Audizione su Decreto-legge Energia 2

12 aprile 2022 | Direttore Generale


 

Oggi il Direttore Generale di Confindustria, Francesca Mariotti, è intervenuta in Audizione presso le Commissioni Finanze e Industria del Senato della Repubblica nell'ambito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 21 marzo 2022, n.21 c.d. Decreto-legge Energia 2.

 

 

Il c.d. Decreto Energia 2 si inserisce in un contesto drammatico. I “costi del conflitto” in Ucraina per il sistema produttivo italiano sono impressionanti, come emerge da un sondaggio condotto da Confindustria, cui hanno risposto quasi 2.000 imprese associate. Oltre il 16% delle imprese dichiara di aver già ridotto la produzione e, tra queste, 3 su 10 registrano un calo superiore al 20%. Invece, tra quelle che non l’hanno ancora ridotta, oltre 1/3 indica di poter continuare soltanto per 3 mesi senza sostanziali interruzioni. Quanto ai costi delle commodity, le dinamiche inedite dei prezzi, in particolare per il gas naturale, che esibisce tassi di variazione a 4 cifre (+1.217% in media nel periodo del conflitto sul pre-Covid) e quello del Brent, che è a 3 cifre (+104%), misurano l’ordine di grandezza dello shock che sta colpendo l’attività economica. In questo contesto, il decreto-legge contiene misure, non ancora strutturali, volte a contenere i prezzi dell’energia e a fronteggiare questa situazione di eccezionale instabilità.

 

L’esigenza di un intervento di ampio respiro.

 

Il Decreto estende precedenti misure e ne introduce di nuove. Nel complesso, pur ampliando la platea di soggetti, le nuove norme confermano purtroppo l’approccio congiunturale dei precedenti interventi del Governo. Un approccio che abbiamo già valutato insufficiente, alla luce della genesi, della dimensione e della prevedibile evoluzione di questo shock sui prezzi. Le misure di sostegno dovranno assumere un carattere più mirato, ma soprattutto duraturo e robusto dal punto di vista delle risorse impiegate. Ciò anche tenendo conto dell’intensità degli interventi messi in campo dai nostri competitor (soprattutto, Francia e Germania). È fondamentale, quindi, allungare i termini degli interventi, garantendo un orizzonte almeno annuale, per rendere possibile la programmazione e, in molti casi, la stessa continuità delle attività produttive. In tal senso, anche alla luce della discussione sul DEF, è necessaria una manovra economica di ampio respiro che stanzi risorse adeguate ad attenuare, quantomeno, gli effetti di questa congiuntura, che non si concluderà col secondo trimestre.

 

Le nostre proposte in materia di energia.

Ribadiamo la necessità di dar seguito a proposte che Confindustria ha formulato da tempo:

 

  • messa a disposizione dei settori industriali c.d. elettro-intensive di 25 Twh (a oggi nelle disponibilità del GSE) a un prezzo prestabilito, pari a 50 €/Mwh. A fronte di questo beneficio, della durata di 2-3 anni, l’industria italiana si impegna a sviluppare investimenti per una capacità produttiva equivalente a 12 GW di produzione fotovoltaica e a 5 GW di produzione eolica. Questa richiesta ha avuto una parziale risposta nell’ambito della conversione del DL Energia 1, con emendamenti che prevedono il rilascio di quantitativi di energia a prezzi calmierati per i settori industriali, senza tuttavia fornire precise indicazioni in merito alla determinazione dei prezzi di trasferimento ai settori energivori e, soprattutto, con una tempistica attuativa non certo emergenziale.

 

  • accompagnare la misura del Decreto Energia 1 che, opportunamente, prevede l’incremento della produzione di gas nazionale, con la cessione dello stesso ai settori industriali, per 10 anni, e una misura ponte (es., l’allungamento dei crediti di imposta previsti per attenuare i costi dell’energia) fino alla disponibilità fisica dei nuovi volumi che saranno estratti.

 

  • l’incremento delle agevolazioni per i settori “energivori” con riferimento alle componenti parafiscali della bolletta elettrica, prevedendo, per gli anni 2022 e 2023, un livello di contribuzione agli oneri generali di sistema, nella misura dello 0,5% per le imprese rientranti nelle classi di intensità elettrica calcolata rispetto al valore aggiunto lordo (VAL) e nella misura del 15% per le imprese rientranti nelle classi con intensità elettrica calcolata sul fatturato, come prevede la disciplina europea in materia di aiuti di stato per l’energia e l’ambiente.

