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SOSTENIBILITA’,
CONFINDUSTRIA: CONSUMATORI GUIDATI DA QUALITA’ E PREZZO, L’80% SI DICHIARA
ATTENTO
Secondo la
ricerca Havas, le imprese considerano la sostenibilità una soluzione a lungo
termine ma solo 1 pmi su 4 ha una figura dedicata
Da Ros:
senza politiche pubbliche a supporto degli investimenti 5.0, rischio di costi
insostenibili e di perdere quote di competitività
Roma, 15
novembre 2023 - Confindustria ha presentato una ricerca sullo stato dell’arte della sostenibilità in Italia, che fornisce un'analisi quantitativa del sentiment dei consumatori nei confronti della sostenibilità a 360° e sulla valutazione della maturità delle aziende italiane nell'integrazione di tali temi nelle rispettive realtà. Tra ottobre e novembre scorsi l’indagine, condotta da Havas Pr, ha coinvolto un campione di 500 rispondenti rappresentativi della popolazione italiana e 16 imprenditori del panorama industriale italiano.
Lo studio è stato illustrato in occasione dell’evento principale della XXII Settimana della Cultura d’Impresa di Confindustria “Industria 5.0: il futuro è qui. Consapevolezza e sviluppo sostenibile” al MAXXI di Roma. La giornata, attraverso gli interventi di illustri relatori, ha dedicato particolare attenzione alla riflessione e alla condivisione di esperienze sui temi chiave della sostenibilità e della responsabilità economica, ambientale e sociale nelle varie declinazioni e in diversi settori.
Dall’ indagine quantitativa sui consumatori è emerso che gli italiani continuano a
prediligere prodotti di alta qualità, ma il prezzo resta un determinante
critico: il 92% considera la qualità e l'89% il costo come i principali fattori
di acquisto. La sostenibilità, focalizzata su aspetti ambientali e sociali, è rilevante per l'80% degli intervistati, con particolare attenzione da parte di donne e individui tra i 55 e 64 anni. La presenza di figli accentua l'interesse per qualità, origine e sostenibilità della filiera.
Nonostante gli atteggiamenti positivi dichiarati, solo il 28% degli italiani si dichiara ‘molto attento’ alla sostenibilità, mentre il 52% si dichiara ‘abbastanza attento’ al tema - associandolo principalmente al riciclo e alla raccolta differenziata; 1 su 5 (20%) si dichiara indifferente o considera la sostenibilità non rilevante. Il 60% degli intervistati dichiara di non conoscere l’acronimo ESG.
Mentre la responsabilità individuale è legata all'ambiente e al riciclo, le aziende sostenibili sono giudicate sia per temi ambientali che sociali. Il 46% degli intervistati considera la tutela dei lavoratori come il principale criterio per un'azienda sostenibile, seguito dal rispetto delle pari opportunità (41%).
I giovani si informano e scelgono marchi sostenibili, mentre il 57% degli italiani è disposto a optare per prodotti sostenibili senza impatti sul portafogli, scendendo al 50% nella fascia 45-54 anni.
Per il settore privato, emerge l'importanza della comunicazione trasparente ed efficace. I consumatori, infatti, si informano principalmente attraverso canali diversificati, con il sito ufficiale dell'azienda al primo posto (45%). La comunicazione diventa anche uno strumento di employer branding, con una distribuzione equa tra i generi, le età e le diverse provenienze dei consumatori.
Dall’indagine qualitativa realizzata attraverso interviste agli imprenditori è emerso che le imprese italiane integrano la sostenibilità sin dalla fondazione e la considerano una soluzione a lungo termine. Le imprese stanno evolvendo da un approccio "conforme alle normative" a un approccio che utilizza la sostenibilità per differenziarsi sul mercato. La soddisfazione dei dipendenti è prioritaria, con attenzione crescente all'inclusione ed equità. Il welfare, le competenze e il rapporto con le scuole sono temi rilevanti. L'innovazione tecnologica è fondamentale per la transizione green, con un focus sull'economia circolare e l'integrazione dell'Intelligenza Artificiale. La governance della sostenibilità e il passaggio generazionale sono sfide, con solo il 25% delle PMI che ha una figura dedicata alla sostenibilità.
La collaborazione tra filiere è un elemento chiave. Le imprese investono nella formazione ESG per supportare le filiere più piccole. Il Made in Italy, con i suoi tratti distintivi di qualità, creatività e relazioni umane, offre un vantaggio unico.
Le priorità di investimento denotano un chiaro focus verso un approccio integrato alla sostenibilità: digitale, green e capitale umano-formazione ESG.
Le imprese intervistate esprimono la necessità di rivedere le politiche industriali – nazionali ed europee – in ottica di integrazione dei tre aspetti della sostenibilità E-S-G, per puntare sul made in Italy come leva efficace per valorizzare il nostro Paese sui mercati di tutto il mondo, generando ricchezza e sviluppo nel lungo periodo.
“Il capitalismo sta evolvendo e le imprese sono chiamate non più a produrre valore ma valori: economici, sociali e ambientali. Il business in chiave 5.0 mette l’uomo al centro e chiarisce che quello sulle persone è, oggi, un investimento industriale – ha affermato Katia Da Ros, Vicepresidente di Confindustria per Ambiente, Sostenibilità e Cultura. In questo contesto, l’employer branding è un fattore chiave per comunicare i propri valori e condividere una visione di futuro e di comunità, puntando sulle risorse umane. A ciò si aggiunge una buona governance della sostenibilità, che significa anzitutto un’organizzazione aziendale in grado di accompagnare l’evoluzione dei processi produttivi. L’approccio alla sostenibilità – ha proseguito Da Ros - non può che essere integrato, come emerge chiaramente nelle interviste qualitative dell’indagine: una buona governance è il presupposto per una buona rendicontazione; una buona rendicontazione per un efficace employer branding e quest’ultimo per far evolvere i modelli di business in chiave 5.0”.
