Oltre l’Analisi Costi-Benefici per la TAV

Note dal CSC

Alberto Caruso e Massimo Rodà

Come si deve valutare un’opera infrastrutturale per supportare le decisioni di investimento? Basta l’Analisi Costi-Benefici (ACB) o, come nel caso di opere la cui attuazione ha effetti estesi di cui tale analisi non tiene conto, servono ulteriori elementi? La tratta Torino-Lione dell’alta velocità (TAV) presenta queste caratteristiche?

La rilevanza di un’opera come la TAV va oltre il mero calcolo economico e include, tra gli altri, anche aspetti legati alla sostenibilità ambientale, alla competitività territoriale, agli effetti di agglomerazione sulle economie locali, all’impatto reputazionale. Il decisore pubblico sta attualmente utilizzando l’Analisi Costi- Benefici (ACB) come strumento principale per valutare l'opportunità di proseguire con questo progetto infrastrutturale. Tuttavia, l'Analisi Costi-Benefici ha dei limiti nella sua implementazione e nella capacità di prendere in considerazione tutti gli effetti sopra menzionati. Tale approccio, dunque, è necessario ma non sufficiente. E infatti in altri paesi è spesso affiancato da ulteriori strumenti di valutazione. Un ampliamento di analisi che servirebbe anche nel caso della TAV.


Cosa implica la TAV?

La rilevanza di un’opera come la TAV va oltre il mero calcolo economico e include, tra gli altri, anche aspetti legati alla sostenibilità ambientale, alla competitività territoriale, agli effetti di agglomerazione sulle economie locali, all’impatto reputazionale.


È sufficiente l’analisi Costi-benefici per decidere sulla TAV?

Il decisore pubblico deve potere utilizzare strumenti di analisi economica complementari rispetto alla sola Analisi Costi-Benefici, che appare limitativa e in molti casi può scoraggiare la realizzazione di progetti infrastrutturali importanti. Servirebbero, dunque, analisi più ampie come quelle di impatto macro, analisi di equilibrio economico generale o l’analisi multi-criteri.

In Italia il D.Lgs. 228/2011 ha definito un processo per migliorare l'efficienza del sistema di programmazione e l’efficacia degli investimenti pubblici; successivi decreti hanno proposto un modello di riferimento per la definizione di linee guida settoriali per la valutazione degli investimenti. I termini perentori stabiliti dalle norme non sono stati rispettati. Solamente nel 2017 sono state adottate dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti le linee guida per il settore dei trasporti. In generale - e con poche eccezioni - in Italia le valutazioni dei progetti sono uno strumento poco e non adeguatamente utilizzato come aiuto alle decisioni pubbliche.


Quali analisi negli altri paesi europei?

All’estero la situazione è diversa: in alcuni paesi (UK, Svezia, Francia, Germania, Olanda) esistono linee guida che sono rispettate e limitano, in parte, la discrezionalità nella scelta. Esistono organi indipendenti che garantiscono il rispetto delle procedure e che, nel contempo, rassicurano gli investitori, i quali hanno la certezza che le regole e gli impegni non cambiano al mutare dei governi.


Quanto costa rinunciare alla TAV?

La rinuncia alla finalizzazione della TAV comporterebbe potenziali danni derivanti da costi diretti (risarcimenti dei costi sostenuti e perdita occupazionale), indiretti (per esempio aumento della produttività, altri effetti sul mercato del lavoro, effetti derivanti dalle “economie di agglomerazione”), e da costi di reputazione, ovvero da danni d’immagine e di credibilità dell’intero sistema Paese. Quest’ultimo aspetto, in particolare, tenderebbe a disincentivare eventuali investitori interessati a finanziare progetti importanti.

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