Con oltre 100 anni di storia, Confindustria ha visto susseguirsi una lunga serie di trasformazioni sociali, politiche ed economiche di cui è diventata protagonista.
Ha seguito, anticipato e allo stesso tempo indirizzato le trasformazioni del sistema industriale: dalla produzione a vapore a quella dell’elettricità, dall’automazione industriale all’avvento dei computer, alla digitalizzazione, alla fabbrica intelligente.

In parallelo a questi cambiamenti la manifattura italiana si è distinta per una spiccata attenzione al design e alla creatività, dando vita all’Italian Style. Un viaggio lungo oltre un secolo che ha visto l'Italia uscire, con gradualità e tenacia, da una condizione di arretratezza economica fino a divenire un Paese industriale avanzato, 7° al mondo e 2° in Europa.

Attraverso un processo guidato dagli imprenditori più dinamici e innovativi, nel 1910 è nata la Confederazione generale dell’industria italiana.  Destinata inizialmente alla difesa degli interessi del capitale (in un momento in cui, era nata proprio 4 anni prima la Confederazione generale del lavoro), Confindustria e le sue imprese si sono evolute sempre di più, accompagnando ai mutamenti della società e dell’economia.

Dopo i primi anni a Torino, Confindustria si sposta nel 1919 a Roma, per seguire e assistere la riconversione industriale del dopoguerra. Questo processo, sfociato nel successivo “biennio rosso” e rafforzato da instabilità politica e gravi difficoltà finanziare, ebbe il suo culmine nell’avvento fascista, sotto il quale Confindustria assunse la denominazione prima di "Confederazione generale fascista dell'industria italiana" (1926) e poi di "Confederazione fascista degli industriali" (1934).

Nel dopoguerra, durante la ricostruzione post-bellica e negli anni del "boom economico”, Confindustria torna ad assumere un ruolo di primo piano. Sarà fulcro e motore di un rinnovato sviluppo imprenditoriale, specialmente in quello che sempre più diventerà il suo bacino: le PMI.
Molte grandi imprese che nel mezzo della grande crisi degli anni ‘30, erano passate alla mano pubblica e che nel 1957 (dopo l'istituzione del Ministero delle partecipazioni statali) si erano allontanate da Confindustria, vi hanno fatto ritorno in seguito alle privatizzazioni.

Con il passare degli anni la base associativa della Confederazione si è rafforzata in termini quantitativi e qualitativi grazie al contributo di idee e di energie di un numero crescente di eterogenee unità produttive. Sono stati proprio gli imprenditori – fulcro imprescindibile dell’Associazione – che, consapevoli delle proprie attitudini e potenzialità, hanno dato un contributo ineguagliabile allo sviluppo dei rapporti con la società civile, con le realtà e le istituzioni locali, con il mondo culturale e delle professioni.

Negli anni di nascita della Comunità Economica Europea, Confindustria si è fatta promotrice del Sistema Europa, stabilendo a Bruxelles una propria sede nel 1958, per cogliere e supportare lo sviluppo delle politiche che hanno portato alla creazione di un nuovo modello di collaborazione tra Paesi, fondato sulla pace e improntato al libero mercato.

Confindustria ha progressivamente assunto una fisionomia sempre più complessa e diffusa, tanto nelle sue articolazioni territoriali quanto in quelle di categoria, sostenitrice di un Sistema multiforme capace di operare in sinergia con le sue imprese. Il dinamismo di quelle imprese che hanno saputo creare, negli anni che hanno seguito il boom economico, l’unicità dei distretti industriali italiani, definiti “grandi fabbriche senza pareti” e caratterizzati da un legame fortissimo tra saperi artigiani, manifattura italiana e territorio. Un modello che ha trasformato il “saper fare italiano” in un metodo  distintivo in grado di rendere l’industria italiana innovativa, versatile, creativa, reattiva, competitiva e vincente, soprattutto sui mercati globali.

Ma le metamorfosi sono andate ben oltre i confini europei: la globalizzazione, e l’avvento delle nuove tecnologie hanno portato con sé i fenomeni della delocalizzazione produttiva, l’ampliamento e la demolizione dei preesistenti confini di mercato e, nel complesso, una necessità di revisione dei sistemi produttivi e del modo di intendere l’economia industriale in senso classico.

Per far fronte alle nuove sfide, Confindustria è andata sempre più delineandosi come soggetto inclusivo, in grado di cogliere le esigenze dal suo interno per poter comunicare efficacemente con l’esterno, all’insegna di una nuova modalità di fare impresa che vede in innovazione e sostenibilità i fattori  strategici delle politiche industriali e della governance aziendale.

Grazie a una configurazione sempre più pluralista e alla vocazione innovatrice che la caratterizza, le sue responsabilità si sono perfezionate nella definizione di proposte sui grandi temi per lo sviluppo e la crescita del Paese attraverso il dialogo e il confronto con le altre componenti della società.

La storia di Confindustria è un fattore determinante e distintivo della sua identità competitiva. L’aver accompagnato l’industria sin dai suoi albori, crescendo con lei e coltivando competenze, saperi e professionalità, ha consentito di acquisire una capacità di visione e di interpretazione dei principali fenomeni di cambiamento degli scenari internazionali e dell’evoluzione della vita sociale ed economica del Paese, che ne fanno un unicum nel panorama italiano ed europeo.

Sfide sempre nuove sono oggi come ieri sulla strada dello sviluppo e della crescita economica, sociale e culturale: la missione di Confindustria è di affrontarle alla costante ricerca di soluzioni per il sistema produttivo e per il Paese.


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