“Tutto questo – ha sottolineato la Vicepresidente di Confindustria Da Ros - si traduce in investimenti per le imprese ma, senza politiche pubbliche che li supportino e che siano guidate dal criterio della neutralità tecnologica, rischia di trasformarsi in un costo insostenibile e di far perdere al Paese quote di competitività. Negli ultimi anni, con il Green Deal, abbiamo assistito ad una politica comunitaria che ha affrontato gli obiettivi ambientali in modo ideologico, senza comprendere i rischi per i settori industriali più esposti alla concorrenza internazionale e senza comprendere che lo sviluppo e l’innovazione industriale sono il punto centrale delle soluzioni tecnologiche per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, ambientale, economica e sociale – ha aggiunto Da Ros. Occorre adeguare i tempi della transizione green ai tempi di trasformazione industriale per evitare il rischio di deindustrializzazione in Europa e assicurare la sostenibilità economico-sociale. Bisogna stimolare, come fanno USA e Cina, gli investimenti innovativi, per trasformare la sfida della transizione ecologica in una grande opportunità di sviluppo sostenibile”.
L’intervento istituzionale della mattina è stato affidato al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin che ha dichiarato: “È ormai assodato che lo sviluppo dovrà viaggiare inevitabilmente lungo i binari della sostenibilità. Lo sviluppo dovrà essere necessariamente e inevitabilmente sostenibile. Lo sviluppo al quale puntiamo è quello che porta benessere alle comunità senza intaccare l’ambiente e il territorio. È importante quindi che Confindustria abbia deciso di farsi parte attiva nel dibattito nazionale e internazionale: conferma il ruolo fondamentale delle imprese nell’intercettare, anticipare e condurre il cambiamento stimolato dal nuovo paradigma di sviluppo, Industria 5.0 che si sta affacciando in Europa, Italia compresa. Talenti esaltati dalle nuove soluzioni tecnologiche, elemento di crescita non traumatica se si rendono i processi sostenibili. Sono i punti qualificanti di Industria 5.0, alla fine, e per questo posso assicurarvi che il nostro impegno per portare a casa questo importante provvedimento non mancherà. Un impegno che sarà sempre ispirato dall’ascolto delle vostre posizioni”.
Il tema della sostenibilità è stato affrontato anche in ottica di marketing con Christian Sarkar, Founder Double Loop Marketing LLC, ed Enrico Foglia, Managing Director Regenerative Marketing Institute, che hanno sottolineato: “Nutriamo una convinzione profonda: la sostenibilità deve costituire il fondamento dello sviluppo, sia per le aziende che per le comunità locali. Per tale motivo, abbiamo sviluppato il nostro modello rigenerativo, concepito come risposta alla crescente domanda globale di progetti orientati alla salvaguardia dei beni comuni. In qualità di fondatori del Regenerative Marketing Institute, il nostro impegno è plasmare un futuro in cui la sostenibilità si traduca in un autentico motore di progresso".
Etica e centralità della persona, modelli alternativi e inclusivi nel lavoro, ruolo del digitale sono i temi della riflessione di Mons. Dario Edoardo Viganò, Vice cancelliere Pontificia Accademia delle Scienze sociali che ha detto: “La sostenibilità, richiamata dallo stesso Magistero sociale della Chiesa, è intesa sempre più frequentemente come una visione globale ed inclusiva, capace di riconoscere nelle attività umane le interconnessioni degli aspetti ecologici, sociali ed economici, ciò che si prefigge anche l’Industria 5.0. In essa, tutti dovrebbero partecipare alla medesima equazione di sviluppo. Nell’ottica della sostenibilità, lo sviluppo travalica la sola dimensione economica e interessa l’uomo e perfino l’ambiente. Va abbandonata la visione autoreferenziale dell’Homo oeconomicus, per sviluppare una nuova visone di uomo, nella quale il soggetto di riferimento è meno astratto e più eclettico, capace di relazioni di reciprocità, di motivazioni intrinseche ed è socialmente responsabile”.
L’evento “Industria 5.0: il futuro è qui. Consapevolezza e sviluppo sostenibile” è promosso da Confindustria con il sostegno di Intesa Sanpaolo e IWS, insieme al Main Partner strategico per la Cultura di Impresa 4.Manager, con la partnership di Audi e in collaborazione di Fondimpresa.
