Stirpe a Repubblica: Sui rinnovi contrattuali si rispetti il Patto della Fabbrica

25 agosto 2020 | Vice Presidente

“Nessuna pretattica. Delle due, l’una: o c’è un problema di comprensione delle regole, oppure qualcuno ha firmato accordi con quelle regole e ora si è pentito. E quando parlo di regole mi riferisco al Patto della Fabbrica, cioè l’accordo interconfederale sulla contrattazione siglato nel 2018”. Cosi il vicepresidente Maurizio Stirpe ha risposto in un’intervista a Repubblica alle accuse lanciate da Landini dalle stesse pagine.

Sul contratto della sanità citato dal segretario della Cgil Stirpe ha chiarito: “Vorrei ricordare che il contratto della sanità privata segue di regola quello della sanità pubblica, che è stato rinnovato solo nel dicembre scorso. A giugno abbiamo raggiunto una pre-intesa, ma stenta a decollare perché vogliamo essere certi che ognuno faccia la propria parte. E’ previsto che le Regioni si facciano carico del 50% dell’onere degli aumenti contrattuali, ma mentre quelle del Nord hanno i conti a posto, nel centrosud ci sono tante situazioni di emergenza finanziaria e questo non ci tranquillizza”.

E tornando sul rinnovo dei contratti e sull’appuntamento con i sindacati del 7 settembre ha aggiunto: “Noi continuiamo a voler distinguere tra il trattamento economico minimo, il cosiddetto Tem, legato all’andamento dell’inflazione, e il trattamento economico complessivo, il Tec, all’interno del quale c’è anche una contrattazione ispirata alla crescita della produttività e riferita ai settori o alle singole aziende. Peraltro, la nostra posizione sul Tem vuole essere anche un segnale al governo teso a dimostrargli che non serve l’introduzione di un salario minimo legale. Per noi nulla cambia nel contratto collettivo nazionale, non vogliamo fare alcun passo indietro. Semplicemente chiediamo che venga rispettato lo spirito del Patto della Fabbrica. E a questo proposito aggiungo che, se qualcuno non avesse ancora capito bene le regole concordate, siamo disponibili a discuterne e a chiarirci ancora”. E sugli aumenti ha sottolineato: “Le imprese metteranno soldi a ragion veduta. Nel Tem in relazione all’andamento dell’inflazione, nel Tec in funzione della crescita della produttività dei singoli settori. Per fare un esempio, imprese chimiche e aziende delle pulizie non possono dare gli stessi soldi. Si prepara la torta e poi si decide come dividerla tra tutti...”.

Per quanto riguarda l’azione di Governo il vicepresidente ha affermato: “Al governo non rimproveriamo la gestione del Covid, ma che continui a ragionare in termini di emergenza. Ci aspettiamo maggiore coraggio, le riforme strutturali per il Recovery Plan, una vera politica industriale basta sul mercato e non su suggestioni stataliste. Soprattutto vorremmo maggiore fiducia nelle imprese”.

Infine Stirpe ha concluso constatando che: “Fare il mestiere dell’imprenditore è diventato sempre più difficile. La forza propulsiva degli industriali italiani ha cominciato a perdere vigore dagli anni Settanta. In questo Paese non c’è un clima quantomeno neutrale nei confronti delle imprese. Basterebbe quello, ma non c’è. Condizioni di credito selettive, sistema giudiziario penale e civile che non funzionano, burocrazia opprimente...”.


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