Introduzione di Stefano Manzocchi, Fabrizio Traù
La manifattura globale al tempo della pandemia di Livio Romano e Fabrizio Traù
Processi di reshoring nella manifattura italiana di Paolo Barbieri, Albachiara Boffelli, Cristina Di Stefano, Stefano Elia, Luciano Fratocchi, Matteo Kalchschmidt, Cristina Pensa
Apertura commerciale e reti produttive internazionali nell’Asia emergente di Fabrizio Antenucci, Sabrina Di Flauro, Cristina Di Stefano, P. Lelio Iapadre
Le politiche nelle catene globali del valore di Carlo Pietrobelli, Roberta Rabellotti, Ari Van Assche
La politica industriale della Cina: tendenze in corso e prospettive future di Gianluca Sampaolo, Francesca Spigarelli, Mattia Tassinari
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Introduzione

di Stefano Manzocchi, Fabrizio Traù
  • Questo numero raccoglie alcuni contributi su trasformazioni della manifattura e traiettorie della globalizzazione, con l’obiettivo di documentare l’evoluzione di alcuni aspetti e di isolarne gli elementi critici.
  • Distanza ed incertezza sono le metriche che ridefiniscono i termini della globalizzazione di questo avvio degli anni Venti. La pandemia ha messo a nudo la fitta rete di dipendenze strategiche createsi nell’ambito delle filiere globali a partire almeno da inizio secolo, basti pensare ai settori farmaceutico e informatico. Oltre ai rallentamenti e le interruzioni dei processi produttivi dovuti alla carenza di materiali o componenti strategici, dalle “terre rare” e i semiconduttori fino ad alcuni principi attivi dei farmaci, la pandemia ha mostrato plasticamente i costi e i rischi della distanza anche in termini di vettori della globalizzazione, con gli ingorghi e l’esplosione dei prezzi dei noli e dei trasporti merci su scala planetaria. 
  • L’invasione russa dell’Ucraina ha portato invece in piena luce un’altra dimensione critica della globalizzazione, ovvero il consenso politico internazionale attorno al sistema di istituzioni e regole che hanno governato il mondo almeno a partire dal 1990, e del quale il multilateralismo commerciale e produttivo era parte integrante. All’incertezza connessa alla gestione tecnica della distanza (trasporti) e alla dipendenza strategica lungo le filiere produttive globali (carenza di componenti) che la pandemia ha palesato, la guerra in Europa ha sommato l’incertezza già latente da tempo circa le condizioni geopolitiche necessarie per il mantenimento di un ordine commerciale internazionale.
  • Sullo sfondo, come alcuni saggi nel volume mettono bene in rilievo, emerge una criticità ulteriore relativa alla dipendenza tecnologica e di competenze che la globalizzazione ha indotto in alcuni casi e in alcune regioni anche sviluppate del pianeta, e che contribuisce ora al ripensamento in corso. Non solo, infatti, il tema della competizione scientifica e tecnologica è al centro del confronto articolato tra le due principali potenze planetarie, Stati Uniti e Cina, ma l’investimento in competenze determina il grado e la qualità della partecipazione delle imprese di un qualsiasi paese nelle catene globali del valore.

La manifattura globale al tempo della pandemia

di Livio Romano e Fabrizio Traù
  • La pandemia – e poi l’irrompere della guerra – hanno segnato il tramonto definitivo di una fase storica in cui i paesi industrializzati avevano trasformato il problema produttivo in un problema commerciale, ovvero nel problema di rendere disponibili i beni di volta in volta domandati semplicemente comprandoli in qualche angolo del mondo.
  • La ridislocazione delle attività di trasformazione dal Nord al Sud del mondo – che è l’essenza stessa dell’affermarsi di catene di fornitura globali – aveva comportato un problema generale di gestione dei beni c.d. “strategici”, l’esplosione del quale impone ora il ripensamento della stessa logica delle catene di fornitura – fin qui modellate esclusivamente sulla base dei dettami del commercio globale.
  • A livello di impresa, va ridefinito il perimetro delle attività internalizzate e affrontato il problema della “ridondanza” di risorse necessaria a scongiurare il rischio di blocchi di fornitura (eliminando per quanto possibile casi di single-source dependence). Se considerata a livello di sistema-paese, la questione si traduce in un accorciamento delle reti di fornitura attraverso il ricostituirsi di un’offerta nazionale o continentale.
  • Come che sia, lo sviluppo di catene di fornitura nel mondo “emergente” e in particolare nell’area asiatica non è mai arrivato a corrispondere – se non in alcuni ambiti – a un effettivo smantellamento della produzione manifatturiera nei paesi orientati all’offshoring (inclusi quelli europei), le cui dimensioni effettive non sono mai arrivate a investire una quota preponderante della produzione.
  • Il punto è che le dimensioni assolute delle attività esternalizzate dalle economie più sviluppate sono state sufficienti ad alimentare l’avvio di un processo di industrializzazione nelle economie in ritardo prima di tutto per le dimensioni di partenza modeste – quando non minime – delle loro industrie.
  • Il problema della reindustrializzazione nel Nord negli ambiti in cui oggi si riscontrano deficit (e massimamente in Europa) si pone in termini della costruzione consapevole di un progetto di lungo periodo. Si tratta di un obiettivo estremamente ambizioso (le catene di fornitura non si “trasferiscono” da un paese all’altro imbarcando gli stabilimenti su una nave, ma si ridislocano attraverso processi graduali di crescita differenziale), che non è immaginabile possa realizzarsi attraverso la semplice azione delle forze di mercato.
  • In questo contesto il dissiparsi della Globalization Age, che – nel bene e nel male – è stato non meno che un ordine mondiale per quasi quarant’anni, lascia tutti orfani di un riferimento forte dal punto di vista delle condizioni di contesto dentro cui una politica può essere perseguita (e, più in generale, di un orizzonte di senso). I tempi della transizione verso un nuovo assetto globale – della cui possibile immagine tuttora non disponiamo – appaiono del tutto indeterminati.