REGOLAMENTO UE IMBALLAGGI, IMPRESE IN AUDIZIONE: FORTE ALLARME, A RISCHIO INTERE FILIERE
COSTRUIRE ALLEANZA EUROPEA PER INTERVENIRE PER MAGGIORE BUON SENSO ED EQUILIBRIO
Roma, 14 Novembre 2023 - Confindustria, Confagricoltura, Confcommercio, Confartigianato,
Confcooperative, Federdistribuzione, Casartigiani e CLAAI, oggi in audizione alla Camera sulla Proposta di Regolamento europeo in materia di imballaggi e rifiuti, hanno espresso al Parlamento l’assoluta necessità di fare pressione sulle Istituzioni Europee per un maggiore buon senso ed equilibrio nell’introduzione della nuova disciplina. Abbiamo ribadito l’allarme che deriva dall’applicazione delle nuove norme. Sono molti gli aspetti del provvedimento valutati come critici che, se approvato, rischiano di danneggiare un intero sistema di eccellenza. E’ a rischio oltre il 30% del Prodotto Interno Lordo del Paese, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Parliamo dei molteplici settori produttori di imballaggi, i loro fornitori di materie prime, dell’intera industria italiana del riciclo, delle imprese che utilizzano tali imballaggi per commercializzare ed esportare merci in Italia e all’estero, dall’agricoltura a tutte le filiere della produzione alimentare e della ristorazione, dalla cosmetica alla farmaceutica, dai pubblici esercizi al turismo, dalla piccola, media e grande distribuzione organizzata, al vending, alla logistica, ai produttori di macchinari. Ciò che più preoccupa della proposta è la mancanza totale di neutralità tecnologica. Il governo si è assunto l’impegno di farsi portatore delle istanze delle imprese. Ma nelle prossime settimane i negoziati istituzionali giungeranno ad una fase decisiva. In vista del voto in plenaria del Parlamento europeo, previsto per il prossimo 22 novembre, e dell’intenzione della Presidenza spagnola di accelerare ulteriormente il negoziato e far approvare un orientamento generale già al Consiglio ambiente del 18 dicembre, abbiamo ritenuto doveroso richiamare di nuovo l’attenzione delle Istituzioni italiane per i forti timori di pregiudizi irreversibili per l’economia e le filiere strategiche del Paese. Pur condividendo la necessità imprescindibile di lavorare insieme ad obiettivi ambientali sempre più ambiziosi, in questo caso non ci sono evidenze scientifiche che confermano che il riuso sia migliore del riciclo sotto il profilo ambientale, anzi per quanto riguarda i beni alimentari è vero il contrario. Ci sono evidenze scientifiche che dimostrano un maggior consumo di acqua ed energia e le emissioni di CO2 sono nettamente peggiorative. L’Italia è tra i Paesi dell’Unione che, a detta della stessa Commissione, non corre il rischio di mancare gli obiettivi di riciclo né per gli imballaggi, né per i rifiuti urbani. Non si capisce quindi il motivo di penalizzare il riciclo a favore del riuso, sia sotto il profilo ambientale che economico. Le criticità del provvedimento, purtroppo, non sono “limitate” solo al tema del riuso a scapito del riciclo. Sono presenti, infatti, anche divieti di produzione per diverse tipologie di imballaggi monouso. Infine, un’ulteriore e importante criticità è rappresentata dall’identificazione, per alcune tipologie di imballaggi monouso, del cauzionamento (ovvero nel c.d. Deposit Return System, DRS). Per tutto quanto, non possiamo che rinnovare l’auspicio, anche in questa sede, di una sostanziale e profonda rivisitazione dell’intero provvedimento, per orientarlo ad un maggiore equilibrio e flessibilità. E’ fondamentale a nostro avviso concentrare con urgenza tutti gli sforzi su tre fronti: la presentazione e il sostegno di emendamenti per il voto in Parlamento europeo; il dialogo con la Presidenza Spagnola e i Paesi che sostengono la proposta per evitare scelte arbitrarie ed estremamente impattanti per la nostra economia; il consolidamento delle alleanze con gli altri Stati membri - ve ne sono molti - che come l’Italia non condividono le misure del Regolamento, poiché non consentono la necessaria flessibilità e non riconoscono il principio di neutralità tecnologica per il raggiungimento di ambiziosi obiettivi ambientali attraverso l’economia circolare
CONFINDUSTRIA,
AL VIA LA XXII SETTIMANA DELLA CULTURA D’IMPRESA
Eventi su
tutto il territorio per celebrare i valori e il patrimonio dell’industria
italiana. In quest’edizione, la persona al centro dello sviluppo di modelli di
business vincenti
Roma, 6
novembre 2023 – Con l’evento “L’industria consapevole: a misura d’uomo” prende ufficialmente avvio la XXII Settimana della Cultura
d’Impresa, l’iniziativa di Confindustria e Museimpresa che celebra i valori ed il patrimonio imprenditoriale italiano. Nel corso dell’appuntamento inaugurale di oggi il vertice di Confindustria, insieme a 10 Associazioni territoriali (Confindustria Ancona, Assolombarda, Confindustria Bari e Barletta-Andria-Trani, Unione Industriale Biellese, Confindustria Bergamo, Confindustria Cuneo, Confindustria Genova, Unione Industriali Napoli, Confindustria Valle d’Aosta, Confindustria Veneto Est) si rivolgerà, in modalità live, direttamente agli studenti. Sarà l’occasione per raccontare le imprese associate in una prospettiva diversa, anche attraverso il filmato “L’Anima dell’impresa” che, dopo l’anteprima dello scorso anno, sarà rilanciato per riflettere sulla percezione comune della figura dell’imprenditore.
Quest’anno il tema centrale della Settimana della cultura d’impresa è l’importanza della persona – collaboratori, famiglia, clienti, figure manageriali, stakeholders – intesa come attore fondamentale nello sviluppo di modelli di business vincenti e sostenibili. L’approccio human oriented e l’attenzione al contesto territoriale e sociale in cui operano le imprese, caratterizza oggi gran parte delle realtà di maggior successo, dalla PMI alla Multinazionale. Il fattore uomo, dunque, sarà il focus della Settimana della Cultura di Impresa
2023, una manifestazione che mira a scardinare alcuni pregiudizi
legati alla figura dell’imprenditore, mettendone in luce i tratti più umani e meno evidenti, oltre all’importanza del suo ruolo nella società. Una visione che in questa edizione sarà collegata al tema ampio della
sostenibilità, su cui si declinano molti degli aspetti della cultura d’impresa. L’obiettivo primario sarà, come da tradizione, evidenziare il
ruolo delle aziende come fabbriche di futuro e di benessere condiviso.
L’evento di oggi, introdotto da Katia da Ros, Vice Presidente di Confindustria per l’Ambiente, la Sostenibilità e la Cultura e Antonio Alunni, Presidente Gruppo Tecnico Cultura di Confindustria, con le conclusioni affidate ad Alberto
Marenghi, Vice Presidente di Confindustria per l’Organizzazione, lo Sviluppo e il Marketing e la presenza di Antonio Calabrò, Presidente Museimpresa, presenta un format con approfondimenti legati alle dinamiche professionali, sociali ed economiche che vivono ogni giorno le aziende e chi ci lavora. L’evento sarà anche l’occasione per rafforzare la connessione tra gli attori-chiave del mondo economico e la società, evidenziandone la comunanza di valori, oltre a dare impulso alle sinergie tra il Centro e i Territori.
