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Giovanna Labartino
In Italia la crisi economica, la più grave in tempo di pace nella storia unitaria, ha notevolmente abbassato il reddito medio per abitante (-11,6% dal 2007 al 2014). Questo arretramento generale del livello di benessere ha ridotto in povertà un numero consistente di famiglie e di persone.
Le famiglie in povertà assoluta sono 1 milione e 619mila, il 6,3% del totale. Le persone che vivono in famiglie in condizioni di povertà assoluta sono 4 milioni e 742 mila e sono aumentate in misura drammatica rispetto al 2007: +165,1%, +3 milioni. Anche la qualità del fenomeno si è molto aggravata, essendosi esteso, in misura senza precedenti, agli occupati e ai giovani. Sono, infatti, più di 2 milioni le persone povere che hanno fino a 34 anni di età1.
L’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà in Italia è ormai compiuta. Lo scorso marzo il Parlamento ha approvato il Disegno di Legge Delega al Governo contro la povertà che introduce il REI, reddito di inclusione, che sarà operativo da gennaio 2018. Nonostante diverse sperimentazioni l’Italia era rimasta l’unico paese in Europa privo di un intervento nazionale contro la povertà.
Il reddito sarà determinato in base alla condizione economica del beneficiario e subordinato alla predisposizione e al rispetto di un percorso personalizzato di partecipazione sociale e lavorativa. È prevista una chiara definizione degli obiettivi e un monitoraggio degli esiti. Una misura di contrasto alla povertà assoluta come il REI, che va finanziata esclusivamente con la fiscalità generale, necessita di un monitoraggio attento per evitare sprechi di risorse e inefficienze legate a possibili comportamenti opportunistici.
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