JEL classification: F63, F68, L60, O25.
Keywords: globalizzazione, manifattura, politiche industriali, pandemia.

Materie prime e produzione globale: squilibri domanda-offerta tra pandemia, geopolitica e transizione ecologica

di Daniele Antonucci
  • I colli di bottiglia nella fornitura di materie prime, beni intermedi e trasporto merci sono iniziati come interruzioni dell’offerta legate alla pandemia, nel contesto di una forte domanda dovuta alla ripresa economica globale dopo la fine dei lockdown. Ma si sono aggravati in seguito a tentativi di aumentare le scorte precauzionali nell’ambito di reti di produzione “snelle”. L’impatto è stato particolarmente forte per i settori a monte delle catene di approvvigionamento, per l’energia e per certe commodity.
  • La pandemia, e il conseguente stimolo di politica monetaria e fiscale per evitare una profonda recessione, ha ulteriormente messo a dura prova l’approvvigionamento di materie prime e beni intermedi. Una forte domanda ha esercitato (e in alcuni casi sta ancora esercitando) fortissime pressioni su un’offerta limitata, con un conseguente aumento dell’inflazione e carenze di componenti essenziali per i processi industriali attraverso catene di approvvigionamento molto complesse e, spesso, fragili.
  • L’invasione russa dell’Ucraina rischia di interrompere le forniture di energia, in particolare in Europa. Più strutturalmente, la guerra sta innescando una profonda rivalutazione dei criteri riguardanti la sicurezza e affidabilità dell’energia, accelerando ulteriormente la “transizione ecologica” dai combustibili fossili all’energia rinnovabile. A sua volta, ciò sta esacerbando un preesistente squilibrio tra domanda e offerta per alcuni metalli necessari per le tecnologie connesse con questa transizione.
  • Lo scenario più plausibile è quello in cui la crescita economica rallenta a causa della carenza di materie prime e input, mentre l’inflazione – pur moderandosi parzialmente – rimane più alta rispetto ai livelli depressi dei 10-15 anni precedenti la pandemia. Risolvere tutto ciò richiederebbe investimenti significativi e una riconfigurazione delle catene produttive, ma anche evitare politiche economiche molto restrittive per la domanda se l’inflazione dovesse rimanere elevata a causa di problemi dal lato dell’offerta.

JEL Classification: E31, E32, E65, F44, F60, Q02.
Keywords: materie prime, catene di produzione, squilibri domanda-offerta, inflazione, energia, pandemia, geopolitica, transizione ecologica.