Tra i principali appuntamenti nazionali in programma per questa edizione: 10 novembre Cerimonia
di premiazione “Capitale della cultura d’impresa 2024”, a Pavia, nell’ambito
del Forum Piccola Industria Confindustria; 15 novembre “Industria
5.0: il futuro è qui. Consapevolezza e sviluppo sostenibile” al Maxxi di Roma;
16 novembre “Certificazione Made In - Sole 24 Ore” presso la sede di
Confindustria; 17 novembre “PMI DAY 2023”, XIV Giornata Nazionale
delle Piccole e Medie Imprese con manifestazioni su tutto il territorio
nazionale dedicate al tema della libertà.
Rete delle Cattedre UNESCO, CONFINDUSTRIA E COMMISSIONE NAZIONALE
ITALIANA PER L’UNESCO INSIEME PER LA LONG LIFE LEARNING
Oggi presso la sede di Confindustria il seminario formativo
sull'apprendimento permanente
Roma, 31 ottobre 2023 - In un contesto di rapida
evoluzione del mercato del lavoro, la formazione continua assume un ruolo
cruciale per lo sviluppo dell’Italia, soprattutto nel settore manifatturiero.
Con questa prospettiva, la Rete delle Cattedre UNESCO Italiane, Confindustria e
la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO hanno promosso oggi un seminario
formativo dedicato all'apprendimento permanente che si è svolto presso la sede
di Confindustria. L’iniziativa, focalizzata sull'analisi approfondita della
formazione continua nel Paese, presenta una Road Map che indica le strategie
future e individua le aree in cui colmare le lacune. L'apprendimento lungo
tutta la vita si configura come un elemento fondamentale per potenziare la
competitività delle istituzioni e delle imprese, promuovendo la crescita
individuale dei lavoratori e la costante acquisizione di competenze.
Il
Seminario coincide con il decimo anniversario dell'UNESCO Global Network of
Learning Cities, una rete che coinvolge 292 città in 76 paesi e oltre 310
milioni di cittadini. L'evento, promosso dall'Istituto UNESCO di Amburgo e
l'UNESCO, invita tutti gli attori del mondo istituzionale e imprenditoriale ad
aderire alla campagna #ImALifelongLearner. Questo impegno mira a sostenere il
diritto all’educazione in tutte le età e a promuovere un cambiamento di
paradigma nei sistemi di apprendimento e istruzione, garantendo a tutti
l'accesso alle conoscenze per contribuire a una società più equa, giusta e
sostenibile.
“L'UNESCO
svolge un ruolo encomiabile nella promozione del Life Long Learning e
auspichiamo che l'Italia possa seguirne le indicazioni in modo da rafforzare
questo importante settore educativo", ha detto Franco Bernabè,
Presidente Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO.
“Un
onore che UNESCO abbia scelto Confindustria come partner per celebrare in
Italia un anniversario che mostra il valore dell’apprendimento continuo, valore
che le nostre imprese sperimentano ogni giorno, partecipando ai processi
formativi di scuole, ITS e Università, o attraverso i fondi interprofessionali.
È l’inizio di una collaborazione UNESCO-Confindustria che metteremo a
disposizione del Paese e delle sue istituzioni”, ha affermato Giovani
Brugnoli, Vice Presidente per il Capitale Umano di Confindustria.
“In
questa fase così complessa ed incerta, garantire percorsi di formazione e
crescita continua per tutti è l’unico modo per sostenere lo sviluppo economico
e l’inclusione sociale, quindi la democrazia. Le Cattedre Unesco italiane
ancora una volta sono in prima fila nel porre a disposizione del nostro Paese e
della pace tutte le proprie competenze, conoscenze e passioni”, ha aggiunto Patrizio
Bianchi, Portavoce della Rete delle Cattedra UNESCO Italiane (ReCUI).
Italia-Spagna: primo incontro Confindustria-CEOE per rafforzare rapporti bilaterali e avviare Forum annuale
Bonomi e Garamendi: fronte comune per tutelare la competitività
dell’industria europea
Madrid,
27 ottobre 2023 – Rafforzare le relazioni bilaterali tra Italia e Spagna e intensificare la collaborazione tra Confindustria e CEOE (Confindustria spagnola) anche attraverso l’avvio di un Forum Economico annuale in seno a BusinessEurope. L’obiettivo è quello di definire priorità condivise di politica industriale e tutelare la competitività dell’industria europea. Questi i temi al centro dell’incontro che si è concluso oggi a Madrid tra le delegazioni di Confindustria e di CEOE, guidate rispettivamente dai Presidenti Carlo Bonomi e Antonio Garamendi.
Le organizzazioni imprenditoriali italiana e iberica hanno concordato un impegno congiunto presso le Istituzioni europee per riportare l’industria e la manifattura al centro delle politiche comunitarie, con particolare attenzione alla sostenibilità economica e sociale della transizione verde e della decarbonizzazione. Inoltre, Confindustria e CEOE intendono promuovere un coordinamento delle Associazioni industriali europee del Mediterraneo, per sostenere priorità e progetti comuni a Bruxelles.
I due Presidenti hanno espresso preoccupazione per l’andamento dei negoziati in sede europea in merito alla proposta di regolamento sugli imballaggi e hanno ribadito la necessità di tutelare la proprietà intellettuale nell’ambito del dibattito in corso sul pacchetto farmaceutico.