 

  • per raggiungere i target delle fonti rinnovabili previsti dal PNRR e ridurre la bolletta energetica, vanno accelerati i processi autorizzativi. Rimane fondamentale la riforma del mercato elettrico. È necessario accelerare lo sviluppo di nuova capacità di produzione elettrica da fonte rinnovabile e individuare senza indugio le aree idonee ove collocare gli impianti.

 

Queste misure nazionali, pur indispensabili, vanno integrate con iniziative e decisioni a livello europeo. In particolare:

 

  • interventi per arginare manovre speculative sui mercati energetici e delle quote di emissione di CO2 (meccanismo ETS).

 

  • un’azione europea per una regolamentazione coordinata dei prezzi. L'obiettivo è un prezzo comune regolato del gas, che tuteli industria e occupati da manovre speculative e da condizioni economiche abnormi rispetto agli approvvigionamenti.

 

  • Una sospensione del meccanismo ETS, affinché siano adottate tutte le misure, compatibili con il mercato, per limitare gli effetti speculativi recenti, rivedendo il funzionamento della Market Stability Reserve, per potenziarne la funzione equilibratrice.

 

 

Il contributo straordinario contro il caro bollette da rivedere.

 

Quanto alle misure contenute nel Decreto, una riflessione merita l’introduzione del prelievo straordinario sui sovraprofitti conseguenti all’aumento dei prezzi dell’energia. I parametri scelti suscitano interrogativi in merito all’efficacia rispetto all’obiettivo e dubbi sulla proporzionalità e ragionevolezza dello strumento, in quanto, il più delle volte, non sembrano in grado di misurare realmente gli extra-profitti. Il meccanismo di calcolo del prelievo straordinario andrebbe rivisto, in modo da renderlo coerente con la ratio della norma. Vi sono diverse linee di intervento percorribili, a partire dalla modifica dell’indeducibilità del prelievo, non compatibile coi principi costituzionali in materia di tassazione e capacità contributiva. Riteniamo, inoltre, che vadano valorizzati i poteri di vigilanza dell'ARERA.

 

La necessità di rivedere i prezzi e i termini nei contratti pubblici.

 

Oltre al rincaro dei costi energetici, la guerra sta amplificando le difficoltà nel reperimento di materie prime e materiali. Ciò rende più difficoltosa la realizzazione degli investimenti programmati nell’esecuzione dei contratti pubblici e nell’ambito dello stesso PNRR. Con riferimento ai contratti pubblici, ribadiamo la necessità di individuare un meccanismo di compensazione dell’aumento dei prezzi dei contratti in corso anche per le imprese del comparto dei servizi e delle forniture, nonché una clausola che consenta di rivedere i termini di esecuzione.

 

Aiuti all’autotrasporto e minori emissioni.

 

Il Decreto interviene anche per mitigare gli effetti sull’autotrasporto derivanti dagli aumenti dei carburanti e dei prodotti energetici, anzitutto con la misura generale di riduzione temporanea delle accise, applicata non solo per un singolo mese, ma anche indiscriminatamente rispetto alla classe ecologica dei mezzi di trasporto, annullando così i rimborsi delle accise destinati proprio in funzione delle minori emissioni. Non è certo un segnale positivo per le imprese di autotrasporto che hanno investito su mezzi meno inquinanti.

 

Golden Power: disciplina da monitorare.

 

Infine, il Decreto interviene anche sulla disciplina del Golden Power, rafforzandone i profili procedurali ed ampliandone la portata applicativa. Ne deriva un complessivo irrigidimento della disciplina del Golden Power, con impatti destinati a permanere, peraltro, anche dopo il superamento della fase emergenziale. In proposito, comprendiamo l’esigenza di rafforzare la tutela degli interessi nazionali, soprattutto in considerazione del mutato contesto geopolitico. Tuttavia, occorre considerare che, nonostante le apprezzabili innovazioni riguardanti i profili procedurali, la nuova attenzione dedicata alle operazioni societarie domestiche rischia di incidere in modo non sempre proporzionato e ragionevole sull’autonomia privata e la libertà d’impresa. Pertanto, riteniamo necessario, quantomeno, un costante - e trasparente – monitoraggio.

 

In conclusione, confidiamo che il dibattito parlamentare consenta di raggiungere l’unità d’intenti su una più solida strategia di sostegno al sistema produttivo in questa difficile e, per molti aspetti, inedita congiuntura.


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