Dopo il crollo nella crisi, gli investimenti ripartono. Cruciale sostenerli per avere una crescita più robusta

Note dal CSC

Fabrizio Traù

 

Lungo l’arco della crisi gli investimenti si sono fortemente contratti in tutte le economie avanzate. Emergono segnali di recupero, ma sono in generale ancora modesti, e la rottura del trend pre-crisi è ormai netta.

Il CSC ha messo a fuoco le condizioni che li frenano, e che sono destinate almeno in parte a persistere: alta incertezza e aspettative di basso aumento della domanda, difficoltà di finanziamento bancario, una capacità produttiva largamente inutilizzata, vincoli di bilancio pubblico e, in Italia, redditività ai minimi.

Gli investimenti, oltre a essere un’importante componente della domanda aggregata, costituiscono anche la principale fonte di incremento della produttività, così che la minore accumulazione degli ultimi anni difficilmente sarà senza conseguenze sul ritmo della crescita futura. Negli ultimi tempi le maggiori organizzazioni internazionali hanno dedicato grande attenzione all’analisi delle conseguenze dei minori investimenti sulla crescita, con conclusioni preoccupate ed esortazioni ai governi ad assumere un ruolo attivo nella promozione degli investimenti.

Per l’Italia una spinta positiva sta venendo dalla diminuzione dell’incertezza relativa alle politiche economiche (misurata dall’indice dell’Economic Policy Uncertainty) e dagli incentivi agli acquisti di beni strumentali per le imprese di dimensione medio-piccola. 

In allegato il testo integrale della nota.

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