“I rapporti tra Italia e Spagna, due tra le più importanti economie dell’Unione europea, sono già consolidati, come testimonia l’aumento dei dati sull’interscambio, e con questo incontro intendiamo rafforzarli ulteriormente” - ha affermato il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. “La Spagna sarà Presidente del Consiglio dell’Unione europea ancora per due mesi: si tratta di un arco di tempo cruciale in cui, da un lato sarà chiamata a chiudere alcuni dossier fondamentali per l’industria europea - tra cui il regolamento sul packaging - e, dall’altro, dovrà traghettare l’Europa verso le prossime elezioni in programma a giugno 2024. Questo primo incontro, quindi, è avvenuto nel momento più opportuno. Il peso economico dei nostri due Paesi deve tradursi in un maggiore peso politico a Bruxelles, attraverso una collaborazione sempre più stretta tra le nostre associazioni e le nostre imprese” - ha osservato Bonomi. “Il forum bilaterale, che avrà cadenza annuale, ha l’obiettivo di facilitare i rapporti tra le nostre rispettive comunità economiche per fare fronte comune nel riportare al centro del dibattito europeo la competitività dei nostri sistemi industriali, rilanciare l’importanza del Mediterraneo come area geografica strategica per l’intera Europa e contribuire ad una sempre maggiore integrazione”.
Il presidente di CEOE, Antonio Garamendi, ha sottolineato la necessità di "lavorare più uniti che mai" di fronte alle sfide che le aziende italiane e spagnole hanno davanti nello scenario europeo e internazionale, l’importanza della presenza del CEOE in America Latina e i vantaggi dell'Accordo UE-Mercosur non solo per le imprese spagnole, ma anche per quelle italiane. La bilancia commerciale tra Italia e Spagna ha raggiunto 59.390 milioni di euro nel 2022, il doppio rispetto a un decennio fa, mettendo in evidenza gli interessi reciproci delle imprese rappresentate da entrambe le organizzazioni.
Alla due giorni spagnola, insieme ai leader delle due Associazioni, per la delegazione di CEOE hanno partecipato: il vicepresidente della Commissione per l'Economia e la Fiscalità, Iñigo Fernández de Mesa, il segretario generale, José Alberto González-Ruiz e il presidente di CEOE International e della Commissione per le Relazioni Internazionali, Marta Blanco. La delegazione di Confindustria era composta dal Vice Presidente con delega all’Innovazione e allo Sviluppo Francesco De Santis, dal Delegato del Presidente per l’Europa, Stefan Pan, dal Direttore Generale, Raffaele Langella e dal Presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani, che ha illustrato le criticità legate all’impatto della transizione energetica sui settori energy-intensive, con particolare riferimento a quello della ceramica, di cui Italia e Spagna sono leader mondiali.
FESTA
CINEMA ROMA, CONFINDUSTRIA: QUESTA SERA AL MAXXI LA PRIMA DI “ATLANTICO”
Il
documentario di Marcello Pastonesi e Carlo Furgeri Gilbert sul viaggio delle 12
tavole del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci a Washington
Roma, 27
Ottobre 2023 – Questa sera al Maxxi, in occasione della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma, verrà presentato “Atlantico”, il documentario promosso da Confindustria, con la regia di Marcello Pastonesi e Carlo Furgeri Gilbert, prodotto da Karen Film e Studio Nicama. Il documentario racconta il viaggio delle 12 tavole del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci che Confindustria, con la curatela del direttore della Pinacoteca Ambrosiana, Monsignor Alberto Rocca, e insieme ai partner - Intesa Sanpaolo, ITA Airways, 24 ORE Cultura, Dolce&Gabbana, Dompé, Pirelli e Trenitalia - ha portato in America. Con i disegni ha attraversato l’Atlantico anche l’orologio da torre, realizzato da Dolce&Gabbana che riproduce il meccanismo astronomico dell’abbazia di Chiaravalle, con le modifiche pensate e descritte da Leonardo in una delle prime pagine del Codice.
Il documentario è la storia di questo viaggio in cui si interseca il richiamo profondo del messaggio di Leonardo che dall’Europa arriva in America. Un percorso che supera tutte le barriere fisiche, sociali e culturali. La mostra “Imagining the
Future. In the mind of an Italian genius”, è stata in esposizione per due mesi gratuitamente presso la Martin Luther King Jr Memorial Library di Washington D.C.. Un arco di tempo che ha visto la presenza di 25 mila persone, un numero che ha incrementato in un solo mese del 14% i visitatori della Public Library. È stata un’occasione per il pubblico americano di ammirare la prima mostra monografica in USA del grande genio del Rinascimento. Le tavole rappresentano progetti avveniristici che testimoniano lo spirito di ricerca e il coraggio dell’esplorazione di Leonardo nei campi della meccanica e ingegneria. Il pensiero e l’intuizione del grande artista prendono forma nei suoi disegni ed entrano nella vita quotidiana delle famiglie americane che, dopo l’incontro con Leonardo, raccontano le emozioni di chi, il genio italiano, lo aveva solo sognato.
Il documentario è una riflessione sulla società contemporanea, sul valore degli scambi culturali, del rapporto tra arte, scienza ed economia e della loro capacità di creare ponti. A raccontare della grande “intrapresa” culturale di Leonardo Da Vinci, Monsignor Alberto Rocca, direttore della Pinacoteca Ambrosiana, uno dei massimi esperti in materia, e Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, che ha promosso e realizzato la mostra di Washington, con l’obiettivo di contribuire a diffondere lo spirito imprenditoriale come motore della crescita economica, sociale e civile di ogni Paese.
I REGISTI
Marcello Pastonesi è fotografo e regista di documentari. Cresciuto e formatosi lavorando per Mtv, nel 2011, ha vinto il Premio Ilaria Alpi per la regia del documentario “Libia: i ragazzi e la rivoluzione”. Negli ultimi 10 anni si è occupato di migrazione e ambiente, attraverso il suo lavoro cinematografico e fotografico.
