Innovation Hub, capaci di affiancare le imprese di minori dimensioni nell’analisi dei loro bisogni e nell’individuazione e applicazione delle tecnologie digitali più adatte.
Un’altra linea di azione attiene agli ambiti della ricerca e dell’innovazione. Le PMI affrontano sfide significative quando si tratta di sostenere i costi delle attività di ricerca e sviluppo. D’altro canto, grazie alla loro struttura flessibile, sono in grado di assorbire più facilmente le innovazioni di processo e di prodotto, anche se queste sono state sviluppate altrove. In tal senso, è
particolarmente apprezzabile il “credito d’imposta per investimenti in ricerca
e sviluppo”, incentivo nazionale che prevede una maggiorazione per le imprese
localizzate al Sud.
Sotto il profilo finanziario, il rialzo dei tassi di interesse sta oggi determinando una
riduzione della domanda di prestiti da parte delle imprese e condizioni di
accesso al credito decisamente più restrittive. Questo crea una serie tensioni finanziarie sulle imprese, che hanno contratto finanziamenti a tasso variabile e si sono indebitate per far fronte alla crisi degli ultimi tre anni. In tale contesto, è necessario intervenire per assicurare la sostenibilità
del debito in essere delle imprese, favorendo operazioni di rinegoziazione e
allungamento dei finanziamenti, incluse moratorie. A tal fine, sono tuttavia necessarie modifiche alle regole bancarie europee (in particolare della definizione di default), che scoraggiano tali operazioni. Occorre poi rivedere le regole temporanee europee sugli aiuti per consentire un allungamento della durata dei finanziamenti garantiti dallo Stato, sia in essere sia nuovi.
Vanno poi
rafforzate le garanzie pubbliche. In particolare, per quanto riguarda il Fondo
di Garanzia per le PMI, occorre intervenire per prevedere la gratuità di accesso per tutte le operazioni finanziarie, elevare le coperture di garanzia e innalzare l’importo massimo garantito. Le condizioni del credito in peggioramento rafforzano la necessità per le PMI di ricorrere maggiormente a strumenti di finanza alternativa, aprendo il proprio capitale a investitori esterni. Per questo, serve un set integrato di misure, in grado di raggiungere le diverse tipologie e classi dimensionali di imprese e di attivare sempre più il risparmio privato. Per farlo, è necessario che le imprese sviluppino maggiori capacità di comunicare al mercato e una governance adeguata, cui è possibile tendere, anche in questo caso, rafforzando il proprio livello di managerializzazione.
Infine, la
revisione del sistema nazionale degli incentivi, avviata dal Governo, è
condivisibile nella sua ratio di fondo: reimpostare il sistema utilizzando pochi strumenti e semplici, facendo leva quegli schemi agevolativi che, nella pratica, hanno già dimostrato di funzionare in maniera efficace (es. Fondo di Garanzia per le PMI, Nuova Sabatini, FRI), adattandoli, anche con il supporto delle Regioni, alle diverse e specifiche strategie ed esigenze.
CONFINDUSTRIA
APRE LA SEDE DI RAPPRESENTANZA A WASHINGTON DC
L’Ambasciatrice italiana in USA Mariangela Zappia e il Presidente di
Confindustria Carlo Bonomi inaugurano i nuovi uffici
Washington, 22
giugno 2023
– Nell’ambito del progetto “Confindustria nel mondo”, che ha l’obiettivo di consolidare e potenziare la presenza delle imprese italiane all’estero, Confindustria ha inaugurato la sede di rappresentanza a Washington, per imprimere ulteriore impulso alle relazioni transatlantiche e creare un ponte tra le imprese italiane e il mercato americano.
“La scelta di aprire un ufficio di rappresentanza negli Stati Uniti è opportuna e tempestiva in questa fase in cui emerge più che mai la necessità di investire nel rapporto tra alleati e partner fidati e di consolidare le catene del valore, a partire dai settori strategici”, ha commentato l’Ambasciatrice d’Italia negli Stati Uniti, Mariangela Zappia, all’inaugurazione dell’ufficio di Confindustria a Washington DC, alla presenza del Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, della Vice Presidente Barbara Beltrame Giacomello, dei componenti del Consiglio di Presidenza di Confindustria presenti a Washington, delle imprese italiane partner della Mostra monografica dedicata a Leonardo Da Vinci “Imagining the future. In the mind of an italian genius” e della stampa. L’Ambasciatrice ha sottolineato, inoltre, che l’apertura della sede avviene in un momento in cui anche la partnership economica tra Stati Uniti e Italia è particolarmente forte, come dimostrano i dati dell’interscambio bilaterale e gli investimenti italiani negli Usa.
