1944 | 1950

All'indomani della Seconda guerra mondiale, Confindustria assunse un ruolo di primo piano nell'opera di ricostruzione. Ciò soprattutto grazie ad Angelo Costa, Presidente dell’Associazione dal 1945 al 1955, arrivato dopo i brevi periodi di presidenza transitoria di Giuseppe Mazzini e Fabio Friggeri a seguito della caduta del fascismo e la liberazione di Roma.

Egli seppe stabilire rapporti non strumentali, nel rispetto delle reciproche sfere d'autonomia, con i governi centristi di De Gasperi e riuscì a ricomporre il tessuto dei rapporti contrattuali con le Organizzazioni sindacali.

Fin dagli esordi del mandato di Costa vennero siglati alcuni importanti accordi con la Cgil: lo sblocco dei licenziamenti, la perequazione salariale fra Nord e Sud, il ripristino delle Commissioni interne e l’istituzione della scala mobile.

Altre intese, a livello nazionale e di categoria, vennero poi concluse nel corso degli anni ‘50 con la CISL e la UIL, due nuove Confederazioni nate nel 1948 dal distacco delle componenti cattolica, repubblicana e socialdemocratica dalla CGIL.

Costa , affiancato da un segretario generale come Mario Morelli (che rimarrà in carica fino al 1970) nell'opera di difesa e valorizzazione dei principi dell'iniziativa privata, fu un deciso fautore del ripristino dei meccanismi di mercato e della liberalizzazione degli scambi appoggiando le scelte della classe politica, anche a costo di non trovare il consenso di alcuni gruppi industriali restii a rinunciare al protezionismo doganale.

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