Carlo Furgeri Gilbert è fotografo e regista. Dopo una laurea in Architettura si dedica interamente alla fotografia e alla regia sia commerciale che di documentari. Lavora nel campo dell’editoria collaborando come fotografo ritrattista con le maggiori testate italiane e straniere, e ha firmato diverse campagne pubblicitarie a livello internazionale. Molti dei suoi lavori realizzati per grandi gruppi industriali sono diventati libri e mostre presso importanti istituzioni. Nel 2019 produce e dirige il pluripremiato Playground Addiction. Un corto documentario su sport e multiculturalità.
LAVORO: ACCORDO UNIONCAMERE-CONFINDUSTRIA
PER LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE TECNICO-PROFESSIONALI
Roma, 24 ottobre 2023 - Il difficile incontro tra domanda e offerta di lavoro, che nel 2022 ha interessato il 40% delle assunzioni che le imprese avevano in programma, potrebbe ulteriormente acuirsi nel 2023, arrivando a interessare 2,4 milioni di posizioni lavorative. Per contrastare questo problema alla radice, occorre partire dalla scuola e dai giovani, affinchè entrambi conoscano e comprendano meglio le esigenze del mondo dell’impresa. Con questo obiettivo, il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, e il Vice Presidente di Confindustria per il capitale umano, Giovanni Brugnoli, hanno siglato oggi un accordo, diretto alla realizzazione e diffusione di esperienze di alternanza scuola lavoro di qualità e all’elaborazione di strumenti per la certificazione delle competenze acquisite dagli studenti delle scuole secondarie superiori con indirizzo tecnico-professionale nei percorsi per le competenze trasversali (PCTO).
“L’intesa con Confindustria, già formalizzata dagli organi di Unioncamere, si colloca in un quadro organico che ha visto la stipula di analoghe collaborazioni con altre associazioni imprenditoriali”, ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “E’ fondamentale, infatti, agire su tutti i fronti utili a promuovere una formazione di qualità, che risponda alle esigenze delle imprese, offrendo ai giovani più rapide e soddisfacenti occasioni di occupazione. La recente riforma, del resto, assegna alle Camere di commercio precise funzioni di orientamento al lavoro e alle professioni e assegna loro un importante ruolo per la realizzazione del sistema di certificazione delle competenze acquisite in contesti non formali e informali e nell'ambito dei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Un compito che le Camere svolgono nei territori, anche come soggetti della Rete nazionale dei servizi per le politiche attive del lavoro”.
“Con l’accordo Unioncamere-Confindustria si formalizza una collaborazione, ormai in corso da molti anni, sul collegamento tra il nostro sistema di istruzione e i fabbisogni delle imprese in un mercato del lavoro sempre più complesso”, ha detto il Vice Presidente di Confindustria per il capitale umano, Giovanni Brugnoli. “Insieme, Confindustria e Unioncamere, svilupperanno attività di ricerca e comunicazione congiunte per avvicinare sempre di più domanda e offerta di competenze, per ridurre un mismatch che si avvia a sfiorare il tasso del 50% e che di fatto, specie in alcuni settori manifatturieri, vede di difficile reperimento metà delle professionalità che servono alle imprese, in particolare quelle dei giovani under 29. In concreto lavoreremo, fianco a fianco, soprattutto sul fronte del sistema Excelsior, coinvolgendo sempre più imprese e settori nell’attività di diffusione e contestualizzazione della vasta banca-dati di Unioncamere, per noi fondamentale, anche in chiave di orientamento per i nostri studenti. Collaboreremo, poi, per la diffusione degli strumenti di formazione sul lavoro nelle nostre scuole, in particolare dei PCTO, che, anche attraverso la prossima riforma dell’istruzione tecnico-professionale, diventeranno sempre più strategici e dovranno essere sempre più di qualità.”
Valorizzando i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni professionali richiesti dalle imprese, l’accordo sancisce la collaborazione tra le parti per la promozione di iniziative di orientamento formativo e professionale dei giovani, con particolare attenzione alle esigenze del sistema produttivo legate alla filiera formativa tecnico-professionale, ai percorsi ITS Academy ed alle discipline STEM, e l’individuazione di modelli e strumenti utili alla certificazione delle competenze acquisite dagli studenti nei contesti aziendali, attraverso la realizzazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro promossi con specifici standard di qualità.
CONFINDUSTRIA
E RAI INSIEME PER SUPERARE IL GENDER GAP
PRIMA
ASSOCIAZIONE DI IMPRESE AD ADERIRE A “NO WOMEN NO PANEL”
Roma, 24 ottobre 2023 - “No Women No Panel -
Senza donne non se ne parla” è la campagna europea introdotta in Italia dalla
Rai per promuovere una partecipazione bilanciata e plurale di donne e uomini
negli eventi di comunicazione.
Confindustria è
la prima associazione di imprese a diventare partner dell’iniziativa
sottoscrivendo il Memorandum of Understanding con la Rai, con la Rappresentanza
in Italia della Commissione Europea e con le Istituzioni prime firmatarie.
L’obiettivo è
quello di diffondere modelli e messaggi che garantiscano parità di accesso e
intervento negli spazi formativi di comunicazione, rispetto della dignità
personale culturale e professionale della donna e valorizzazione del suo ruolo
nella società.
Alla Cerimonia
della firma hanno partecipato la Vice Presidente per l’Ambiente, la
Sostenibilità e la Cultura di Confindustria, Katia Da Ros, e la Presidente Rai,
Marinella Soldi.
“Confindustria
supporta pienamente il principio, il valore e la cultura della parità di
genere, intesa anche come partecipazione plurale e paritaria al dibattito
pubblico, nella prospettiva di eliminare gli stereotipi e i pregiudizi che
ancora persistono nella società” – ha affermato la Vice Presidente di
Confindustria Katia Da Ros. “Una cultura di genere paritaria, insieme alla
sostenibilità sociale, economica e ambientale, rappresentano le leve
competitive indispensabili per lo sviluppo del Paese. Ringrazio la RAI e la
Presidente Marinella Soldi – ha aggiunto Da Ros - e con grande senso di
responsabilità confermo l’impegno e la determinazione di Confindustria, a
lavorare insieme per cercare di superare il gender gap e costruire una
società più giusta e inclusiva, in cui il talento, le competenze e le
prospettive delle donne siano riconosciuti pienamente”.