Processi di reshoring nella manifattura italiana

di Paolo Barbieri, Albachiara Boffelli, Cristina Di Stefano, Stefano Elia, Luciano Fratocchi, Matteo Kalchschmidt, Cristina Pensa
  • L’articolo utilizza dati primari raccolti tramite una survey progettata per indagare le scelte localizzative delle imprese italiane: le risposte di 762 imprese manifatturiere hanno permesso di indagare il fenomeno del backshoring nel suo complesso, considerando sia la rilocalizzazione della produzione sia quella delle forniture.
  • I dati raccolti indicano che le scelte di backshoring produttivo (totale o parziale) sono state attuate dal 16,5% delle 121 imprese che avevano trasferito la produzione all’estero e che potrebbero essere implementate in un orizzonte di medio-lungo periodo (dai tre agli oltre cinque anni) da un ulteriore 12% di queste. La motivazione principale dell’offshoring della produzione è stata la riduzione del costo del lavoro, mentre il backshoring è stato guidato, prevalentemente, dalla riduzione dei tempi di consegna e dal miglioramento della qualità dei servizi associati al prodotto.
  • Circa il 75% del totale dei rispondenti ha acquistato forniture totalmente o parzialmente da imprese estere e il 21,1% di queste ha effettuato un backshoring totale o parziale delle forniture. Tale strategia è stata implementata da imprese di diverse classi dimensionali, aree geografiche e settori ed è stata spinta principalmente dalla disponibilità di fornitori idonei in Italia. Il backshoring delle forniture è una strategia adottata e adottabile da imprese operanti su tutto il territorio nazionale che operano in vari settori ed è quindi un fenomeno con un ampio potenziale di crescita.
  • I test statistici indicano significatività nella relazione tra offshoring manifatturiero e backshoring di fornitura e tra backshoring manifatturiero e di fornitura: esiste un’associazione positiva tra backshoring manifatturiero e di fornitura, e l’adozione di una strategia di backshoring della fornitura non si contrappone alla scelta di localizzazione della produzione all’estero.
  • I nostri risultati consentono di fornire alcuni suggerimenti di policy volti non tanto a promuovere direttamente il backshoring per sè, ma piuttosto a incrementare l’attrattività dei nostri territori e la competitività delle nostre imprese facendo leva su digitalizzazione, sostenibilità e skill upgrading, in modo da favorire sia nuovi investimenti, sia il rientro spontaneo di alcune imprese che potrebbero rivalutare le proprie scelte di localizzazione alla luce delle trasformazioni innescate da tali politiche.

JEL Classification: C83, F23, L23, M11.
Keywords: reshoring, backshoring, rilocalizzazione, settori manifatturieri, Italia, survey, organizzazione della produzione.

Apertura commerciale e reti produttive internazionali nell’Asia emergente

di Fabrizio Antenucci, Sabrina Di Flauro, Cristina Di Stefano, P. Lelio Iapadre
  • Il grado di apertura commerciale di diversi paesi asiatici emergenti, tra cui Cina, India e Indonesia, è diminuito significativamente dal 2005, sia in termini di propensione all’importazione che all’esportazione. Questa tendenza ha contribuito al più generale rallentamento del commercio mondiale, rispetto alla produzione mondiale, che si è manifestato a partire dal 2012 (“epoca degli scambi lenti”).
  • Contrariamente a quanto viene spesso sostenuto, il grado di regionalizzazione degli scambi internazionali, correttamente misurato, è diminuito significativamente nell’ultimo ventennio, mentre gli scambi tra regioni diverse, soprattutto con l’Asia orientale, hanno mantenuto una maggiore intensità relativa.
  • La riduzione del grado di apertura esterna della Cina e di altri paesi asiatici emergenti manifesta una tendenza verso una maggiore internalizzazione delle reti produttive internazionali a cui partecipano, che riflette profonde trasformazioni dei loro modelli di sviluppo, sempre più orientati verso una domanda interna rapidamente crescente.

JEL Classification: F14, F15.
Keywords: international trade, trade regionalization, international production networks, Asia.

La regionalizzazione degli scambi mondiali: lungo le dimensioni geografica e merceologica

di Cristina Pensa, Matteo Pignatti
  • Negli ultimi venti anni gli scambi mondiali hanno accresciuto la loro componente regionale? È questa la domanda di ricerca che ha guidato questo lavoro. Al fine di rispondere nel modo scientificamente più robusto possibile si sono utilizzati tre indici diversi per costruzione, in cui anche la base dati di riferimento cambia.
  • Tutte e tre gli indicatori così costruiti delineano la stessa tendenza che ha caratterizzato la regionalizzazione degli scambi dal 1996 al 2020, individuando un punto di svolta nel 2004, l’anno di massima espansione degli scambi regionali. Dal 2004 al 2012 si osserva un’espansione della globalizzazione. Dal 2012 ad oggi la regionalizzazione degli scambi ha conosciuto fasi alterne, in cui ad un suo rafforzamento è seguita una sua più evidente riduzione.
  • Considerando le due componenti degli indicatori, quella geografica e quella merceologica, i risultati non sono omogenei e univoci. L’Europa è la macroarea con il più elevato indice di regionalizzazione degli scambi esteri, il Nord America quella in cui l’indice ha avuto minori oscillazioni, l’Asia quella maggiormente globalizzata. I beni capitali, che sono anche i più globalizzati, hanno mostrato, nell’ultimo periodo, una tendenza alla regionalizzazione. Quelli intermedi e di consumo, più regionalizzati, hanno rivelato, invece, una tendenza alla regionalizzazione fino al 2004 e poi, una successiva globalizzazione fino al 2020. Dinamiche eterogenee si osservano, inoltre, per diverse tipologie di beni intermedi.
  • Analizzando l’effetto della distanza sugli scambi commerciali tra paesi, si osserva un aumento dell’ampiezza geografica degli scambi coperti da accordi commerciali regionali, mentre la distanza degli scambi tra paesi non aventi accordi è rimasta sostanzialmente stabile. Di conseguenza, l’aumento della globalizzazione osservato nel periodo considerato è riconducibile in gran parte alla maggiore lunghezza della dimensione regionale, o continentale, degli scambi. Rimane un gap per le distanze su scala intercontinentale, seppure un poco ridotto.