“L’ufficio di Confindustria potrà assicurare un raccordo costante con le controparti americane a livello istituzionale e associativo - ha rilevato l’Ambasciatrice - e sarà un punto di riferimento per le oltre 3.500 le imprese a capitale italiano presenti su tutto il territorio degli Stati Uniti”. “Nella land of opportunities che rappresentano gli USA, la sede potrà contribuire ad accelerare processi innovativi che vedano protagoniste le imprese italiane e potrà aiutarle anche a cogliere le opportunità derivanti dal raccordo con le importanti Istituzioni finanziarie internazionali qui presenti: Banca Mondiale, Fondo Monetario e Banca Interamericana di Sviluppo” ha chiosato.
“Dopo l’apertura delle sedi di Confindustria a Kiev e a Singapore, con quella di Washington, rafforziamo la nostra rappresentanza e capacità di penetrazione negli Stati Uniti, primo mercato di destinazione extra-europeo dell’export nazionale e snodo nevralgico delle più importanti scelte a livello geoeconomico”, ha affermato il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’ufficio di rappresentanza dell’Associazione nel cuore finanziario della capitale statunitense. “La nostra scelta giunge in un momento decisivo per gli equilibri transatlantici: nel 2024, infatti, sia in Europa sia negli Stati Uniti si terranno le elezioni politiche, due appuntamenti cruciali in cui l’Italia avrà un ruolo determinante nel connettere le nuove leadership. Confindustria intende contribuire attivamente a questo processo stabilendo un dialogo costante con la business community e le Istituzioni politiche americane. Per noi è fondamentale promuovere al meglio il valore delle nostre imprese e cogliere appieno le opportunità offerte dagli USA” ha aggiunto il leader degli industriali italiani.
Secondo un recente studio commissionato dall’Ambasciata d’Italia, l’ecosistema economico italiano in America dà lavoro a oltre 260 mila dipendenti, con un fatturato annuale complessivo pari ad oltre $140 miliardi. Gli Stati Uniti sono diventati di recente il secondo mercato globale per l’export italiano, mentre lo scambio commerciale e’ cresciuto di oltre il 23% nel 2022, superando i $117 miliardi. Lo scorso anno, l’export italiano di prodotti e servizi verso gli USA e’ stato pari a $80 miliardi. Ammontano inoltre a oltre $30 miliardi gli investimenti in ciascuna delle due direzioni.
L’apertura degli uffici di Confindustria nella capitale USA, è avvenuta nell’ambito di una serie di importanti appuntamenti che hanno coinvolto la Delegazione italiana, guidata dal Presidente Carlo Bonomi. Primo fra tutti l’inaugurazione della mostra “Imagining the future. Leonardo da Vinci:
l’anima del genio italiano”, allestita presso la Martin Luther King Jr. Memorial Library e realizzata insieme alle aziende Partner (IntesaSanpaolo main partner; ITA Airways official carrier; 24ORE Cultura; Dolce&Gabbana; Dompè; Pirelli; Trenitalia), con la curatela della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Washington e dell’Istituto Italiano di Cultura. La Delegazione poi, sempre con il supporto dell’Ambasciata d’Italia, ha avuto incontri con funzionari dello U.S. Trade Representative, del Dipartimento del Commercio, di Select USA, US Chamber of Commerce, Banca Mondiale e dell’Agenzia governativa per la Piccola Industria.
Roma, 12 giugno 2023 – “Silvio Berlusconi è stato un imprenditore che lascia nella storia italiana un segno profondo e duraturo. La tenacia visionaria con cui riuscì ad affermare il proprio gruppo televisivo e multimediale, lo ha reso meritoriamente un protagonista della vita italiana. Ha fatto dell’innovazione il proprio tratto distintivo dando voce a profondi cambiamenti del costume e delle passioni degli italiani. Con il suo impegno in politica, nel 1994 scompaginò gli equilibri precedenti interpretando la voglia di cambiamento nel Paese. Confindustria esprime il cordoglio più profondo ai suoi familiari, a tutti coloro che operano nelle imprese di famiglia e alla vasta comunità di italiani per cui ha continuato ad essere un punto di riferimento. Con la sua capacità di leadership, il suo carisma e il suo entusiasmo lascia un’eredità che continuerà a segnare anche il futuro del Paese”. Così Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, commenta a nome dell’Associazione la scomparsa di Silvio Berlusconi.
EXPORT: ITALIA LEADER MONDIALE NEI MACCHINARI, 16 MLD DI POTENZIALE
Beltrame: necessaria una politica di sistema che accompagni le imprese sui mercati esteri
Roma, 31 maggio 2023 - Ci sono 16 miliardi di export potenziale per i beni strumentali caratterizzati da automazione, creatività e tecnologia. La possibilità di ampliare le esportazioni di questi macchinari a elevata sofisticazione è equamente distribuita tra paesi avanzati ed emergenti, per circa 8 miliardi ciascuno, suggerendo quindi alle imprese di accrescere le loro quote di mercato in entrambe le aree. Sono i dati della prima edizione di Ingenium, il Rapporto del Centro Studi Confindustria dal titolo “Il potenziale dei beni strumentali italiani nel panorama internazionale”, presentato oggi presso l’Unicredit Tower Hall e realizzato con il sostegno finanziario di Federmacchine e il contribuito, tra gli altri, di SACE per il focus nei Paesi dell’ASEAN e in particolare in Vietnam, Filippine e Thailandia, il cui mercato rappresenta un grande orizzonte di opportunità per il Made in Italy.