“Credo che l’adesione di Confindustria renderà l’impatto di questa iniziativa
in favore della parità di genere ancora più significativo e forte – ha
dichiarato Marinella Soldi Presidente Rai. Dopo le istituzioni politiche
e culturali, entra infatti a far parte della rete di No Women No Panel il mondo
delle imprese, i luoghi del fare, dove nel lavoro quotidiano si sperimentano i
vantaggi anche competitivi di una partecipazione sempre più paritaria di uomini
e donne. Sono certa poi che le imprenditrici e le manager di Confindustria
rappresentino dei “role model” d’eccezione, simboli evidenti che le ragazze
possono aspirare a ricoprire ogni ruolo, con impegno e merito”.
Roma, 23
ottobre 2023 -
Nel 2020, in Emilia-Romagna, sono state registrate 4.216 imprese estere, con
123.925 addetti e un fatturato di circa 41 miliardi di euro, corrispondente al
13,7% del fatturato regionale e al 5,6% di quello della ripartizione Nord-est.
Queste imprese generano un valore aggiunto di circa 10 miliardi di euro,
equivalente al 13% del valore aggiunto regionale e al 5,2% di quello del
Nord-est. I dati emergono dal Rapporto “Le imprese estere in Italia:
l'Emilia-Romagna”, prodotto dall'Osservatorio Imprese Estere di Confindustria e
Luiss, in collaborazione con Istat e la Scuola IMT Alti Studi di Lucca,
presentato oggi presso la sede di Philip Morris Manufacturing & Technology
Bologna.
Il Rapporto evidenzia
che l'Emilia-Romagna si distingue per la sua vocazione manifatturiera, con una
quota di valore aggiunto manifatturiero del 27,5%, superiore alla media
nazionale. Inoltre, contribuisce al 13,5% delle esportazioni nazionali,
risultando seconda solo alla Lombardia. Le imprese estere giocano un ruolo
significativo nell'economia regionale, impattando diversi indicatori economici.
Le imprese a
capitale estero presenti nella regione sono caratterizzate dalla loro qualità
aziendale, orientamento all'innovazione e potenziale di crescita. Si
specializzano in numerosi settori chiave, tra cui l'industria delle bevande e
del tabacco, nonché la fabbricazione di autoveicoli e di altri mezzi di
trasporto. Tali imprese mostrano anche una produttività del lavoro superiore
rispetto a quelle a controllo nazionale, con un premio di produttività del 3%
circa, evidenziando una maggiore capacità nell'utilizzo dei fattori di
produzione. Infine, nelle diverse fasi della catena del valore, le imprese a
controllo estero in Emilia-Romagna aggiungono un valore superiore rispetto alle
aziende domestiche, specialmente nelle fasi più strategiche del ciclo
produttivo.
Complessivamente,
la presenza delle imprese estere in Emilia-Romagna contribuisce in modo
significativo all'ecosistema economico regionale, con impatti positivi sulla
competitività, l'occupazione e la specializzazione settoriale.
"Le imprese
a controllo estero giocano un ruolo cruciale nell'economia nazionale, con una
particolare rilevanza per l'Emilia-Romagna. Le loro specializzazioni
settoriali, il contributo alla produttività e alla retribuzione dei lavoratori,
nonché la loro posizione strategica nei segmenti ad alto valore aggiunto nelle
reti produttive globali, sono elementi di fondamentale importanza", ha
sottolineato Barbara Beltrame Giacomello, Presidente di ABIE e Vice
Presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria. "Questi
fattori sono determinanti per la crescita economica del Paese e dei territori,
richiedendo un impegno costante verso l'innovazione da parte delle imprese e
una consapevole attenzione da parte delle autorità di governo, sia a livello
centrale che regionale. Non da ultimo, è significativo sottolineare che
l'Emilia-Romagna è una tra le regioni con cui abbiamo sottoscritto un Protocollo
d'Intesa per consolidare la presenza delle multinazionali già insediate sul
territorio".
“Le aziende
straniere scelgono l'Emilia-Romagna per le sue rinomate filiere produttive
globali come Food Valley, Motor Valley e Packaging Valley. L'accento sull'export,
la coesione sociale e politiche economiche efficaci, unite a una forte spinta
verso ricerca e innovazione, creano un ambiente ideale per progetti
impegnativi. Tuttavia, il forte sviluppo non è stato accompagnato da un
potenziamento delle infrastrutture, con mancanza di scuole internazionali,
aeroporti e collegamenti autostradali strategici”, ha detto Maurizio
Marchesini, Vice Presidente per le Filiere e le Medie Imprese di Confindustria.
“L'auspicio è che gli investimenti esteri non solo spingano le imprese a
crescere e investire in R&S, ma inducano anche a ripensare il territorio
come ecosistema ben attrezzato nelle reti e nei servizi. L'ingresso massiccio
di tecnologie innovative come il supercalcolo, l'IA e la digitalizzazione
promuoverà un posizionamento virtuoso delle imprese in termini di criteri ESG,
che sono ormai un modello di business consolidato”.
