Ilva: non si cambiano le regole in corsa altrimenti gli investitori se ne vanno - Licia Mattioli oggi al Messaggero

05 novembre 2019 | Politiche Industriali

Serve certezza del diritto civile, fiscale e penale mentre ora si interviene perfino in modo retroattivo. L'Ilva è solo la punta di un iceberg dell'indeterminatezza legislativa che vale per tutte le imprese e che genera la fuga degli investitori italiani ed esteri.

Così la nostra Vice presidente per l’Internazionalizzazione Licia Mattioli oggi sulle pagine de Il Messaggero ha commentato l’annunciato ritiro di ArcelorMittal da Taranto.

Quello che le imprese subiscono - ha proseguito Mattioli -  e non mi riferisco solo al caso dell'ex-Ilva, è molto spesso la mancanza di certezze. Regole che, come è invece avvenuto con ArcelorMittal, non si possono cambiare in corsa.

Molti quartier generali di grandi industrie si spostano all'estero non perché ci siano timori per la pressione fiscale, ma perché sono alla ricerca di un ambiente dove le norme giuridiche sono chiare e trasparenti, rispettate da tutti. Un tema che riguarda, voglio sottolinearlo, non solo questo governo.

Vediamo i numeri: per ogni posto di lavoro creato da una multinazionale in Italia ne nascono quattro nell'indotto. Le multinazionali rappresentano lo 0,3% sul totale delle imprese ma impiegano 1'8% degli addetti complessivi, producono il 18,3% del fatturato, il 14% di investimenti, spendono il 25,5% in ricerca e sviluppo.

Non dobbiamo creare un clima ostile, farle fuggire all'estero, modificare il quadro regolatorio in continuazione. Come dicevo, servono certezze. Perché chi investe vuole avare un orizzonte di lungo periodo su cui poter contare.

L'Italia deve saper attrarre gli investimenti, chi vuole creare occupazione e innovazione. Da una recente ricerca emerge che il 70% dei nuovi investimenti arrivano dalle multinazionali già presenti nel nostro Paese, società consolidate da decenni. E che vanno assolutamente trattenute e non certo scoraggiate.

Vanno salvaguardati tutti i poli produttivi. Per questo non bisogna parlare solo di multinazionali ma di tutte le imprese che devono essere incoraggiate a investire da noi.

Per quanto riguarda Ilva, Confindustria auspica che si possano creare le condizioni per riaprire il confronto con l'azienda, un dialogo che abbia come obiettivo il mantenimento della produzione siderurgica a Taranto. Credo sia necessario avere buon senso.


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