I macchinari che rientrano nell’analisi sono definiti grazie a tre elementi caratteristici che li contraddistinguono: automazione, creatività e tecnologia. Di qui l’acronimo ACT, che raggruppa 202 categorie di prodotto su cui l’Italia può far leva per affrontare lo scenario internazionale. Si tratta di macchinari dall’elevato grado di precisione, da una presenza dell’elettronica sempre più pervasiva rispetto alla parte meccanica, dall’agilità nell’adottare soluzioni su misura e da un crescente contenuto di servizi nell’offerta di vendita. Per molte categorie di beni l’Italia esprime un vantaggio competitivo sia in termini di prezzo applicato per la vendita, sia, a parità di prezzo, per le più elevate quantità di macchinari vendute, e non sorprende risulti leader mondiale nella produzione di molte categorie di macchinari.
“Nel quadro di un ruolo di assoluto rilievo che assume il Made in Italy nell'economia globale e nazionale quale asset fondamentale di crescita, i beni strumentali sono la robusta spina dorsale delle eccellenze italiane esportate all'estero. Senza di loro molti dei beni di consumo, che nel nostro immaginario rappresentano l'Italia nel mondo come moda, arredo e alimentare, non sarebbero realizzabili”, ha detto Barbara Beltrame Giacomello, Vice Presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria. “I macchinari costituiscono sempre una delle prime voci tra i prodotti venduti all'estero e rappresentano una parte significativa del nostro export. Un export che dagli ultimi dati vede dei segnali di rallentamento dopo i livelli record registrati negli ultimi anni e che ha sostenuto la competitività dell'industria italiana in un contesto internazionale reso estremamente sfidante e incerto. Un motivo in più per continuare a scommettere sul nostro Made in Italy e impegnarci a rafforzarlo senza farci spaventare. Anche perché come si vede da questi dati ci sono grandi potenzialità che dobbiamo essere in grado di mettere a terra con una vera politica di sistema che accompagni le imprese, in particolare le piccole e medie, nei mercati esteri”.
“Riconosciuto per le ottime performance, il made in Italy settoriale assicura da sempre un contributo decisivo al saldo della bilancia commerciale del paese. È infatti l’industria meccanica, nella quale rientra quella rappresentata da FEDERMACCHINE, a registrare il surplus commerciale maggiore. Ora, con il Rapporto Ingenium, le imprese del settore hanno a disposizione uno strumento in più per comprendere come e ove orientare la propria offerta, considerando i mercati a maggior potenziale, e alcune indicazioni strategiche per meglio presidiare le aree di sbocco”. Ha affermato Alfredo Mariotti, segretario generale Federmacchine.
Dal Rapporto emerge che tra i mercati avanzati, quelli che offrono un maggiore potenziale sfruttabile sono gli USA (con un potenziale di export aggiuntivo stimato in circa 1,7 mld di euro), Francia e Germania a pari merito (600mln di potenziale), poi Austria e Canada. Il potenziale aggiuntivo negli emergenti è guidato dal mercato cinese, dove è ancora sfruttabile il 52% del potenziale di export totale per un ammontare pari a circa 2 miliardi di euro. Questo potenziale in Cina è dovuto in larga parte alla dimensione del mercato. Seguono Turchia (potenziale di 700milioni) e India (600milioni), poi Messico e Brasile.
L’Italia risulta inoltre tra i primi esportatori sia per quota di mercato sia per competitività tra i fornitori internazionali di prodotti ACT. Nel 2020 l’Italia si è qualificata quinta, dietro Cina, Regno Unito, Germania e Austria. I principali importatori di macchinari ACT provenienti dall’Italia rimangono gli Stati Uniti, seguiti dalla Germania e dalla Cina.
L’export ACT vale quasi 28 miliardi di euro. Il valore delle esportazioni di macchinari italiani ACT nel mondo può essere diviso per mercati di destinazione. Quelli ad avere maggior peso sono i mercati avanzati, che insieme assorbono più di 18 miliardi di euro. Il valore delle esportazioni nei mercati emergenti è invece più limitato e registra poco più di 9 miliardi di euro. L’export di ACT è cresciuto in particolar modo nelle Americhe, tanto del Nord quanto in America Latina e nei Caraibi, così come nel continente europeo, destinazioni che hanno registrato la crescita maggiore nel corso del 2022 rispetto ai tre anni precedenti.
Il Rapporto indica anche la strada per attivare il potenziale suggerendo di intervenire su vari assi per la competitività delle imprese, come: supportare la servitizzazione (la fornitura di servizi aggiuntivi post-vendita); adottare comportamenti più sostenibili; favorire i trattati internazionali; stimolare l’innovazione.