Contratti aziendali per il 63,5% dei lavoratori delle imprese industriali associate a Confindustria

Note dal CSC

Chiara Felli e Giovanna Labartino

 

Il 60,1% della forza lavoro delle imprese associate a Confindustria ha un contratto di secondo livello che prevede l’erogazione di premi variabili collettivi, nelle imprese fino a 15 dipendenti è coperto poco più di un lavoratore su dieci, in quelle con 16-99 dipendenti il 39,5% e il 77,4% in quelle con 100 e più addetti.

Il 29,6% delle imprese associate a Confindustria ha programmi di welfare. Le imprese con 100 e più addetti con programmi di welfare sono il 61,6%, contro il 35,4% e il 21,7% rispettivamente di quelle con 16-99 addetti e di quelle fino a 15.

Le nuove disposizioni in materia di welfare aziendale inserite dal Disegno di Legge di Stabilità 2016, prevedono che le opere e i servizi di utilità sociale non concorrano a formare il reddito imponibile del dipendente anche nei casi in cui siano erogati in ragione di accordi contrattuali e non solo a seguito di decisione unilaterale del datore di lavoro. Ciò comporterà importanti vantaggi fiscali e amplierà sostanzialmente il ventaglio di opzioni disponibili per la contrattazione di secondo livello, che viene incentivata dallo stesso DLS stanziando 521milioni per la detassazione dei premi variabili legati a incrementi di produttività.

Nel 2015 l’attuazione del Jobs Act e gli sgravi contributivi hanno invertito il trend di aumento dei contratti a tempo determinato partito nel 2014, favorendo i contratti a tempo indeterminato. Nei primi nove mesi dell’anno, secondo i dati INPS, le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato sono state 1 milione e 331mila, +34,4% rispetto allo stesso periodo del 2014, le trasformazioni 371mila (+18,1%).

L’indagine Confindustria rileva che la riduzione dei contributi e/o il contratto a tutele crescenti hanno influenzato le decisioni sull’occupazione del 62,1% delle aziende che hanno dichiarato di aver effettuato o di avere la volontà di effettuare assunzioni nel corso del 2015. Quota che va dal 64,1% delle imprese con 1-15 addetti al 62,8% di quelle con 16-99 e al 56,4% di quelle con 100 e più addetti.

L’incidenza delle ore di assenza sulle lavorabili nelle aziende associate è rimasta sui livelli del 2013 (6,5%) e si è confermata più elevata nei servizi (7,4% contro il 5,9% nell’industria in senso stretto) e nelle imprese più grandi (7,3% in quelle con 100 e più addetti; 4,3% in quelle fino ai 15).

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Riferimenti

  Labartino Giovanna
  06 5903637
  [email protected]
  CSC - Centro Studi


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