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Francesca Mazzolari, Giovanni Morleo
L’annuale indagine Confindustria sulle condizioni dell’occupazione nelle aziende associate ha registrato che nella prima metà del 2018 nell’industria in senso stretto il 63,7% dei lavoratori erano coperti da un contratto aziendale che prevede l’erogazione di premi variabili collettivi (l’82,5% nelle imprese con almeno 100 dipendenti). La contrattazione aziendale di contenuto economico è meno diffusa nei servizi, dove i lavoratori coperti erano il 45,3%.
Oltre alla corresponsione di premi, il 15,8% dei contratti aziendali prevede la possibilità che questi siano convertiti in welfare. La diffusione di forme di partecipazione dei lavoratori agli utili è invece del 3,5% e quella di forme di coinvolgimento paritetico dei dipendenti nell’organizzazione del 4,1%.
Il 57,6% delle imprese associate mette a disposizione dei propri dipendenti non dirigenti almeno un servizio di welfare. La forma più diffusa è l’assistenza sanitaria: 43,5% in media, 76,1% per le aziende industriali con 100 o più addetti. Tra le grandi imprese dell’industria, inoltre, 1 su 4 eroga somme e servizi di educazione, istruzione o ricreazione a favore di familiari dei dipendenti e 1 su 10 offre contributi per l’assistenza a familiari anziani o non autosufficienti.
Si diffonde il lavoro agile: 1 azienda su 20 lo ha già introdotto e 1 su 10 lo ritiene un tema di interesse da affrontare. È ancora in prevalenza regolato solo da accordi individuali, ma in 1 caso su 4 ad essi si affianca già un trattamento da regolamentazione e/o contratto aziendale.
L’incidenza delle ore di assenza sulle lavorabili nelle aziende associate è rimasta nel corso del 2017 sui livelli del 2016 (6,5% da 6,6%) e si è confermata più elevata nei servizi (7,6% contro il 5,9% nell’industria in senso stretto) e nelle imprese più grandi (7,3% in quelle con 100 e più addetti; 4,4% in quelle fino ai 15).
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