JEL Classification: F02, F14, F15, F18.
Keywords: international trade, trade regionalization, statistical indicators.

La globalizzazione nei mercati digitali

di Lucia Tajoli
  • Il valore dell’e-commerce ha raggiunto i 26,6 trilioni di dollari a livello globale nel 2019, pari a circa il 30% del PIL mondiale. Misurare l’impatto dell’economia digitale è essenziale per comprendere l’economia nel suo insieme, anche a livello internazionale.
  • Il commercio internazionale è stato profondamente influenzato dalla rivoluzione digitale e il peso dell’e-commerce negli scambi attraverso i confini nazionali è in crescita. Secondo molti studi, l’uso della tecnologia digitale sta cambiando sia come, sia cosa i paesi commerciano e contribuisce a una crescente competitività.
  • Sebbene la trasformazione digitale stia aprendo nuovi mercati e stia sostenendo una nuova ondata di globalizzazione, ha anche reso il commercio internazionale più complesso, richiedendo alle imprese di impiegare capacità organizzative specifiche e nuove. Inoltre, le barriere e le politiche che influenzano il grado di apertura e l’accessibilità di un mercato digitale sono diverse dalle barriere tradizionali e nuove tipologie di flussi come quelli di dati transfrontalieri possono sollevare nuove questioni quando si fa riferimento alla “protezione interna”.
  • Il mercato digitale globale è ancora in via di trasformazione e definizione. Pur offrendo notevoli opportunità di crescita, per funzionare correttamente, come qualsiasi altro mercato, necessita di regole di funzionamento condivise tra paesi che sono ancora in corso di negoziazione.

JEL Classification: F10, F13, F14.
Keywords: cross-border e-commerce, flussi di dati, piattaforme, regolamentazione.

Le politiche nelle catene globali del valore

di Carlo Pietrobelli, Roberta Rabellotti, Ari Van Assche
  • In questo articolo proponiamo un’analisi della natura delle politiche nelle catene globali del valore (GVC) e una classificazione in base a quattro diversi obiettivi: partecipazione, creazione di valore aggiunto, inclusività e resilienza. L’attenzione alla specializzazione a livello di fasi della catena, ai legami e alle relazioni, e infine alle imprese, sono i fattori distintivi che aiutano a spiegare come le politiche orientate alle GVC differiscano concettualmente dalle politiche tradizionali.

JEL Classification: F23, L22, O10, O32, O38.
Keywords: catene globali del valore, politica economica, partecipazione, valore aggiunto, inclusività, resilienza.

La politica industriale della Cina: tendenze in corso e prospettive future

di Gianluca Sampaolo, Francesca Spigarelli, Mattia Tassinari
  • In un’epoca caratterizzata da radicali cambiamenti negli assetti economici e politici globali e da un deciso ritorno sulla scena internazionale della politica industriale come strumento strategico di promozione dell’interesse degli stati nazionali, riflettere sul ruolo che i governi possono giocare nelle dinamiche economiche e industriali è una priorità.
  • Questo contributo si interroga sul ruolo della politica industriale nel contesto contemporaneo guardando al “caso cinese”. Esso propone una rilettura storica e dello scenario attuale dell’intervento pubblico nelle dinamiche produttive in Cina, al fine di evidenziarne le peculiarità, gli strumenti e gli obiettivi. Si tratta di analizzare le azioni poste in essere da uno dei più importanti player dell’economia globale, in grado di modificare gli equilibri economici, industriali e geopolitici internazionali.
  • Comprendere le dinamiche di sviluppo industriale del nostro presente e le diverse traiettorie di crescita intraprese dalle economie internazionali, forse oggi più che mai, richiede di osservare la realtà cinese, le sfide che si trova ad affrontare, il posizionamento strategico atteso nello scenario economico generale, le azioni implementate per perseguire i propri obiettivi nazionali.

JEL Classification: L16, L52, L78, F50.
Keywords: Cina, politica industriale, sviluppo economico, cambia­mento strutturale, innovazione, supply-chain.

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