"Ci sono
diversi fattori per cui grandi player internazionali investono in Italia e in
Emilia-Romagna: una forte specializzazione manifatturiera; un valore aggiunto
molto elevato; la presenza di forza lavoro e di una serie di distretti. La
presenza di società di capitali esteri serve anche per far aumentare il livello
di competitività generale e inserire anche le Pmi in un circolo virtuoso rispondendo
a criteri molto elevati”, ha evidenziato Valentino Valentini, Vice Ministro
delle Imprese e del Made in Italy. “In questo modo il player internazionale
diventa protagonista significativo del tessuto economico in cui si trova. In
questo senso è costante e proficua la collaborazione con l'Advisory Board
Investitori Esteri (ABIE) di Confindustria e l'impegno, attraverso il Mimit, è
sviluppare una collaborazione sempre maggiore con Abie, le Regioni e i grandi
player internazionali per agevolare gli investimenti e far sì che questi
generino altro valore aggiunto ed entrino nel tessuto produttivo facendolo
crescere". In questo il caso di Philp Morris è "uno degli esempi più
virtuosi del rapporto tra imprese a capitali esteri: Philip Morris ha sviluppato
tecnologie italiane, ha creato una filiera di 8 mila imprese e dà lavoro a 41
mila persone".
“Per mantenere il
nostro territorio attrattivo”, ha aggiunto Annalisa Sassi, Presidente di
Confindustria Emilia-Romagna, “dobbiamo continuare ad investire sui punti di
forza della regione, ma anche indirizzare le nostre competenze verso nuove
filiere ad alto potenziale di sviluppo. Due aspetti sono strategici per
l’attrattività: la disponibilità di alloggi per manager e lavoratori e un
sistema moderno ed efficiente di infrastrutture e logistica. Per il primo
occorre un grande e ambizioso piano di riqualificazione urbana in chiave green
e sostenibile, per il secondo bisogna accelerare e puntare con decisione alla
realizzazione delle opere infrastrutturali previste, senza dimenticare gli
interventi sull’assetto idrogeologico”.
"Siamo
presenti nel Paese dal 1963 con l’apertura del nostro primo stabilimento
produttivo a Zola Predosa in Emilia-Romagna. Oggi l’Italia è il cuore pulsante
della nostra trasformazione verso un futuro senza fumo, e ospita una filiera
integrata del Made in Italy composta da 8.000 imprese italiane che dà lavoro a
circa 41.000 persone su tutto il territorio nazionale”, ha commentato Marco
Hannappel, Presidente e Amministratore delegato di Philip Morris Italia. “Le
eccellenze del territorio e la strategica sinergia con i nostri partner ci
hanno permesso di inaugurare qui a Crespellano la più grande fabbrica costruita
ex novo in Italia nell’ultimo secolo, dedicata esclusivamente ai prodotti
innovativi senza combustione. Siamo convinti che l’attrazione di investimenti
esteri, la valorizzazione delle eccellenze dei territori e la creazione di
ecosistemi di filiere siano elementi indispensabili per creare valore aggiunto
nel Paese in termini economici, sociali e di innovazione”.
Energia:
necessario puntare su filiere nazionali per le rinnovabili e l’economia
circolare. Serve una politica industriale mirata e snellire gli iter
burocratici
Indagine
Confindustria e Deloitte: potenziare capacità di produzione anche per ragioni
di sicurezza. Net zero Industry act opportunità senza precedenti
Roma, 23 ottobre 2023 – Definire una strategia
per la transizione energetica nazionale con orizzonte decennale. È
quanto chiedono le imprese alle Istituzioni per dare segnali chiari al mercato e generare i presupposti per uno sviluppo organico delle filiere nel
settore delle energie rinnovabili. Questo è uno degli elementi che emerge dall’indagine "La competitività nelle tecnologie verdi, una nuova
politica industriale per le imprese italiane", condotta da Confindustria e Deloitte su un campione di aziende associate al sistema confindustriale, selezionate in quanto leader di settore, e aderenti alle Federazioni Elettricità Futura, Anie e Anima, che è stata presentata questa mattina a Roma in Confindustria.
Le imprese inoltre chiedono uno snellimento degli iter burocratici segnalando come l’eccessiva durata dei processi autorizzativi per l'installazione di
impianti di energia rinnovabile costituisca uno dei principali ostacoli per gli operatori che intendono investire in Italia. Per le imprese è fondamentale, infine, il potenziamento della filiera del riciclo nell’ambito delle tecnologie sostenibili, riconosciuta dalle aziende quale eccellenza e opportunità strategica per l'industria italiana: una normativa che supporti tali capacità industriali permetterebbe, infatti, di ridurre la dipendenza dai mercati esteri per le materie prime, incrementando la sostenibilità delle catene del valore. Con gli obiettivi di decarbonizzazione del PNIEC la domanda italiana di tecnologie green nei prossimi 7 anni sarà di circa 118 miliardi di euro all’anno secondo le stime del Governo, un’opportunità senza precedenti per chi si farà trovare pronto a fornire queste tecnologie.
“La politica
di incentivi – dichiara Aurelio Regina, Presidente del Gruppo Tecnico Energia di
Confindustria – non deve essere a pioggia, rischiando di andare a
beneficio di produzioni a basso costo extra UE, ma deve favorire invece lo
sviluppo di una capacità produttiva, cioè filiere strategiche in grado di
intercettare la domanda di nuove tecnologie green. In sede comunitaria stiamo
completando il Net zero Industry Act per il rilancio delle filiere green per il
quale si stimano investimenti per lo sviluppo della capacità produttiva nelle
tecnologie chiave tra gli 80-100 Mld di euro: il Paese deve essere pronto con
una idea chiara sulle opportunità che il tessuto industriale italiano potrà
cogliere.”
“Per le
imprese italiane la sfida della decarbonizzazione e delle energie rinnovabili è
una delle più importanti in assoluto – dichiara Fabio Pompei, CEO di
Deloitte Italia. Di fronte all’emergenza climatica che stiamo vivendo
l’Italia deve ripensare il modello di sviluppo industriale, coniugando i target
di sostenibilità con lo sviluppo della competitività e la capacità produttiva
delle filiere. Il nostro Paese ha gli strumenti necessari per eccellere in
questi campi ed è quanto riscontriamo dal nostro osservatorio privilegiato di
Deloitte, dove quotidianamente lavoriamo con oltre 8 mila aziende italiane di
diversi settori”.